Il reddito di cittadinanza va visto come “un investimento sulle componenti più vulnerabili”, perché “la stabilità finanziaria non può essere raggiunta senza la stabilità sociale” e “nel nostro Paese “ci sono 17,4 milioni di persone in difficoltà”. Quell’investimento dovrebbe aiutare anche a spingere il pil, visto che “l’Italia si trova in una situazione di ritardo nella crescita dell’economia e dell’occupazione, non più accettabile a dieci anni dalla crisi”. Il ministro dell’Economia Giovanni Tria, in audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, ha spiegato così la filosofia che ispira la nota di aggiornamento al Def pubblicata giovedì scorso e la legge di Bilancio da presentare la prossima settimana. Nel pomeriggio il vicedirettore generale di Bankitalia Luigi Signorini e il presidente della Corte dei Conti Angelo Buscema gli hanno però risposto punto su punto osservando che le previsioni di crescita del governo sono ottimistiche, l’andamento dei conti pubblici descritto nella Nota “non è rassicurante” e gli interventi per superare la Fornero e ridurre la povertà vanno disegnati “senza mettere a rischio la sostenibilità finanziaria del sistema”.

“E’ il momento di decisioni coraggiose ma non irresponsabili” – “E’ il momento di prendere decisioni coraggiose al contrario dei governi precedenti. Scommettere sui cittadini non è solo un modo nuovo di agire, ma anche coraggioso, che non vuol dire impavido e irresponsabile“, ha detto Tria. Secondo cui le previsioni di crescita contenute nella Nota al Def, secondo cui l’anno prossimo il pil salirà dell’1,5%, “sono state elaborate con un approccio prudenziale e basate su ipotesi “caute se non pessimistiche“, per cui potrebbero “essere ampiamente oltrepassate” con “l’attuazione delle misure di sostegno agli investimenti” e se i mercati si tranquillizzeranno, perché “i recenti livelli di rendimento dei titoli di Stato non riflettono i dati fondamentali del Paese” e con l’approvazione della manovra spera “si dissolva l’incertezza degli ultimi mesi”.

Questo nonostante “in termini strutturali l’indebitamento nel 2019 sarà all’1,7%, con un peggioramento del saldo di 0,8 punti” che “resterà stabile nel ’20 e ’21”. In questo scenario secondo Tria “il raggiungimento dell’obiettivo di medio termine si avrà gradualmente negli anni a seguire” ma “se saranno raggiunti livelli di pil e disoccupazione prossimi ai livelli pre-crisi che ci aspettiamo nel triennio, la ripresa del processo di aggiustamento strutturale sarà anticipato”.

Nel merito delle preoccupazioni espresse dalla commissione Ue sulla manovra del governo Lega-M5s, il ministro ha replicato ripartendo dal colloquio tra il presidente della Camera Roberto Fico e il commissario Pierre Moscovici avvenuto ieri: “Ora”, ha dichiarato, “si apre una fase di confronto costruttivo con la Commissione che potrà valutare le fondate ragioni della strategia di crescita del governo delineata dalla manovra. In questo confronto costruttivo voglio dichiarare il mio accordo con il presidente della Camera, sulla necessità di abbassare i toni“. In scia alle parole del ministro, in mattinata lo spread tra Btp e Bund ha accelerato volando oltre i 315 punti base rivedendo i massimi da aprile del 2013 ed è poi rimasto sopra quota 300 fino a poco prima della chiusura, quando ha ripiegato a 298 punti.

video di Manolo Lanaro

“Reddito di cittadinanza è investimento e rete per i perdenti” – Poco prima dell’intervento di Tria sono state diffuse le previsioni del Fondo monetario internazionale contenute nel World Economic Outlook, che rivedono al ribasso la crescita del pil nel 2018 e nel 2019, rispettivamente a +1,2 e +1%. Il ministro dell’Economia non ha commentato i dati, che non tengono conto delle misure che saranno inserite in legge di Bilancio, ma ha comunque evidenziato che il pil è ancora quattro punti inferiore rispetto al 2008, che i divari territoriali “si sono ampliati” e “le persone in povertà” e in stato di deprivazione materiale e a scarsa intensità di lavoro “sono 17,4 milioni secondo i dati 2017, con una distanza di 4,5 milioni rispetto agli obiettivi di Europa 2020″. Quindi, ha continuato, è “condizione necessaria intervenire con decisione per evitare sentimenti contrari al libero commercio e l’insorgere di sentimenti contrari all’Europa. Non si sta sui mercati globali senza reti per i perdenti e senza capacità di governare” la transizione.

Di qui la necessità del reddito di cittadinanza, misura voluta dal Movimento 5 stelle e su cui non sono mancate tensioni per trovare le risorse necessarie al finanziamento in fase di scrittura della manovra. “Il reddito di cittadinanza”, ha detto Tria, “è un investimento di cittadinanza sulle sue componenti più vulnerabili perché tornino a essere parti attive della vita lavorativa della società. Uno strumento per sostenere le categorie vulnerabili che hanno sofferto la crisi e soffrono della transizione tecnologica”. “Non si sta sui mercati globali senza reti per i perdenti e senza capacità di governare” la transizione. Inoltre l’intervento “eliminerà sacche di povertà non accettabili nel settimo paese del mondo”.

“Sistema pensionistico attuale frena il turnover” – Per quanto riguarda invece l’intervento sulle pensioni, Tria ha spiegato che con la manovra arriverà una “temporanea ridefinizione delle condizioni per il pensionamento, la creazione di finestre specifiche per consentire” al mercato del lavoro di “stare al passo con i processi tecnologici e di accelerare il rinnovamento” assumendo “nuove persone con nuovi profili”. Invece, secondo il ministro, l’attuale sistema “garantisce la stabilità finanziaria di lungo periodo ma nel breve frena il fisiologico turnover” con “i giovani che restano fuori e gli anziani che non possono uscire”.

Durante l’audizione Tria ha parlato anche della tragedia del crollo del ponte Morandi e delle richieste da indirizzare a Bruxelles per affrontare la ricostruzione: “E’ intenzione del governo chiedere il riconoscimento della flessibilità alla Commissione europea per un piano di investimenti straordinario di messa in sicurezza e manutenzione della rete infrastrutturale italiana che, con il crollo del Ponte Morandi a Genova, ha tragicamente dimostrato deve essere affrontata con urgenza”. Obiettivo del governo “è riportare gli investimenti pubblici al livello precrisi del 3% del Pil”. Le risorse ammontano a “15 miliardi per i prossimi 3 anni che si sommano a quasi 6 miliardi di maggiori stanziamenti già previsti a legislazione vigente. Ci preoccuperemo che queste risorse siano spese efficacemente. Questa attività avrà impatto positivo anche su investimenti privati che beneficeranno di incentivi dedicati”.

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