La Cina ha presentato una denuncia commerciale al World trade organization (Wto) contro i dazi sull’acciaio e l’alluminio imposti dal presidente Usa Donald Trump. La decisione era già stata anticipata da Pechino lo scorso 4 aprile, dopo che la Casa Bianca aveva introdotto ulteriori tasse su 1300 prodotti – tra cui robot industriali, prodotti chimici, medicinali – di importazione cinese.

Il Wto ha reso noto che il governo di Pechino, come da prassi, ha chiesto un periodo di consultazioni di sessanta giorni con gli Stati Uniti per risolvere la disputa. Se non si troverà un accordo, è possibile che successivamente la Cina faccia richiesta a un gruppo di esperti commerciali di prendere una decisione.

“Continueremo a salvaguardare l’ordine e le regole internazionali e sosterremo il libero scambio, la liberalizzazione e la facilitazione del commercio e degli investimenti”, ha affermato il presidente cinese Xi Jinping, durante il suo incontro con la direttrice del Fondo monetario internazionale Christine Lagarde al Forum Boao per l’Asia. “La comunità internazionale dovrebbe abbandonare la mentalità della guerra fredda e sostenere la collaborazione per costruire una comunità con un futuro condiviso per l’umanità”, ha aggiunto.

Trump insiste nel dire che la porta dei negoziati è aperta, ma per Pechino è solo una “provocazione”. Il presidente Usa nel frattempo ha minacciato di imporre ulteriori dazi su merci cinesi per 100 miliardi di dollari in aggiunta a quelli già annunciati. Il monito è chiaro: “Non consentirò mai che pratiche di commercio ingiuste minino gli interessi americani“, seguito qualche ora dopo via Twitter dall’affondo rivolto anche al Wto, accusato di essere ingiusto nei confronti degli Usa. “In queste circostanze le parti non possono condurre alcun negoziato sul tema”, ha detto Gao Feng, portavoce del ministero del Commercio cinese.

La guerra a colpi di dazi tra Washington e Pechino è cominciata nel febbraio 2018, quando l’amministrazione Usa ha deciso di tassare del 25 e del 10 per cento le importazioni di acciaio e alluminio. Il governo cinese aveva risposto introducendo dazi su 128 beni importati dagli Stati Uniti, tra cui carne di maiale e frutta, per un totale di 3 miliardi di dollari. Poi è stata la volta dei 1300 prodotti cinesi tassati per un valore complessivo di 50 miliardi. Uno scontro commerciale su cui si sta spaccando anche il fronte interno dei Repubblicani: “Bisogna cambiare rotta sulle tariffe”, ha dichiarato Cathy McMorris Rodgers, per sette volte deputata dello stato di Washington.

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