Scontro vivace a L’Aria che Tira Estate (La7) tra la giornalista del Corriere della Sera, Maria Teresa Meli, e Stefano Candiani, sottosegretario leghista al ministero dell’Interno, sulla vicenda della nave Diciotti. Meli adombra l’ipotesi che i due migranti a bordo della nave siano stati fermati dai magistrati di Trapani anche su spinta di Salvini, che aveva invocato “le manette”: “Quella del ministro dell’Interno è una pressione governativa importante. Sicuramente i magistrati di Trapani sono persone bravissime e mi pare di capire che abbiano fermato i due uomini perché sospettati di essere scafisti e non per la storia della rivolta a bordo della nave, cosa di cui ha sempre parlato Salvini. Se sono scafisti, è sacrosanto che vadano in galera dopo un equo e giusto processo. In ogni caso, probabilmente anche io, se mi avessero detto che sarei dovuta tornare in Libia, dove non tutti i campi di detenzione sono sotto la sorveglianza delle organizzazioni internazionali, mi sarei buttata in acqua”. Candiani replica: “Se non fosse una cosa estremamente seria e drammatica, ci sarebbe da ridere, perché sentire che la magistratura prende ordini da Salvini francamente ha del surreale. O si presuppone che il comandante dell’equipaggio della nave abbia detto il falso oppure ci sono stati effettivamente atti di violenza compiuti da qualcuno di questi sedicenti profughi e richiedenti asilo, atti che vanno perseguiti dalla giustizia. È quindi normale che il ministro dell’Interno pretenda che ci siano indagini e che ci sia soprattutto il fermo di questi potenziali violenti”. E Meli insorge: “Pretendere non è affatto normale. Non è affare di Salvini, politica e magistratura sono due poteri separati, grazie a Dio, finché non cambierete anche questo”. “Se una persona bussa alla porta di casa sua” – ribatte il parlamentare – “e questi neanche hanno bussato, prima di farlo entrare, lei verifica di chi si tratta e se è una persona corretta o violenta”. “Questo mi sembra giustissimo” – risponde Meli – “ma Salvini non può pretendere l’arresto di nessuno”. “Non stiamo qua a cavillare sulle parole”, controbatte Candiani. “No, io cavillo” – continua Meli – “perché vedo che qui non abbiamo bene chiara l’idea di come sia fatto lo Stato di diritto in Italia”. “Questa è anche l’opinione della gente” – si difende il leghista – “io non ho bisogno di giustificarmi. Noi facciamo le cose, punto. Lei invece si sta arrampicando sugli specchi. La gente poi valuta”.

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