Nuova grana dall’aula bunker dove si celebra il processo Aemilia per Maria Sergio. La moglie del sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi del Pd, era stata già chiamata in causa in passate udienze per le sue parentele con imputati eccellenti del procedimento sulla ‘ndrangheta. Questa volta è l’imprenditore di 65 anni Alfonso Paolini, accusato di appartenere alla cosca emiliana e attualmente a piede libero, a citarla nella sua dichiarazione spontanea resa giovedì 5 aprile in aula. “È cugina di mia moglie” dice, rendendo noto così un nuovo legame (il terzo, seppur al momento solo presunto) tra Maria Sergio e personaggi che debbono rispondere di appartenenza all’associazione mafiosa. Gli altri due sono quelli con Antonio Valerio, secondo collaboratore di giustizia del processo (hanno zii in comune) e con Eugenio Sergio, accusato come gli altri di 416 bis (sono figli di cugini).

Ma i problemi per Maria Sergio non si limitano a queste parentele divenute note solo a processo in corso con le dichiarazioni degli imputati. Alfonso Paolini parla infatti di lei in merito alle elezioni amministrative del 2014: “Anche per Vecchi ho dato il voto signor Presidente. La moglie del sindaco la conoscevo già quando studiava ‘sta ragazza. Non mi ha mai chiesto niente. Poi mi ha chiesto il voto, e ho detto vabbè, ti do il voto. Uno vale l’altro”. Perchè Paolini sostiene di essere “un venduto”. Di avere dato “voti a tutti”. Tanto che il presidente del collegio Francesco Maria Caruso gli chiede: “Ma quanti voti poteva dare lei?” E Paolini risponde: “Mah…60 o 70. Noi in famiglia siamo in tanti e abbiamo anche gli operai.”

Non è il primo imputato di Aemilia a sostenere di avere ricevuto richieste di voti per il sindaco Luca Vecchi attraverso il trait d’union della moglie. “Persone mai conosciute e incontrate totalmente estranee alle nostre frequentazioni alle quali non si è mai chiesto alcun sostegno elettorale – replicano il primo cittadino e la moglie – Non ho mai partecipato ad aperitivi al centro insieme semmai ad iniziative pubbliche con centinaia di partecipanti”. “Non crediamo vi sia molto da osservare nei confronti di reiterate dichiarazioni che concretizzano una azione chiaramente diffamatoria. Per questo i nostri legali sono stati incarichi di agire a tutela della nostra posizione”, dicono Vecchi e Maria Sergio.

Un altro importante collaboratore di giustizia, Salvatore Muto, disse in aula durante la sua deposizione nel novembre scorso: “Facemmo una cena della consorteria alla quale fu chiamato Francesco Lamanna (uno dei sei capi emiliani a processo, condannato a 12 anni nel rito abbreviato di Bologna). E a questa cena era presente Eugenio Sergio (attualmente in carcerazione preventiva, cugino di secondo grado di Maria). Siccome lui era parente della moglie del sindaco, chiese a Francesco Lamanna se riusciva a raccogliere voti a Reggio Emilia per il marito della cugina”. Muto sostenne quel giorno che Eugenio Sergio conosceva bene la moglie del sindaco e viceversa. Chiese a Lamanna l’impegno a portare voti a Vecchi perché Lamanna aveva molti parenti e amici nel reggiano. Concludeva Salvatore Muto: “Lamanna si mise a disposizione e promise il suo impegno, anche se non c’era nessun patto a tavolino firmato con il candidato sindaco”.

Prima di lui il primo a tirare in ballo Maria Sergio era stato in aula l’altro collaboratore Antonio Valerio, secondo il quale quando lei era dirigente nel comune di Reggio Emilia (ha ottenuto il trasferimento a Modena quando il marito è diventato sindaco) ci furono dei favoritismi all’ufficio urbanistica a vantaggio di imprenditori cutresi. Anche Maria Sergio è venuta a testimoniare ad Aemilia, chiamata dagli avvocati dell’imputato Francesco Scida nel luglio 2017. Lei disse allora semplicemente di essersi allontanata da Cutro ancora in fasce e di avere in seguito sempre vissuto in Emilia Romagna, senza avere più alcun contatto con persone del suo paese d’origine. Sono tre gli imputati del processo a questo punto che sostengono il contrario e a 24 ore dalla deposizione di Alfonso Paolini i parlamentari del Movimento 5 Stelle Maria Edera Spadoni, Davide Zanichelli, Maria Laura Mantovani e Giulia Sarti chiedono lumi sulle nuove dichiarazioni di Paolini: “A che titolo e in quali occasioni elettorali la dirigente all’urbanistica Maria Sergio chiedeva voti? Se quanto affermato risulterà suffragato da fatti, siamo di fronte all’ennesimo caso di totale inopportunità dell’azione di Maria Sergio che dovrebbe rassegnare le dimissioni dal suo attuale incarico a Modena”.

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