“Non pensavo di diventare così importante. Mi sta chiamando pure la Boldrini”. Simona si schermisce. È sincera quando dice di non credere di aver compiuto un gesto eroico. Ha ancora, evidenti, i lividi sul viso e sul collo la donna di 42 anni che nel giorno di Pasqua ha subito un vero e proprio pestaggio da parte di due appartenenti alle famiglie Casamonica e Di Silvio, i clan di “zingari” imparentati fra loro che da 30 anni imperversano nella periferia est della Capitale, fra spaccio, racket, usura e riciclaggio. La sua colpa è quella di aver reagito all’ennesimo sopruso perpetrato da due giovani “rampolli” e tentato di difendere il barista romeno, anche lui poi picchiato dal duo sinti. Quando arriviamo sotto casa troviamo l’anziana madre ferma davanti alla statua della Madonna posizionata al centro del pianerottolo. “Vi prego, andate via. Adesso basta” ripete, come aveva fatto fino a quel momento con tutti gli altri. È la paura che la spinge ad allontanare i taccuini: “I Casamonica so’ brutta gente. Non voglio che facciano del male”.

Ecco dopo un po’ uscire Simona, piccolina ma con una grinta da far spavento: “Entrate, vi offro un bicchiere d’acqua”, dice a ilfattoquotidiano.it. Ha 42 anni, una patologia debilitante che la rende formalmente “disabile” e una vita non semplice alle spalle, fatta di lutti precoci e diverse difficoltà. “Era il giorno di Pasqua – inizia a raccontare – avevamo pranzato da mia sorella a Monte Compatri (paesino poco distante, ndr), poi siamo tornati e avevo voglia di prendere un caffè. Raggiungo in macchina il Roxy Bar. A un certo punto arrivano questi due ragazzini. Avevano evidentemente bevuto, si sentiva dall’alito anche a distanza. Non so se avevano preso altro, ma sembravano su di giri”. È il momento in cui iniziano i soprusi. “Cominciano a inveire sul barista – racconta – poi uno di loro si gira verso di me e dice: ‘Ma guarda sti rumeni de merda’. A quel punto non mi è importato nulla e gli ho risposto: ‘Se non ti piace questo bar puoi andartene da qualche altra parte’”. Secondo il racconto di Simona, i due iniziano a minacciarla: “ ‘Tu non sai chi sono io’ mi dice uno di loro. Non ci ho visto più. Ho tenuto il punto, non mi importava. Gli ho detto: ‘E tu chi saresti?’. A quel punto hanno iniziato a picchiarmi”. Il tranquillo pomeriggio pasquale si è trasformato quindi in un incubo. Simona racconta i momenti del pestaggio, i calci presi in pieno volto, col tacco perché le facessero più male. E le cinghiate. “Ho pensato di morire – dice con una lucidità invidiabile – Ho pensato a mia madre, alla mia famiglia, a quanto avrebbero sofferto se fossi stata uccisa”.

La Romanina è una borgata antica incastonata in un lembo di Roma poco oltre il Grande Raccordo Anulare, fra la Tuscolana e l’Autostrada Roma-Napoli, conosciuto soprattutto per la speculazione edilizia, i grandi centri commerciali, l’urbanizzazione recente e le ville kitsch dei Casamonica. “Un paesino dove tutti si conoscono di vista – dice Simona – come io conoscevo di vista loro. È gente che sta tutto il giorno al bar, davanti al tabaccaio. Non studia, non lavora. Nullafacenti”. Una generazione peggiore della precedente: “Devo essere sincera, i vecchi non erano così. Sembra brutto dirlo, ma nutrivano un certo rispetto anche se facevano tutto quello che sappiamo. I giovani sono peggio, sono cattivi e aggressivi”. Ma Simona non ha paura, né si sente sola. “Ho parlato con la ragazza che gestisce il bar – dice – si costituiranno parte civile. Spero non ci saranno da spendere troppi soldi per gli avvocati, non navighiamo nell’oro e io sono disoccupata”. A un certo punto della chiacchierata, la donna riceve una telefonata. È Laura Boldrini, l’ex presidente della Camera, che voleva parlare con lei al telefono e farle i complimenti. Va a parlare al telefono in cucina, 30 minuti buoni in cui, fra le altre cose, le dice: “So che non dipende da lei ma vi prego: sbrigatevi a fare questo governo!”. Poi torna: “È l’unica politica che mi ha chiamato. Per il resto solo parenti, amici e giornalisti”. Un paio d’ore prima al Roxy Bar c’era la sindaca, Virginia Raggi: “No, non mi ha cercato. Peccato, mi piacerebbe stringerle la mano, mi piace, l’ho votata. Come abbiamo fatto quasi tutti qui intorno”. Chissà che la prima cittadina non possa rimediare nelle prossime ore.

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