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Siae, “gli ex 007 del Mossad indagarono su Fedez e Rovazzi”: l’inchiesta de L’Espresso

Secondo L’Espresso si tratterebbe di una operazione “pianificata per ottenere informazioni sensibili su presunte irregolarità nei contratti con gli artisti e nella gestione della start up Soundreef”, tanto che “secondo Black Cube esisterebbe l’ipotesi che Fedez abbia con Soundreef un contratto pluriennale, oltre a uno di sponsorizzazione”

di Davide Turrini

“Il Mossad ha indagato su Fedez e Rovazzi”. Non è Steven Spielberg a dirigere un plot che sembra un film. È stato invece il settimanale L’Espresso a pubblicare sull’ultimo numero in edicola dal 24 giugno un’inchiesta firmata da Emiliano Fittipaldi. Secondo la ricostruzione de L’Espresso la Siae avrebbe assoldato la Ifi Advisory, una società di privata di investigazioni, per 400mila euro chiedendole di scovare ogni tipo di informazione per “scoprire i segreti e i presunti illeciti dei concorrenti di Soundreef, la società a cui sono passati Rovazzi e Fedez, ma anche Gigi D’Alessio e altri big della musica”. L’italiana Ifi, secondo ciò che ha scritto Fittipaldi, “ha poi subappaltato l’attività di intelligence a Black Cube, un’agenzia privata israeliana fondata da ex agenti del Mossad”. Tra luglio e novembre 2017 gli investigatori israeliani hanno così analizzato in ogni dettaglio le società italiane e inglesi di Soundreef, e hanno incontrato, ovviamente spacciandosi per altre persone, amministratori come Davide D’Atri, ex dirigenti e associati famosi come Rovazzi, della nuova spa sui diritti d’autore. Secondo L’Espresso si tratterebbe di una operazione “pianificata per ottenere informazioni sensibili su presunte irregolarità nei contratti con gli artisti e nella gestione della start up”, tanto che “secondo Black Cube esisterebbe l’ipotesi che Fedez abbia con Soundreef un contratto pluriennale, oltre a uno di sponsorizzazione”.

Sull’Espresso vengono poi riportate sia le dichiarazioni del capo della Siae, Gaetano Blandini (“Qui sembra che Soundreef faccia campagna acquisti promettendo un minimo garantito solo a qualcuno, come a Fedez e D’Alessio, e che vincoli per più anni i suoi artisti. Tutte cose vietate dalla direttiva europea”); sia quelle di D’Atri (“La Siae fa dossieraggio, e scopre l’acqua calda. Noi anticipi poi li diamo a tutti non solo ai vip. L’ipotesi di esterovestizione perché la società a Londra ha pochi dipendenti? Non sta in piedi. Noi paghiamo tutte le tasse dovute, siamo tranquilli”).

Infine, a chiudere momentaneamente la vicenda è arrivata la replica ufficiale della Siae: “Non abbiamo mai indagato su società e artisti. L’unico nostro obiettivo è tutelare gli associati”. La società presieduta da Filippo Sugar si è quindi “limitata a richiedere alla società italiana Ifi Advisory un approfondimento sul panorama internazionale del diritto d’autore, sulle relative grandezze e dinamiche economiche, così come sui relativi operatori nelle diverse tipologie costitutive anche al fine di individuare i relativi elementi afferenti i modelli organizzativi, le regole, le performance, i punti di forza e di debolezza delle condotte adottate e gli scenari di possibile evoluzione del settore. Il tutto con il preciso obiettivo di tutelare la propria attività e, soprattutto, gli interessi degli associati”. Siae ha ulteriormente sottolineato che “all’esito delle risultanze comunicate dalla società Ifi Advisory ha rifiutato di acquisire ogni altra informazione che fosse fuori dal perimetro dell’incarico”. La Siae, infatti, “da sempre adotta, e adotterà anche in questo caso nei confronti di Soundreef, ogni azione lecita a tutela dei suoi 80 mila associati”.

Non tarda ad arrivare la risposta di Soundreef. “La condotta di SIAE nei confronti di Soundreef, raccontata nell’articolo pubblicato su L’Espresso supera ogni limite e appare illecita sotto molteplici punti di vista – viene spiegato in un comunicato –  Pertanto Soundreef presenterà nelle prossime ore una denuncia alla Procura della Repubblica al fine di accertare la rilevanza penale dell’attività di intelligence svolta a suo detrimento e nella quale gli esponenti e le aziende vicine a Soundreef sono stati vittime”. Inoltre, il neogestore dei diritti d’autore precisa un paio di punti dirimenti sui quali la SIAE avrebbe appunto fatto avviare indagini ad un’agenzia investigativa privata: i pagamenti degli anticipi agli autori e la durata dei contratti. I primi, infatti, “rappresentano una prassi consolidata nel mercato delle collecting alla quale, peraltro, ricorre anche SIAE. Soundreef non avrebbe, infatti, potuto sottrarsi a quello che potrebbe essere definito un passaggio obbligato perché, in assenza di ciò, avrebbe inevitabilmente perso di interesse agli occhi dei titolari degli artisti. Gli anticipi, dei quali si parla nel pezzo, sono stati accordati prima dell’entrata in vigore della Direttiva Barnier ma, in ogni caso, la procedura per la richiesta degli anticipi in Soundreef è sempre stata a disposizione di tutti gli iscritti e non soltanto a vantaggio degli autori più famosi”.

Sulla durata dei contratti Soundreef sottolinea come “l’iscrizione è a tempo indeterminato, fatta salva la facoltà dei titolari dei diritti di recedere in ogni momento, revocare o limitare il mandato, eventualmente restituendo l’anticipo percepito se relativo a esercizi successivi. Soundreef non tiene in ostaggio nessuno dei suoi artisti”. Infine la stoccata alla SIAE e il richiamo al neogoverno Lega-5Stelle: “È interesse di Soundreef accertare cosa SIAE abbia davvero commissionato ai suoi investigatori privati, in quanto appare inverosimile che 400 mila euro siano stati spesi solo ed esclusivamente per qualche incontro “sotto copertura” e per la creazione di “identità fittizie in modo da avvicinarsi e parlare con soggetti” per “avere informazioni sensibili”. “È necessario che il governo e il parlamento facciano proprie le indicazioni dell’antitrust, liberalizzino finalmente il settore, aprendolo alle società profit, e si lavori a una riforma organica di tutto il settore del diritto d’autore – concludono da Soundreef – chiediamo pertanto un incontro con il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, con il Ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo, Alberto Bonisoli, e con il Sottosegretario con delega all’editoria, Vito Crimi”.

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