Ricordate Minority Report? Nella pellicola si immaginava un mondo visionario, in cui il progresso aveva portato a un controllo centrale dei crimini, che erano addirittura predetti. In questa – apparentemente tranquilla e protetta – realtà, tutti vivevano felici, fino a quando un bug non interferiva con il sistema e il malcapitato di turno si trovava a combattere contro ciò che non poteva controllare più. Sì, oggi potrebbe accadere lo stesso a tutti noi. Pochi lo sanno o sembrano rendersene davvero conto, ma viviamo ormai in un Paese che affida i nostri documenti fiscali (e in realtà anche prescrizioni e certificati medici, ma questa è un’altra storia) alla grande e vorace pancia di un sistema centrale gestito da un’unica società per azioni (Sogei, braccio operativo dell’Agenzia delle Entrate). Tutto questo alla faccia delle regole del libero mercato, ma soprattutto con rischi incredibili in capo a noi cittadini. Infatti, in un sistema totale di controllo dove tutto è gratuito (ma obbligatorio ex lege) le cose procedono bene e serenamente sino a quando quel sistema si comporterà correttamente. Ma quali sarebbero le ripercussioni su noi cittadini nel momento in cui qualche dato risultasse non corretto? O – peggio – da qualcuno manomesso?

Noi cittadini, ormai spossessati del controllo sui nostri documenti, ci ritroveremmo a combattere in un giudizio surreale e drammatico dinanzi alla nostra controparte, detentrice di tutti i nostri dati fiscalmente rilevanti, che inevitabilmente non avrebbe interesse a rendere evidente il bug in cui è incappato il suo sistema perfetto di controllo incrociato. Siamo davvero sicuri che il “potere centrale” abbia adottato tutte le misure necessarie a proteggere i dati che ci appartengono e – soprattutto – a mantenerne nel tempo autenticità e integrità? I fatti, purtroppo, sono poco rassicuranti.

Recentemente l’Associazione nazionale commercialisti (Anc) ha inoltrato una segnalazione all’Autorità garante della concorrenza e del mercato, sollevando seri dubbi proprio sul servizio di conservazione delle fatture elettroniche dei contribuenti italiani offerto centralmente dall’Agenzia delle Entrate e sui profili di responsabilità a suo carico. Una clausola della Convenzione di servizio per la conservazione delle fatture elettroniche prevede, infatti, che “l’Agenzia non potrà essere ritenuta responsabile nei confronti del Contribuente né nei confronti di altri soggetti, direttamente o indirettamente connessi o collegati con esso, per danni, diretti o indiretti, perdite di dati, violazione di diritti di terzi, ritardi, malfunzionamenti, interruzioni totali o parziali che si dovessero verificare in corso di esecuzione del Servizio di conservazione ove connessi o derivanti da situazioni oggettivamente al di fuori del controllo e delle possibilità di intervento dell’Agenzia”.

Da una lettura veloce di questa clausola non sembra possibile individuare una chiara definizione delle responsabilità in gioco: chi risponderebbe, ad esempio, se un malintenzionato – fuori dal diretto controllo dell’Agenzia – dovesse manomettere il sistema a danno di un ignaro contribuente? Cosa ancora più allarmante è il perimetro di protezione dei dati personali, tutt’altro che definito, tanto da condurre a un’interrogazione a risposta immediata in Commissione Finanze della Camera dei deputati. E se si leggono con pazienza i famosi termini del servizio offerto dall’Agenzia delle Entrate si rischia di perdersi nei meandri nebulosi di documenti diversi – tutti privi di data e non firmati digitalmente – che sembrano definire in modo diverso le stesse cose (esiste infatti almeno un’altra versione dell’accordo reperibile sul sito dell’Agenzia). E la situazione è così grave che in questi giorni è dovuto intervenire autorevolmente il Garante per la protezione dei dati personali per chiedere all’Agenzia delle Entrate di fare ordine con i processi di fatturazione elettronica, perché così procedendo si violano i più elementari principi della normativa in materia.

Alla luce dei fatti, siamo certi che i nostri documenti fiscali conservati in maniera “democratica” dall’Agenzia delle Entrate (o, meglio, per essa da una società informatica partecipata, Sogei) siano garantiti in modo imparziale, affidabile e nel nostro interesse? Sono interrogativi, questi, pesanti come un macigno, a maggior ragione se oggi sembra prefigurarsi la precisa intenzione politica da parte del M5S di sottrarre questo servizio di conservazione al libero mercato (come già accade per la trasmissione obbligatoria delle fatture elettroniche tramite un sistema centralizzato, sempre affidato e sviluppato da Sogei).

Il funzionamento di questa architettura, per concludere e provare a portare tutti a una seria riflessione sull’argomento, presenta non poche affinità con l’esempio di Minority Report e del suo sistema di prevenzione dei crimini “Precrime”: perché la Precrimine funzioni non devono esistere condizioni di fallibilità. Un sistema giudiziario che infonde il dubbio non lo vuole nessuno. Anche se è ragionevole è pur sempre un dubbio, è chiaro. E invece qualche dubbio sulla reale necessità e sull’affidabilità di questo servizio di archivio centrale della nostra esistenza fiscale offerto gratuitamente (e obbligatoriamente) dall’Agenzia delle Entrate mi sembra, ad oggi, più che legittimo.

Articolo Precedente

La Xbox 2019 sarà senza lettore ottico? Le indiscrezioni sulla prossima console di Microsoft

next
Articolo Successivo

Hacker, anche Londra deve difendersi dagli attacchi informatici. E deve farlo in fretta

next