Per Renzi la credibilità è bassa? “Non lo dico io ma i cittadini della Repubblica Italiana”. A dirlo è il candidato alla segreteria del Pd e presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. Come corre subito a precisare l’ufficio stampa del governatore, Zingaretti “non ha mai pronunciato la frase ‘Renzi non è credibile'”, bensì “come si evince dalla registrazione della trasmissione su Sky ha solo risposto in maniera articolata ad una domanda della giornalista”. E però il concetto era quello. Domanda di Massimo Leoni, in studio: “Per quel signore la credibilità è bassa?”. Risposta di Zingaretti: “Lo dicono i cittadini della Repubblica italiana”. Certo, il ragionamento del presidente del Lazio era più generale, come dice il suo staff. “Non possiamo negare – ha detto per esempio Zingaretti – che negli ultimi 5 anni, al netto delle Europee, abbiamo visto il Pd perdere voti, e questo non inizia solo nell’ultima legislatura. Ma riguarda gli ultimi dieci anni: si partì nel 2008 con 12 milioni di voti, nel 2018 siamo a sei milioni. Per questo occorre cambiare, soprattutto chiamare al protagonismo una nuova generazione”. Renzi, poi, “non si vuole candidare”, continua il governatore: “Io credo che questa nuova stagione ha un senso se si cimenta una nuova classe politica che non è segnata da quanto è avvenuto fino adesso. Abbiamo un enorme problema di credibilità”.

Per Zingaretti va rivista la regola sulle figure di segretario e candidato-premier che il segretario Maurizio Martina vorrebbe separare. “Io mi candido per cambiare – ha aggiunto – Questo Paese ha bisogno di una alternativa, e per farlo bisogna cambiare anche un gruppo dirigente che è segnato da questi anni. Credo che il cambiamento abbia bisogno di coerenze, e portare a livello nazionale esperienze amministrative di governo premiate dagli elettori sarebbe il primo elemento di discontinuità”. E il cambiamento vuol dire tante cose. La prima: “Quello che non va bene è una comunità in cui ci si divide e basta. Il partito dei capi e dei gruppi è fallito. Occorre costruire una nuova stagione e questa stagione ha un senso, se si cimenta una nuova generazione“. La seconda: “Se non cambiamo ora il rapporto con i giovani, cosa altro deve accadere? I partiti che prendono più voti dai giovani sono quelli che li stanno pugnalando alle spalle. Nel Def non c’è traccia di investimenti sulla scuola, la formazione, le attività produttive“.

Nel fine settimana è in programma “Piazza Grande“, l’evento promosso da Zingaretti per lanciare la sua candidatura: “Non è un evento solo del Pd – dice – Ci sarà un protagonismo di persone che dicono ‘finalmente’. Discontinuità vera è smettere di pensare che tutto quello che non è Pd è nemico. C’è una bellissima parola che è ‘alleati’. Deve cambiare la proposta politica, poi le formule le troveremo”. Zingaretti ha parlato della sua candidatura anche come di “un bilancio: ho fatto esperienza con la politica estera, l’europarlamentare, l’amministratore sono state esperienze formative che ti rendono più concreto e ti invitano più a puntare le orecchie alle persone e meno agli scontri. Sono stato poco in tv, ma non ero in vacanza: stavo facendo il mio lavoro che è un immenso onore. Sono però molto attivo sui social. Dobbiamo rifiutare gli opposti estremismi, discutere senza litigare sapendo che abbiamo alle spalle una stagione nella quale ognuno è rimasto della propria idea. Dobbiamo poterci ascoltare l’uno l’altro. Io non venivo ai talk show perché mi rifiutavo di parlare male dei miei colleghi di partito, che invece era diventato uno slogan: costruire consenso contro i colleghi. Siamo stati percepiti come inaffidabili anche perché divisi“.

Il rapporto col M5s? Il governatore si dice “inorridito da quello che sta accadendo in queste ore, una politica che sta tornando sul dirigibile e guarda dall’alto una condizione umana che sta tornando a essere drammatica. Questi signori che governano stanno sbagliando la ricetta per l’Italia, dicono di farlo per i poveri ma in realtà stanno impoverendo l’Europa e l’Italia”. E insiste: “Io credo che quando si legge di 5 milioni di poveri bisogna trovare una soluzione. Il governo sta sfruttando questo malessere senza affrontarlo né risolverlo, e ora non ammettendo quello che ha capito tutto il pianeta Terra: hanno sbagliato il Def. Non stanno servendo l’Italia ma i propri partiti di appartenenza per non perdere la faccia e questo è molto brutto. Bisogna non solo denunciarlo come opposizione: la gente ci chiede per strada una alternativa”. Quanto al reddito di cittadinanza, “con questa storia dei centri per l’impiego che a marzo dovrebbero funzionare è una balla clamorosa. Si potrebbe subito rifinanziare il reddito di inclusione dei governi di centrosinistra per ampliare la platea. Ma non è stato fatto, e non per aiutare i poveri, ma per far vedere che si faceva qualcosa mai fatto prima. Questo è gravissimo. I poveri saranno ancora più poveri”. Infine gli investimenti: “Io avrei chiamato le Regioni, dicendo loro: facciamo un piano dei fondi che avete ‘in pancia’ e quello che vi serve per correre, e in tre anni apriamo 80 miliardi di euro di cantieri. Perché non l’abbiamo fatto in 5 anni di governo? E’ uno dei motivi per cui abbiamo perso e perché dobbiamo cambiare. Serve una vera semplificazione dello Stato”.

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