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Roma, la Corte Europea per i diritti dell’uomo sospende sgombero del campo rom Camping River fino al 27 luglio

La decisione della Corte Ue è giunta in seguito al ricorso sollevato da 3 abitanti della baraccopoli supportati dall'associazione 21 luglio. Richieste al Campidoglio soluzioni alternative per i 300 abitanti del campo. Il Comune: "Da un anno forniamo documentazione sulle nostre offerte". Salvini: "Ci manca solo la Corte europea per i diritti dei Rom"
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La Corte Europea per i diritti dell’uomo sospende fino al 27 luglio lo sgombero di Camping River, uno dei campi rom di Roma,ordinato dalla giuntadi Virginia Raggi e previsto per la giornata di oggi (martedì 24). Il caso del Camping River era stato denunciato dall’associazione 21 Luglio sostenendo che la condizione del campo rappresentasse una “violazione dei diritti umani”. Una sentenza commentata immediatamente dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini: “Ci mancava il buonismo della Corte europea per i diritti dei Rom”, scrive su Twitter.

La stessa associazione ha più volte sollecitato il Campidoglio affinché fosse trovata una soluzione abitativa alternativa. E ora proprio il Comune fa sapere di avere in piano nuovi progetti alloggiativi e lavorativi per tutti gli ex abitanti del campo, attualmente circa 300, e che da “oltre un anno” sta fornendo tutta la documentazione in cui si certificano le numerose e reiterate proposte di inclusione abitativa offerte, ripetutamente, agli abitanti del Camping River.

La 21 luglio ha supportato il ricorso di tre abitanti del campo, sulla base del quale si è pronunciata la Corte europea per i diritti dell’uomo sostenendo che i tre hanno vissuto “segregati su base etnica” e i loro “diritti umani sono stati ripetutamente violati”. L’associazione aveva inoltre denunciato nelle scorse settimane  la “visita riservata” degli operatori del Comune di Roma avvenuto il 21 e il 22 giugno.

Lo sgombero, sottolinea ora, “era previsto per oggi, ovvero 48 ore dopo la notifica agli abitanti dell’ordinanza firmata dalla sindaca Raggi”. Ma, come ricorda il presidente Carlo Stasolla, “era già iniziata, dal 21 giugno, la distruzione di 50 moduli abitativi di proprietà del Comune. Una soluzione lesiva dei diritti degli abitanti, che però non si sono allontanati dal campo”.

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