Trentotto anni. Tanti ne sono passati dalla strage di Ustica, avvenuta la sera del 27 giugno 1980 quando l’aereo Dc9 dell’Itavia venne abbattuto da un missile provocando la morte di 81 persone. Quasi mezzo secolo di attesa per una verità “conclusiva e univoca”, per riprendere le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella pronunciate in occasione dell’anniversario, che ancora tarda ad arrivare. Ma ora le indagini dei magistrati di Roma sul disastro aereo – avviate dopo anni di depistaggi, sentenze contraddittorie e attualmente a carico di ignoti – sembrano essere vicine a una svolta: manca soltanto il via libera delle autorità americane affinché i pm procedano con l’audizione dell’ex marinaio Brian Sandlin, imbarcato sulla portaerei Saratoga all’epoca dell’incidente e considerato un testimone chiave dell’inchiesta.

Il cittadino americano, infatti, in un’intervista rilasciata su La7 lo scorso dicembre ha dichiarato di aver visto due caccia della squadriglia “Fighting 103” decollare dalla portaerei durante la notte dell’incidente per una missione di combattimento contro due Mig libici. Al loro rientro, però, sostiene l’ex marinaio, gli aerei non avevano più armamenti sotto le ali. I sostituti procuratori Maria Monteleone ed Erminio Amelio hanno quindi inviato una rogatoria negli Usa nei mesi scorsi per poter svolgere l’audizione. L’ipotesi è che i caccia libici usarono il Dc9 dell’Itavia per non essere individuati dai radar ma furono comunque intercettati dai caccia militari (francesi, secondo l’allora presidente del Consiglio Francesco Cossiga, americani stando alle parole di Sandlin). L’aereo di linea partito da Bologna Borgo Panigale e diretto a Palermo Punta Raisi rimase quindi coinvolto nello scontro e precipitò in mare tra le isole di Ponza e Ustica.

Una tesi, questa, confermata in parte dall’ultima sentenza in sede civile della Cassazione, che ha condannato il ministero della Difesa e quello delle Infrastrutture a risarcire Itavia per aver omesso “attività di controllo e sorveglianza della complessa e pericolosa situazione venutasi a creare nei cieli di Ustica”. E a rafforzare le parole dell’ex marinaio Brian Sandlin c’è il racconto di un altro membro dell’equipaggio della Saratoga, anche lui di guardia sul ponte la sera della strage, che ha confermato la stessa versione in un’intervista telefonica rilasciata alla trasmissione Atlantide del giornalista Andrea Purgatori in onda questa sera e anticipata sull’Huffington Post.

In occasione del 38esimo anniversario del disastro aereo il capo dello Stato ha rilasciato un messaggio in cui esprime vicinanza alle famiglie delle vittime e si augura che “si riesca ancora a procedere nel cammino di verità, favorendo anche la collaborazione di istituzioni di Paesi alleati e amici, con i quali condividiamo i valori più profondi di umanità e di civiltà”. Mattarella ha aggiunto che sono “grandi le sofferenze – materiali e morali – che hanno dovuto sopportare” i familiari delle vittime. “La loro tenacia e la loro incessante ricerca della verità hanno sollecitato passi significativi per ricostruire le circostanze e le responsabilità di quella strage che ancora pretende una conclusiva, univoca ricostruzione. La professionalità di tanti uomini dello Stato ha consentito, nel tempo, di avvicinare questo traguardo. Il loro lavoro e il loro senso del dovere hanno reso onore alle istituzioni democratiche“.

Un messaggio è arrivato anche dal presidente di Montecitorio Roberto Fico: “La legittima aspettativa di vedere finalmente restituita la verità su questa pagina drammatica della nostra storia, frustrata da depistaggi, complotti e silenzi anche da parte di alcuni settori deviati dell’apparato statale, non può essere ulteriormente disattesa”. La Camera, aggiunge Fico, ha declassificato “documenti segreti e riservati“. Perciò “è indispensabile che le istituzioni continuino a impegnarsi, anche e soprattutto sul piano dei rapporti internazionali, per fornire le risposte che ancora si attendono”.

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