Matteo Mantero non parteciperà al voto, Paola Nugnes si esprimerà contro. E molto probabilmente anche Gregorio De Falco ed Elena Fattori faranno lo stesso. Mentre in commissione Affari costituzionali al Senato è iniziata la discussione sul decreto Sicurezza e dopo che i primi emendamenti dei dissidenti M5s sono stati bocciati, i quattro critici dei 5 stelle insistono e annunciano che stando così le cose non sosterranno il provvedimento. Un problema per la maggioranza, ma che comunque per il momento non desta particolari preoccupazioni: a Palazzo Madama il governo conta di un margine di 10 voti (171 i senatori che votano con l’esecutivo). Nonostante ciò il tema rimane. Nessuna reazione per il momento ufficiale è arrivata dai vertici, anche se in mattinata Luigi Di Maio aveva chiesto ai suoi di restare uniti come “una testuggine”, e ora, alcune fonti all’agenzia Adnkronos, hanno dato segnali di chiusura: “Il voto contrario non è ammissibile, sarebbe il tradimento del Movimento: se lo faranno se ne assumeranno la piena responsabilità. Noi andiamo avanti come un treno. Le scelte politiche spettano al capo politico: noi ai ricatti non cediamo”. Chi difende il testo è il capogruppo M5s al Senato Stefano Patuanelli: “Sarebbe veramente un peccato che quei pochissimi di noi che hanno deciso di aprire il dibattito non si rendessero conto dell’importanza del grande lavoro fatto finora e della responsabilità di governo di cui il Movimento 5 stelle si sta facendo carico”. E ha quindi detto che sono state fatte “migliorie”: “Sul tema dell’immigrazione e della sicurezza stiamo introducendo importanti cambiamenti come previsto dal contratto di governo, proponendo anche significativi emendamenti migliorativi del decreto uscito dal consiglio dei ministri. Ad esempio introducendo la possibilità di prorogare i permessi di soggiorno per chi fugge da calamità naturali, l’obbligo di rendicontazione pubblica per soggetti privati e cooperative che gestiscono i centri d’accoglienza, la garanzia del rispetto della dignità umana in tutte le fasi del rimpatrio. E ancora prevedendo ipotesi diverse dall’espulsione immediata per gli stranieri sotto processo e la previsione del superamento dei Centri di accoglienza straordinari”.

Le tensioni sull’argomento vanno avanti da giorni e nonostante i tentativi di mediazione dentro il Movimento, i quattro critici hanno ribadito la loro posizione. Malumori raccolti in queste ore dalle telecamere de ilfattoquotidiano.it. “È un dovere istituzionale”, ha detto Nugnes all’Adnkronos, “e un rispetto del mandato elettorale. Non è un danno a me o ai richiedenti asilo, è un danno a tutti noi. A tutto il Paese. E non si può sorvolare su questo guardando da un’altra parte perché abbiamo altri importanti obiettivi da portare a casa. Le cose sono interconnesse”. Alla domanda se anche gli altri colleghi ‘dissidenti’ opteranno per il voto contrario, Nugnes ha risposto: “Sarà una valutazione personale, non si può prevedere. Sul piatto ci sono 15 anni di impegno politico in un movimento in cui abbiamo riposto molte aspettative e tanti sogni. La chiusura e l’imbarazzo che deriva dalle nostre posizioni legittime ci lascia increduli, basiti. Non dovrebbe essere così”. Gli emendamenti dei dissidenti M5s sono stati bocciati durante la seduta in commissione. “Non ho ritirato alcun emendamento all’articolo 14 del decreto sicurezza (sulla revoca della cittadinanza, ndr), ma sono stati bocciati”, ha precisato il senatore Gregorio De Falco. “Continuo a ritenerli necessari e credo che essendo legislatori dobbiamo prendere una posizione e non aspettare che intervenga la Corte Costituzionale”. In mattinata era stata Elena Fattori a uscire allo scoperto con un blog sul sito dell’Huffington post. La parlamentare pentastellata ha usato la metafora della “rana bollita” per spiegare il suo punto di vista, la stessa usata in passato da Alessandro Di Battista, che l’ha utilizzata durante diversi comizi, per far capire agli elettori come il sistema dei partiti li abbia cotti a fuoco lento, negli anni, con l’obiettivo di assuefarli al loro stile di governo. Fattori ha quindi contestato le incongruenze del Movimento da quando è al potere, a partire dall’alleanza con Matteo Salvini.

Protesta anche Fratelli d’Italia, i cui emendamenti sono stati quasi completamente bocciati perché dichiarati “improponibili”. “Erano emendamenti con una forte valenza politica, alcuni dei quali direttamente legati al programma elettorale di Fratelli d’Italia e della stessa coalizione di centrodestra”, hanno detto il presidente del gruppo al Senato di Fratelli d’Italia, Luca Ciriani, e i senatori di FdI, Patrizio La Pietra e Ignazio La Russa, che stanno seguendo i lavori in Commissione Affari Costituzionali. Tra gli emendamenti presentati da Fratelli d’Italia dichiarati inammissibili in Commissione ci sono: quello “che prevedeva l’introduzione del reato di integralismo islamico; l’esclusione del ricorso al patteggiamento per delitti sessuali contro minori; l’introduzione della castrazione chimica per i pedofili e per gli stupratori recidivi; lo sgombero di tutti i campi abusivi; ed infine ma non ultimo per importanza, l’emendamento che prevedeva la reintroduzione della procedibilità d’ufficio per il reato di appropriazione indebita, cancellando così la norma salva-parenti di Renzi, accusati dalla Procura di aver distolto fondi Unicef destinati ai bambini africani, ma che i magistrati non possono attualmente perseguire perché Unicef non ha sporto denuncia”. Quindi hanno concluso: “E’ evidente che è una scelta politica per evitare imbarazzi su tematiche così sensibili, che avrebbero potuto mettere a rischio la tenuta della maggioranza di governo”.

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