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Frasi sulla Shoah, il leader palestinese Abu Mazen si scusa: “Fu un crimine odioso”. Israele: “Patetico negazionista”

Il presidente aveva definito Israele un "prodotto coloniale" e aveva parlato dell'usura come causa dell'Olocausto. Ora fa marcia indietro: "Ho profondo rispetto per la fede ebraica, condanno antisemitismo in tutte le sue forme". Ma il ministero della Difesa israeliano non ci sta: "Ha scritto un dottorato e pubblicato un libro su tesi negazioniste, scuse non accettate"
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“Se qualcuno è rimasto offeso mi scuso, non era mia intenzione offendere nessuno”. Dopo aver definito Israele “un prodotto coloniale” e aver sostenuto che l’usura è stata tra le cause della Shoah, il presidente palestinese Abu Mazen è tornato sulle frasi incriminate pronunciate durante il Consiglio nazionale palestinese di mercoledì: “Ho profondo rispetto per la fede ebraica e per altre fedi monoteistiche. Ribadisco la nostra ben nota condanna della Shoah come uno dei crimini più odiosi della storia ed esprimiamo solidarietà alle vittime”, ha detto il leader palestinese, che ha anche aggiunto di “condannare l’antisemitismo in tutte le sue forme”.

Le scuse di Abu Mazen sono state respinte dal ministro della difesa isreaeliano Avigdor Lieberman: “Abu Mazen – ha twittato il ministro – è un patetico negazionista della Shoah che ha scritto un dottorato e più tardi ha pubblicato un libro su tesi negazioniste. Questo è quello che dovrebbe essere considerato. Le sue scuse non sono accettate”.

Abu Mazen, parlando della questione ebraica in un discorso di 90 minuti trasmesso in diretta, aveva detto tra le altre cose: “La ‘questione ebraica’, che era diffusa in tutta Europa, non era diretta contro la loro religione, ma le loro mansioni sociali, legate all’usura, all’attività bancaria e simili”. Le scuse arrivano nel giorno della sua conferma a presidente dello stato di Palestina e capo del Comitato esecutivo dell’Olp, che nella stessa giornata ha anche “condannato e respinto la decisione illegale del presidente Trump di riconoscere Gerusalemme quale capitale di Israele e di spostarvi da Tel Aviv la propria ambasciata”.

 

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