I contatti con il camorrista “romano” Michele Senese e quelli con l’onnipresente Massimo Carminati. Il vecchio rapporto di zio Vittorio con Enrico Nicoletti, storico cassiere de La Banda della Magliana (“er Secco”, per gli amanti di Romanzo Criminale). Soprattutto, i nuovi affari intrapresi con la ‘ndrangheta ed in particolare con Domenico Strangio del clan di San Luca. Ieri come oggi, i Casamonica non sono solo “zingaristrozzini appassionati di Rolex ma – come emerge dalle carte dell’inchiesta Gramigna – inseriti in un contesto mafioso nazionale che li ha visti sempre più protagonisti ed autonomi. E così numerosi da avere la meglio su qualsiasi altro gruppo criminale autoctono come evidenza in un colloquio il super testimone Massimiliano Fazzari: “Un gruppo di romani davanti ai Casamonica non sono nessuno, anche se sparano. Questi sono tanti e sono organizzati bene, diventano potenti sia con i soldi che con i morti. Se gli altri sentono il clan Casamonica, non ci si mettono contro, perché hanno sempre un fratello o un cugino che si muove”.

GLI AFFARI CON LE NDRINE – Proprio i contatti con le famiglie del reggino hanno attirato l’attenzione dei pm. Nelle carte, in particolare, si racconta della trattativa fra i Casamonica e gli Strangio avente ad oggetto l’acquisto di cocaina “al prezzo di 43mila euro al kg, con un grado di purezza intorno all’86-87%”. Secondo gli investigatori, “dalle frasi pronunciate in tale occasione da Domenico Strangio emerge una pregressa conoscenza con i Casamonica e un notevole rispetto nei loro confronti, tale da indurlo a proporre un prezzo più basso di quello normalmente praticato per quel tipo di sostanza”. Il gip Gaspare Sturzo scrive che “appare evidente che tutta questa cocaina deve fare parte di un flusso continuo” a sua volta parte “di un consolidato sistema di fornitura che pochi gruppi criminali possono assicurare. Tra questi certamente le ndrine e alcuni gruppi camorristi”. Lo stesso Fazzari appartiene ad una storica famiglia ndranghetista di Rosarno, alla quale aveva intenzione di rivolgersi per contrastare le minacce e le estorsioni perpetrate dai Casamonica. Il testimone poi ricorda: “Una volta mi nominarono che avevano amicizie con i Nirta di San Luca”.

IL LEGAME CON SENESE – Da sempre i magistrati romani hanno il “sospetto” che i Casamonica fossero collegati in qualche modo a Michele Senese, il camorrista “romano” originiario di Afragola ma da anni fra i “re” del crimine capitolino. A confermarlo una volta per tutte agli inquirenti è stata Debora Cerreone, l’ex moglie di Massimiliano Casamonica e testimone chiave nell’inchiesta. “In carcere – racconta lei – nascono rapporti anche con altre organizzazioni criminali. Ad esempio a Livorno, Massimiliano Casamonica aveva conosciuto Michele Senese. Nel corso di un colloquio Massimiliano mi ha presentato Michele Senese. So che Giuseppe Casamonica aveva rapporti anche con Salvatore Esposito, detto Sasa’, che per un periodo ho visto anche a Porta Furba”. E ancora: “In una circostanza ho sentito Liliana Casamonica dire che Michele Senese aveva avuto rapporti anche con Salvatore Casamonica per questioni relative al traffico stupefacente. In particolare Liliana diceva che Salvatore aveva acquistato una partita di stupefacente da Senese. Liliana Casamonica raccontava con orgoglio questa cosa, perché Michele era notoriamente un personaggio di grosso calibro e i rapporti con soggetti del genere davano lustro ai Casamonica, perché dimostravano che erano ben inseriti nel mondo della malavita organizzata”.

I RAPPORTI CON CARMINATI – Nelle oltre 1.200 pagine dell’ordinanza, si fa riferimento anche ai collegamenti con Massimo Carminati, in gioventù ritenuto collegato alla Banda della Magliana e fra i principali imputati dell’inchiesta Mondo di Mezzo. Proprio in riferimento alle indagini culminate con gli arresti fra il 2014 e il 2015, i pm hanno ricordato il rapporto fra l’ex estremista di destra e Luciano Casamonica, coinvolto come “mediatore culturale” nell’affare gestito con Salvatore Buzzi sull’ampliamento del campo rom di Castel Romano. Sempre al 2014 risale un episodio che vede l’avvocato Capriotti, rivolgersi a Carminati per “intercedere in favore di una sua collega, pesantemente minacciata da soggetti appartenenti al clan Casamonica”. Carminati “si dichiarava disponibile, affermando che ne avrebbe potuto parlare con Luciano” il quale, come riferito da Fazzari, “aveva un maggiore peso e blasone rispetto ad altri, nel carisma e nello spessore criminale”.

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