Una foto pubblicata sui social e i fantasmi del passato tornano attuali. A Corleone la campagna elettorale si anima nell’ultimo giorno utile con il leader del M5s, Luigi Di Maio, che ha disertato il comizione finale del suo candidato, chiedendone poi l’espulsione dal Movimento . La foto incriminata risale a quattro giorni fa e ritrae un nipote acquisito di Bernardo Provenzano insieme a Maurizio Pascucci, candidato dei 5 stelle. Lui, toscano con un passato nel Pci e nell’Arci, trapiantato dal 2014 in Sicilia, sostiene di non volere “i voti dei mafiosi, ma dobbiamo stare vicini a chi prende le distanze da ambienti e parentele di mafia”.

La vicenda ha rilanciato l’allarme di Claudio Fava, presidente dell’Antimafia regionale che si era detto preoccupato perché “da quello che abbiamo appreso a Corleone la parola mafia è stata bandita dalla campagna elettorale” dei tre candidati. “Fava dice falsità”, sbotta Nicolò Nicolosi, candidato del centrodestra, già sindaco di Corleone dal 2002 al 2007 e parlamentare alla Camera. Ma anche Salvatore Saporito, espressione del Pd si dice “sbigottito perché non bisogna per forza sventolare la parola mafia per essere lontani dalla parte malata della città”.

Le viuzze del paese che ha dato natali e sepoltura a Totò Riina e Bernardo Provenzano sono tappezzate di manifesti elettorali e già alla mezzanotte di domani i corleonesi conosceranno il futuro sindaco. Sono le ultime ore di mandato per le commissarie che per due anni hanno amministrato il Comune: Giovanna Termini, Rosanna Mallemi, Maria Cacciola. L’ultima delibera sulla stabilizzazione di 98 precari è fresca di firma ma sullo schermo dei laptop c’è la relazione di fine mandato ancora in fase di revisione. A due anni dallo scioglimento per mafia le commissarie del comune di Corleone stanno definendo provvedimenti e scatoloni prima di lasciare l’incarico e tornare alle prefetture di riferimento.

Il comune fu sciolto per mafia nell’agosto 2016 al termine di un’ispezione prefettizia durata sei mesi. Gli ispettori segnalarono l’affidamento del servizio per la riscossione dei tributi al cognato del capomafia di Belmonte e la gestione di un’abitazione confiscata a Rosario Lo Bue, affidata al comune ma lasciata nelle disponibilità dei familiari del boss. Nel dossier rientrò anche l’inchino durante una processione religiosa in via Scorsone, davanti all’abitazione dell’allora moglie di Riina: un ossequio che nell’ottobre scorso ha portato il tribunale di Termini Imerese a condannare il confrate che suonò materialmente la campanella per la sosta. Dalla scorsa settimana però la via dove abitano i Riina è intitolata al giudice Cesare Terranova ucciso il 25 settembre 1979 assieme a Lenin Mancuso proprio per le sue indagini sul clan dei corleonesi.

“Sin dal primo giorno abbiamo provato a far passare il messaggio che i cittadini sono tutti uguali. Diversi nelle loro peculiarità ma uguali di fronte al comune o allo Stato”, dicono le commissarie. Mercoledì è stata ratificata la stabilizzazione di 98 precari. I loro contratti erano partiti nel 2005 ma dalle venti ore iniziali sono stati modificati in part time da 25, 27, 30 o 35 ore. Adesso saranno equilibrati tutti a 24 ore. “Questa – dice Fava, presidente dell’Antimafia regionale – è l’unica maniera per togliere l’arma del ricatto”. Molti regolamenti non esistevano ma adesso per ogni procedura c’è un iter da seguire. Dalla rateizzazione dei tributi, all’utilizzo dei beni confiscati e perfino per l’utilizzo dello stendardo cittadino, il cui uso era diventato un abuso, fino all’autorizzazione per le video riprese visto che Corleone viene ancora usata dai media straniere come emblema riconducibile a Cosa nostra: l’ultimo caso è lo spot – poi ritirato – che faceva vedere un uomo incaprettato dentro il portabagagli di un auto. Poi c’è la raccolta differenziata: “Più che un regolamento è un cambio di passo a livello culturale”, dicono le commissarie. Operativa da luglio, l’ultimo report segna il 52% di differenziata. “Ma ci sono tutti i presupposti per raggiungere il 65%”, aggiungono.

“Abbiamo provato a rilanciare il turismo attraverso dei circuiti enogastronomici e religiosi, non dimentichiamo che Corleone è la città delle cento chiese”, spiegano sempre le commissarie. Per identificare i prodotti corleonesi è stato pensato anche un marchio di certificazione De.Co e la vendita al dettaglio avverrà in un luogo che prima del loro arrivo era relegato a parcheggio per le autovetture del comune. “In questi due anni l’unico momento triste – dicono – è stato l’alluvione di alcune settimane fa. E’ stata una vera emergenza e apprendere delle ricerche del giovane medico, e del ritrovamento del suo corpo, ci ha lasciato un segno indelebile ma anche in questo caso la dignità dei corleonesi è stata fondamentale per risalire la china”.

Sono stati chiamati “gli angeli del fango” e sono i giovani volontari dell’alluvione. Adesso molti di quei ragazzi vogliono liberare Corleone dal fango della mafia. “Le commissarie lasciano un tessuto sociale che ha voglia di collaborare, c’è voglia di creare rete”, dice Mario, 29 anni, mentre Morena, studentessa universitaria di 22 anni aggiunge che “Le commissarie hanno fatto da spartiacque tra il passato e il futuro di Corleone”. Per Giuseppe, avvocato di 34 anni, che vive Palermo, ma ogni fine settimana torna a Corleone, “il periodo di commissariamento lascia delle basi solide affinchè l’amministrazione che verrà prenda la direzione giusta”.

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