L’amministrazione del presidente Usa Donald Trump ha annunciato il ripristino di tutte le sanzioni Usa sull’Iran che erano state revocate con l’accordo sul nucleare del 2015, da cui si sono ritirati. Otto Paesi beneficeranno tuttavia di deroghe e saranno autorizzati in via temporanea a continuare l’importazione di petrolio di Teheran, ha dichiarato il capo della diplomazia americano, Mike Pompeo. Secondo indiscrezioni nella lista ci saranno Giappone, Corea del Sud, Cina, India e forse la Turchia. L’Associated Press riposta, citando fonti ufficiali americane, che anche l’Italia godrà dell’esenzione. Pompeo aveva però escluso che l’Europa possa continuare a importare greggio iraniano. L’Unione europea si è sempre opposta all’addio degli Usa all’accordo del 2015.

In tutto, 700 individui o entità saranno aggiunti alla lista nera americana, ha poi detto il segretario al Tesoro, Steven Mnuchin. Ha anche detto che Washington vorrebbe escludere le istituzioni finanziarie iraniane dal circuito bancario internazionale Swift. “Non c’è motivo di preoccuparsi. Dovremo aspettare e constatare che gli Stati Uniti non saranno in grado di mettere in pratica alcuna misura contro la grandiosa e coraggiosa Nazione iraniana”. Così ha replicato il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Bahram Qassemi, in una dichiarazione alla tv Irib in vista del ripristino delle sanzioni. Per Teheran gli Stati Uniti mirano a una “guerra psicologica“. “Sembra che gli Stati Uniti non siano più in grado di mettere sotto pressione i Paesi e le aziende – ha detto – Noi sappiamo gestire e siamo in grado di gestire le questioni economiche del nostro Paese”.

LE SANZIONI
A partire dal prossimo 5 novembre verrà quindi ripristinata la seconda tranche di sanzioni contro l’Iran, dopo quella del 6 agosto. Tre mesi fa erano stati colpiti l’acquisto di dollari da parte del governo iraniano, il commercio in oro o metalli preziosi, le transazioni significative riguardanti l’acquisto o la vendita di Rial. Nel mirino stavolta finiranno soprattutto il petrolio e la Banca Centrale.

Le misure restrittive contro la Repubblica islamica erano state rimosse a seguito dell’accordo sul programma nucleare di Teheran firmato nel luglio 2015 dal governo iraniano e dalle potenze del gruppo ‘5+1’ (Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania). L’intesa, tuttavia, era stata aspramente criticata dal presidente Trump che a maggio scorso ha annunciato l’uscita dal patto e il ripristino delle sanzioni contro gli ayatollah.

Il Dipartimento del Tesoro Usa spiega nel dettaglio i settori che saranno colpiti dalla seconda tranche di sanzioni. Nel mirino di Washington finiscono gli operatori portuali, le spedizioni marittime e la cantieristica navale. Nel memorandum viene specificato l’ingresso nella blacklist dell’Irisl (Islamic Republic of Iran Shipping Line), ovvero la Marina mercantile del Paese, della South Shipping Line Iran (Ssli) e delle loro affiliate.

Il secondo punto delle sanzioni contro Teheran è il più delicato e riguarda le transazioni petrolifere con la compagnia di Stato (Nioc), la Naftiran Intertrade Company (Nico), controllata svizzera della Nioc e la National Iranian Tanker Company (Nitc). Il governo Usa intende colpire l’acquisto dall’Iran di petrolio, prodotti petroliferi e prodotti petrolchimici. Saranno imposte sanzioni anche per le eventuali transazioni di istituzioni finanziarie straniere con la Banca Centrale dell’Iran e con le istituzioni finanziarie iraniane indicate nel National Defense Authorization Act (Ndaa).

Il quarto punto del memorandum riguarda le sanzioni sulla fornitura di servizi di messaggistica finanziaria specialistica resi a favore della Banca Centrale iraniana e di altre istituzioni finanziarie iraniane. Tornano sanzionabili, inoltre, la fornitura di servizi di assicurazione ed assunzione del rischio. L’ultimo punto riguarda invece il settore dell’energia.

Sempre a partire dal 5 novembre, il governo statunitense revocherà le autorizzazioni precedentemente accordate ad imprese statunitensi o straniere per attività con il governo dell’Iran. Washington, inoltre, ripristinerà le sanzioni ai soggetti dell’Elenco Sdn (List of Specially Designated Nationals and Blocked Persons) che erano stati rimossi con l’entrata in vigore dell’accordo sul nucleare a gennaio 2016 e che di fatto ora tornano ad essere esclusi dal circuito finanziario internazionale.

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