Per una donna mantenere un equilibrio tra il mondo del lavoro e vita personale, specialmente se vuole essere mamma, è una sfida. In Italia essere donna e mamma è veramente un’avventura quotidiana. Il problema di come coadiuvare la carriera e la crescita come donna-mamma è sempre nel dibattito sociale ed economico. Avere più donne nei CdA e, in generale, in ruoli apicali dove si prendono le decisioni è sicuramente un vantaggio: una donna porta, in un’azienda, una visione differente dalla classica del “maschio alpha”.

Consideriamo i dati che ha riportato recentemente Iag. La loro analisi mappa uno scenario in crescita di donne che, dopo aver maturato un’esperienza corporativa importante, decidono di dare il loro contributo alla crescita delle start-up: “L’Italia è al primo posto in Europa per presenza di donne fra i business angel, una persona che si appassiona a una start-up, la finanzia e l’aiuta, portando, oltre al capitale, la propria esperienza, conoscenze, contatti”. Sullo stesso tema si posizionano anche i percorsi di rientro delle donne manager nel mondo lavorativo. Si badi bene: non dico che una volta presa la pausa per maternità una donna voglia tornare nella stessa azienda. Parlo, in generale, di un ritorno al mondo del lavoro.

Esistono mamme di successo che hanno trovato un equilibrio tra vita familiare e lavorativa? Certo, consideriamo prima di tutto l’America, dove il fenomeno è più manifesto: persino Forbes ha mappato il fenomeno dialogando con una mamma manager. Kendra Ragatz, investment manager, ha co-fondato un fondo di investimento tutto al femminile: Aspect Ventures. Anche in Italia abbiamo casi simili. Ne ho parlato con Riccarda Zezza, fondatrice di Maam, una scale-up (detto in parole semplici una start-up che ha già passato con successo e velocità il primo giro di boa e si avvia ad un percorso di crescita internazionale in termini di mercato, business, organizzazione e fatturato) dedicata alla crescita e al potenziamento delle cosiddette competenze soft, in cui la genitorialità diventa un “master” per sviluppare capacità che si possono trasferire nel mondo del lavoro e viceversa.

“È un percorso sfidante, che molte donne, forse anche a causa di un contesto italiano di riferimento molto tradizionale, non immaginano di poter fare”, mi spiega Riccarda. “La scienza ci dice che il valore aggiunto che una maternità può portare nell’esperienza di una donna è notevole: le necessità di coordinamento mentale e fisico, lo stress a cui si è sottoposte, i cambiamenti che il corpo stesso subisce sono un percorso importante che permette alla neo-madre di avere più risorse e una visione nuova. Una visione e delle risorse che possono dare valore aggiunto all’interno di un’azienda e del mondo lavorativo in generale”.

Il concetto di work-life balance (equilibrio tra vita lavorativa e personale) è un tema che si è fatto sempre più largo nello scenario del mondo del lavoro. La sfida, in un mondo dove il posto fisso è un concetto in decrescita, è nel saper organizzare il tempo. Qualche mese fa avevo discusso del concetto di fractional executive su queste pagine, con il fondatore di YOURgroup Andrea Pietrini: la scelta dei manager (donne e uomini) che, passata una vita in una posizione lavorativa “classica” – per classica intendo assunzione a tempo indeterminato, full time eccetera – sceglievano volontariamente di creare un equilibrio famiglia-lavoro più strutturato. Per quanto in Italia recedere da un posto fisso possa sembrare strano, in realtà molti manager fanno questa scelta.

Se osserviamo lo scenario al femminile la scelta ha ancora più senso. In questo periodo di continui cambiamenti ed evoluzione, la decisione di fondare una start-up che ha come missione la valorizzazione delle donne-mamme è vitale per la società. Un’intera generazione di donne che comprendono come la loro esperienza di madri sia qualcosa di più di un “volevo avere un bimbo”. Ogni nazione dovrebbe prevedere un percorso dove le madri scoprono come fondare un’impresa o valorizzare le proprie diverse dimensioni, restando elementi vivi di un’azienda. Gli esempi di Kendra in Usa o di Riccarda in Italia dimostrano che un percorso nuovo, che si avvantaggi di tutta una serie di soluzioni dal fractional executive allo smart working, non solo è possibile ma è un fattore di crescita per l’intera società civile.

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