Luigi Di Maio ha fatto saltare la sua presenza al comizio di Corleone in Sicilia, dopo che il candidato sindaco M5s Maurizio Pascucci ha pubblicato su Facebook una sua foto insieme a Salvatore Provenzano, nipote del boss di Cosa Nostra. “I voti di quelli ci fanno schifo”, ha dichiarato. Una decisione che il capo politico dei 5 stelle ha preso subito dopo essere atterrato a Palermo e mentre da ore continuavano gli attacchi degli avversari politici. Subito dopo il senatore M5s Mario Giarrusso, di cui Pascucci era assistente parlamentare, lo ha licenziato pubblicamente: “Non può essere il mio collaboratore”, ha detto. Pascucci a quel punto si è giustificato: “Chiedo scusa a Di Maio ma quella foto è stata concordata con lo staff e con il deputato di riferimento Giuseppe Chiazzese. Volevamo dare un segnale e non chiedere i voti dei mafiosi, volevamo evidenziare la presa di distanza del nipote di Provenzano dalla mafia”. Di Maio gli ha replicato in serata annunciando che Pascucci è stato deferito ai probiviri: “Ho chiesto di avviare il procedimento disciplinare, indicando che secondo me, vista la gravità, merita il massimo della sanzione cioè l’espulsione dal Movimento 5 stelle. Sulla mafia non è concesso neppure peccare d’ingenuità da parte di chi si candida a ricoprire cariche pubbliche. Ci aspettavamo scuse, non arroganza. Questo non è un comportamento da Movimento 5 stelle e come tale deve essere sanzionato immediatamente. Qualora qualcuno della lista fosse eletto, gli verrà subito ritirato il simbolo”.

Il candidato sindaco M5s Pascucci, originario della Toscana ma da anni residente nel centro Palermitano sciolto per mafia, era in corsa per le elezioni amministrative di domenica. Subito dopo il forfait di Di Maio, ha detto di valutare il ritiro dalle elezioni salvo poi presentarsi in serata in piazza per il comizio. Lo scatto era stato diffuso il 21 novembre scorso. “Questa mattina colazione allo York Bar. Un buon caffè con Salvatore. Delusione per i maldicenti”, era la didascalia alla foto. Oggi, alla vigilia dell’arrivo di Luigi Di Maio per la chiusura della campagna elettorale sono iniziate le polemiche. Anche alla luce di una videointervista di Pascucci rilasciata a Repubblica in cui spiegava il suo gesto: “Voglio riaprire il dialogo con i parenti dei mafiosi“, aveva detto. “E’ molto importante. Spesso un condannato per mafia coinvolge tutta la famiglia e i parenti vengono individuati anche loro come colpevoli. Penso sia giusto e se sarà sindaco lo farò questo passo, anzi l’ho già fatto”. Oggi, dopo la sconfessione pubblica del Movimento, Pascucci ha ribadito: “Con la foto volevamo trasmettere il messaggio che i parenti dei mafiosi che prendono le distanze dai proprio congiunti non possono essere esclusi dalla comunità. Evidentemente il messaggio è stato male interpretato”. Proprio Chiazzese due giorni fa su Facebook aveva scritto: “Disinneschiamo qualche bugia nei nostri confronti e soprattutto nei confronti di chi ogni mattina all’alba si alza per andare a lavorare e per assicurare un futuro alla propria famiglia. Un grande abbraccio a Salvatore Provenzano“. A Di Maio ha replicato la nipote di Bernardo Provenzano: “Noi siamo gente per bene. Non ho proprio niente da dire a Di Maio, ognuno è libero di fare ciò che vuole. E se non vuole i nostri voti, pazienza. Ne faremo a meno. Quella foto mica l’abbiamo voluta fare noi, l’ha voluta fare lui con quelli del suo staff”. Anche gli attivisti hanno difeso Pascucci. La scelta di fotografare Maurizio Pascucci e il marito della nipote del boss defunto Bernardo Provenzano all’interno del bar sarebbe stata presa per rispondere alle accuse mosse durante la campagna elettorale al candidato sindaco del M5s accusato di fare antimafia giustizialista avendo suggerito in passato ai volontari nei campi di Libera di non frequentare il bar del nipote di Provenzano.

Di Maio ha annullato l’evento e dato l’annuncio in diretta Facebook poco dopo essere atterrato all’aeroporto di Palermo. “Volevo avvisare tutti voi che non andrò a Corleone come inizialmente previsto”, ha detto. “Sono sicuro che quella dichiarazione sia stata fatta in buona fede ma quel concetto è pericolosissimo. I voti di quelli non li vogliamo e ci fanno schifo. Non posso correre il rischio che stasera lo Stato vada lì dopo che c’è stato un appello al dialogo con le famiglie dei mafiosi. Quindi mi dispiace”. E ha chiuso: “Andremo avanti con la lotta alla criminalità organizzata. Faremo piazza pulita di corrotti e mafiosi molto presto”. Stessa linea anche per il leader del M5s in Sicilia Giancarlo Cancelleri: “Non condivido assolutamente lo scatto del candidato sindaco e ogni dubbio che può suscitare un’azione di questo genere. Il Movimento 5 stelle ha sempre e molto chiaramente preso le distanze dalla mafia e sta dalla parte di chi della mafia è stato vittima. Ci dispiace molto per i tanti cittadini che ci aspettavano ma di fronte a certi fatti va data una risposta forte e netta”.

Nel pomeriggio si erano mossi in tanti per condannare la decisione di pubblicare e diffondere quella foto.  “Certamente”, ha detto il presidente della Commissione parlamentare antimafia siciliana Claudio Fava, “non è un reato farsi una foto con un parente di uno dei più spietati boss mafiosi che la storia ricordi, ma pubblicare quella foto sui social è una scelta inopportuna, soprattutto per chi si candida come sindaco di un paese che ha subito lo scioglimento per infiltrazioni mafiose. Siamo sicuri che il vicepresidente Di Maio, oggi in visita elettorale a Corleone, lo spiegherà adeguatamente al candidato del M5S”. La commissione aveva svolto, proprio nei giorni scorsi, una missione istituzionale nel Comune del palermitano, stigmatizzando la mancanza del tema del contrasto alla mafia nel corso della campagna elettorale. Intanto dal Pd è arrivata la richiesta che il simbolo M5s sia ritirato al candidato: “Non basta dire: ‘non vado a Corleone’, ‘non vogliamo i voti dei mafiosi’, il M5s deve ritirare immediatamente il simbolo al loro candidato”, ha detto il deputato dem Carmelo Miceli. “Devono inibire l’uso del simbolo, adesso, o in alternativa chiedere ai loro candidati al Consiglio comunale di rinunciare alla candidatura. Altrimenti le parole che hanno speso sono inutili, fuffa, l’ennesima presa in giro. La lotta a cosa nostra è una cosa seria, e seri devono essere i comportamenti degli uomini delle istituzioni e dei partiti che la contrastano”.

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Eugenio Sangregorio, ho tifato per il deputato che balbettava. Ma poi mi sono fatto delle domande

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M5s, Di Maio dopo il caso Corleone: “Comizio salta, noi non dialoghiamo coi parenti dei mafiosi. Quei voti ci fanno schifo”

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