“Ilva? Ho chiesto all’Avvocatura di Stato un parere e la legge mi dirà cosa fare”. Sono le parole del ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, intervistato da Francesco Magnani a L’Aria che Tira Estate, su La7. E spiega: “Ho presentato agli avvocati dello Stato tutte le criticità e i dati e gli ho chiesto se questa gara si deve revocare oppure no. Giustamente Arcelor Mittal dice che sono pronti alla causa, la richiesta che sto facendo all’Avvocatura è per capire se la causa si vince o si perde. Io non ho esigenze punitive nei confronti di chi sta subentrando nello stabilimento. Ma di fronte all’accertamento delle criticità e delle irregolarità, ho il dovere di far rispettare la legge e di non assegnare quello stabilimento in queste condizioni”. Poi aggiunge: “Se ci saranno elementi di irregolarità, sara la legge a dire cosa devo fare. Non è che Di Maio decide se revocare la gara. Per le decisioni saranno i giorni di ferragosto a essere interessati. A me premono la salute dei cittadini di Taranto e dei lavoratori dell’Ilva. Abbiamo dei seri problemi ambientali in questa città, che dipendono da come si fanno le gare di assegnazione degli stabilimenti”. Di Maio difende strenuamente anche l’operato del governo giallo-verde: “Sicuramente arriviamo dopo due mesi di questo governo coi vitalizi tagliati alla Camera, con l’Air Force Renzi chestiamo per rottamare e finalmente ce ne liberiamo perché è il simbolo di un privilegio e del narcisismo di quel personaggio, con un decreto dignità approvato. E, in più, non sbarca più nessuno da un po’ di tempo sulle coste italiane. Questo decreto è rivolto a quei ragazzi che lavorano nei centri commerciali dal lunedì alla domenica o nelle grandi multinazionali” – continua – “dove ti dicono ‘o me li fai sfruttare i tuoi figli o noi ce ne andiamo all’estero’. Non sono più disposto a sottomettermi a questo ricatto come governo: se vogliono stare sul suolo italiano, devono dare un trattamento dignitoso ai nostri cittadini, altrimenti glielo faccio io il biglietto per andare all’estero“.
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