“Alla richiesta di lasciare il porto apprendiamo che la nave è sottoposta a fermo. L’autorità portuale non fornisce motivazioni tecnico-legali. La riceviamo come una deliberata restrizione della nostra libertà volta a impedire l’attività di soccorso”. Così Seawatch in un tweet annuncia il sequestro della loro nave dalle autorità maltesi. Il capitano Pia Kemp, in un altro tweet, dichiara: “Mentre ci viene impedito di lasciare il porto, la gente sta annegando. Qualsiasi ulteriore morte in mare è sul conto di coloro che impediscono il salvataggio di prendere posto. Salvare vite umane in mare non è negoziabile”.

Il fermo di oggi è diretta conseguenza della decisione di Malta di chiudere i suoi porti alle navi delle Ong il 28 giugno scorso. Presa di posizione arrivata a nemmeno 24 ore dopo la conclusione dell’odissea della Lifeline nel porto di La Valletta, Matteo Salvini aveva esultato. “Vuol dire che avevamo ragione noi, indietro non si torna! Stop al traffico di esseri umani, stop a chi aiuta gli scafisti. #stopinvasione” aveva twittato il ministro dell’Interno poco dopo l’annuncio mentre a Bruxelles i 27 si dividevano tanto sulle soluzioni strutturali quanto su quelle contingenti tra dichiarazioni e smentite .

Il governo guidato dal laburista Jospeh Muscat in una nota aveva sottolineato prima di tutto i “recenti eventi che hanno portato alla luce informazioni precedentemente sconosciute”, ovvero le irregolarità nella registrazione della Lifeline, poi osserva che quindi Malta “deve accertarsi che le operazioni condotte da entità che utilizzano i suoi servizi portuali (…) siano conformi alle norme nazionali e internazionali” e perciò, “dato che sono in corso indagini”, Malta “non può consentire a queste entità, la cui struttura potrebbe essere simile a quella oggetto di indagini, di utilizzare Malta come loro porto di operazioni e di entrare o lasciare suddetto porto”. A fare le spese direttamente del nuovo corso, la nave della SeaWatch, unico battello delle organizzazioni non governative ancora presente nell’arcipelago, alla quale era stato negato il permesso di uscita dal porto mentre la capitaneria stava esaminando “attentamente tutte le documentazioni”. Ed il blocco aveva colpito anche un battello della spagnola Open Arms, che dopo aver salavato 59 persone tra cui 4 minori, sta navigando verso Barcellona. 

Intanto si è svolta a Malta la prima udienza in tribunale a carico di Claus-Peter Reisch, il capitano della nave Lifeline, che ha attraccato a Malta mercoledì scorso con a bordo 234 migranti. L’uomo è accusato di vari reati, tra cui la registrazione impropria dell’imbarcazione, ma non di traffico di esseri umani. L’udienza è stata aggiornata al prossimo 5 luglio. Reisch – riporta Malta Today – ha ottenuto la libertà su cauzione dietro un pagamento di 10.000 dollari e dovrà lasciare il suo passaporto in tribunale. Il marinaio è inoltre tenuto a dormire sulla nave e all’obbligo di firma una volta a settimana. La Lifeline è stata accusata di agire come nave di salvataggio nonostante sia registrata come imbarcazione da diporto nei Paesi Bassi. Sono inoltre stati espressi dubbi sul fatto che la nave sia effettivamente autorizzata a battere bandiera olandese.

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