Sedici anni di carcere a Rocco Barbaro. L’esponente del clan Barbaro-Papalia di Platì, 53 anni, ritenuto il reggente della “lombarda” (la struttura di vertice della ‘ndrangheta in Lombardia) è stato condannato per associazione mafiosa e intestazione fittizia di beni dal Tribunale di Milano. Secondo i giudici dell’ottava sezione penale, ‘U sparitu (così chiamato per la sua latitanza durata due anni) gestiva, attraverso un prestanome, il Bar “Vecchia Milano” in corso Europa, a pochi passi dal Duomo. Condannato a 2 anni anche il nipote di Rocco, Antonio Barbaro.
Prima di essere arrestato, nel maggio 2017, in casa di una della figlie a Platì, Rocco Barbaro era stato inserito nella lista dei 30 latitanti più pericolosi. Suo padre Francesco – detto Ciccio ‘u castanu – capo della cosca, sta scontando l’ergastolo per aver ucciso, nel 1990 a Bovalino (in provincia di Reggio Calabria), il brigadiere Antonino Marino. Il 23 gennaio 2016, l’operazione ‘Missing’ dei carabinieri aveva portato all’arresto di sette appartenenti al clan per estorsione e intestazione fittizia di beni. Tra queste il figlio di Rocco Barbaro – che come il nonno si chiama Francesco – poi condannato con rito abbreviato a 8 anni nell’autunno 2016. Il clan Barbaro-Papalia si è insediato a Corsico, nel milanese, e secondo gli investigatori controlla l’intero commercio di cocaina in Calabria ed in Lombardia.