Nelle lotterie, nei gratta e vinci, nei poker online, il risultato è del tutto casuale e le probabilità di vincere sono pressoché nulle. Nonostante questo, gli italiani spendono più di 100 miliardi di euro l’anno nelle slot machine, nei bingo e in altre diavolerie online. È quello che emerge dalla rielaborazione dei dati del Monopolio di Stato del 2017, fatta dall’Associazione per lo studio del gioco d’azzardo.

Il gioco d’azzardo, come altre forme di dipendenza (web addiction, droga, alcol) è un problema sociale che ha sul piano psicologico individuale la funzione apparente di risolvere le problematiche emotive dell’individuo che ne soffre. Mentre gioca (o si droga, o beve, o naviga compulsivamente in Internet), egli ha l’impressione di liberarsi dalle tensioni che lo affliggono nella quotidianità. Per la durata del gioco sembrano sospesi tutti i problemi. La persona ha l’illusione di sfuggire al proprio malessere di fondo, senza rendersi conto che il suo stato d’animo alla fine del comportamento di gioco (o di assunzione di droghe, o di alcol), è lo stesso se non peggiore, di quello che lo precedeva e che il gioco riesce solo a distrarre per un istante effimero dalle questioni di fondo. Allo stesso modo il giocatore non si rende conto che i comportamenti compulsivi a cui si lascia andare, lo porteranno gradualmente proprio verso quei vissuti che cerca da sempre di evitare.

In un oscillare continuo tra illusione e delusione, egli si trova sempre più spesso a scegliere il gioco per evadere dalla quotidianità e perseguire obiettivi sempre più improbabili. Le vincite che in quanto rare e casuali non permettono di fare previsioni, stimolano quello stato di eccitazione che egli cerca continuamente di riprodurre. Sappiamo, infatti, che il rinforzo a un comportamento non è quello puntuale che segue ogni azione corretta ma quello intermittente, casuale, perché l’illusione di una vincita costituisce da sola un rinforzo, anche se la vincita poi non avviene. Chi gioca (o si droga, o beve) tende a ingannare e a ingannarsi, mentendo a se stesso e a chi gli sta intorno, rispetto al proprio comportamento disfunzionale e a ciò che lo sostiene, spesso sentimenti di fallimento reale o vissuto, rispetto ai importanti questioni personali.

Il giocatore, quando diventa patologico, assume l’immagine di una persona ambigua, egoista, insensibile, che ha perso il senso del valore del denaro, unicamente proiettata verso il gioco. Ma ogni giocatore ha una storia da raccontare che contiene in sé la soluzione, una storia da ricostruire, per risalire il percorso che ha trasformato una crisi personale in un sintomo piuttosto che in un momento di crescita. Chi cerca una via d’uscita può rivolgersi ai gruppi terapeutici e/o ai gruppi di auto-aiuto, che offrono accoglienza, sostegno, comprensione e appartenenza se si vuole ridare senso e ordine alla vita quando questa, fuori dal gioco, sembra aver perso ogni significato.

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