“Soggetto normale all’esito dei test”. È questa la conclusione del medico dell’Asl che – cinque giorni prima dell’omicidio-suicidio – ha eseguito i test psichiatrici a Fausto Filippone per il porto d’armi. Lo riferisce il Corriere della Sera, che riprende le parole della sorella Antonella e spiega che il manager 49enne ne aveva fatto richiesta per uso sportivo. Ma il sospetto degli inquirenti è un altro. Pochi giorni dopo il superamento della prova, infatti, la moglie di Filippone, Marina Angrilli, è stata spinta giù dal balcone. E nel giro di sette ore anche il resto della famiglia è stato spazzato via: l’uomo ha portato sua figlia su un viadotto della A14, l’ha lanciata nel vuoto e poi si è buttato di sotto anche lui.

La visita psichiatrica fatta da Filippone è necessaria per fare richiesta del porto d’armi in Questura. Come dichiarato dal direttore del dipartimento salute mentale della Asl Lanciano-Vasto-Chieti, Massimo Di Giannantonio (lo stesso che ha fatto da mediatore con la polizia nelle ore precedenti al suicidio), è vero che l’uomo “ai test è risultato privo di sintomatologia“, ma la pratica “non è stata portata a termine”, né “inoltrata alla prefettura”. Giannantonio (che specifica di non aver eseguito personalmente la visita) ha aggiunto che il manager ai test finali è apparso “perfetto in ogni risposta: senza ansietà, o tono di cambio di umore, senza mostrare alcuna segnale di paranoie o disturbi”. Una tesi già confermata dagli inquirenti il giorno dopo la tragedia: Fausto Filippone “non aveva nessun tipo di problema psichico“. Ma quello che si chiede il fratello di Marina, Francesco Angrilli, è perché l’uomo sia potuto andare via liberamente dalla casa di Chieti Scalo dove la moglie è deceduta dopo un volo dal secondo piano. Un testimone, infatti, Giuliano Salvio, ha raccontato che “quando è arrivata l’ambulanza Filippone era lì vicino, si muoveva nervosamente nel cortile. Dopo qualche secondo è arrivata una seconda ambulanza e dietro una volante della Polizia. Poi sono andati via tutti insieme: le due ambulanze, la volante e il marito della signora“. Non è chiaro, quindi, perché nessuno abbia fermato l’uomo e gli abbia impedito di andare a prendere la figlia, raggiungere il viadotto, lanciarla nel vuoto e poi fare la stessa fine.

“Sono sconvolto”, aveva detto ieri Francesco Angrilli dopo aver letto la notizia sui giornali. “Mi auguro che la dinamica non sia questa. Vorrei sperare che non sia così. Spero che la pattuglia sia arrivata dopo che lui si è allontanato. A me riesce difficile credere che una pattuglia della polizia presente sul posto lasci andare via una persona in quelle condizioni, cioè come Filippone è stato descritto dall’uomo che ha soccorso mia sorella”. Angrilli ha però ribadito di avere piena fiducia nelle forze dell’ordine e di aspettare la diffusione di una versione ufficiale. Intanto, come riportato dal Corriere della Sera, il procuratore di Chieti Francesco Testa ha dichiarato che “ammesso e non concesso che ci sia stato un deficit operativo, è tutto da dimostrare che le cose sarebbero andate diversamente”.

Oggi si sono svolti anche i funerali in forma privata di Fausto Filippone. “Dio ci raggiunge nella profondità del baratro della nostra esistenza per riprenderci e, certamente, potrà farlo anche con il nostro fratello Fausto”, ha detto nell’omelia il parroco Don Giorgio Campilii della chiesa dello Spirito Santo di Pescara. Per ricordare l’uomo, il pensiero degli “Amici di sempre” con dei fiori bianchi.

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