Per il decreto attuativo del “fondo di ristoro finanziario” da 25 milioni l’anno per quattro anni inserito nell’ultima legge di Bilancio sono scaduti i termini venerdì 30 marzo. Ma il M5s chiede al governo uscente di non procedere. E lasciare al prossimo esecutivo il compito di stabilire come risarcire i risparmiatori vittime di reati bancari, a partire da quanti hanno perso denaro investito in azioni e obbligazioni di Popolare di Vicenza e Veneto Banca (cedute a Intesa al prezzo simbolico di un euro e con dote pubblica di 17 miliardi) e nelle altre crisi bancarie. Secondo i pentastellati servono più soldi ma anche criteri meno stringenti. Per il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, intervistato dal Sole 24 ore, si tratta però di “una questione tecnica” che “fa parte dell’ordinaria amministrazione”, perché “la costituzione del fondo è stata approvata a larghissima maggioranza in Parlamento”. Dunque “a giorni avremo il decreto”. Che ribadirà come presupposto per l’indennizzo sia il riconoscimento del danno attraverso una sentenza del giudice o il ricorso alla camera arbitrale dell’Anac.

Nel frattempo si fa strada pure la suggestione, difficilmente realizzabile, di utilizzare parte degli utili di Bankitalia 3,89 miliardi stando all’ultimo bilancio – come copertura per indennizzare chi ha subito danni. “Doveroso che gli utili vengano utilizzati per indennizzare i risparmiatori traditi dalle banche, dal momento che appare indiscussa e accertata anche dalla Commissione d’inchiesta sulla Banche la mancata vigilanza di Palazzo Koch sugli istituti che hanno mandato sul lastrico migliaia di risparmiatori”, afferma Letizia Giorgianni, presidente dell’Associazione Vittime del Salva Banche. “Visto che parte di questi utili record andrà allo Stato quest’ultimo potrà sottoscrivere titoli infruttiferi da girare ai risparmiatori danneggiati nei crac delle 7 banche coinvolte: Banca Etruria, Banca Marche, Carife, Carichieti, Banche Venete e Mps: obbligazioni agli obbligazionisti, comprendendo tutti i soggetti esclusi dai paletti voluti dal precedente governo e warrant agli azionisti”. La vigilanza di Palazzo Koch sugli istituti finiti gambe all’aria, come è noto, è finita nel mirino della commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario voluta dal Pd, che si è però trasformata in un palcoscenico per la polemica politica senza esiti significativi sul fronte tecnico, se non l’auspicio di maggiore collaborazione e coordinamento con la Consob.

Per i deputati M5S Alessio Villarosa e Federico D’Incà e il senatore Daniele Pesco “il decreto legge 99/2017 che ha posto in liquidazione coatta amministrativa Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca è una truffa in piena regola a danno dei risparmiatori” e “truffaldina è anche la modifica proposta durante l’ultima Legge di Bilancio al fondo risarcitorio. È bene ripeterlo prima che il governo Gentiloni si azzardi ad approvare i decreti attuativi”. Infatti “a fronte di oltre 210mila famiglie colpite e 13 miliardi di patrimonio bruciato, il governo ha stanziato appena 25 milioni di euro, pari allo 0,19% del danno inflitto ai risparmiatori. Non solo i soldi sono pochi ma, viste le modalità di accesso al risarcimento indicate nel decreto sarà molto complicato accedere al beneficio, soprattutto per i risparmiatori che hanno comprato i titoli prima del 2007, quando fu emanata la normativa “Mifid“.

Il M5S sostiene di voler “solo procedere a risarcimenti più equi, ma anche garantire agli ex soci e obbligazionisti delle banche venete gli eventuali guadagni che proverranno dalla gestione dei Non Performing Loans. Chiediamo quindi al governo, oggi in carica per i semplici “affari correnti”, di lasciare al futuro esecutivo l’emanazione dei decreti attuativi necessari per stabilire le modalità di accesso e utilizzo del fondo risarcitorio”.

Giovedì, quando via Nazionale ha comunicato di aver messo a segno un utile di 3,89 miliardi e di aver versato allo Stato 4,9 miliardi tra dividendi e imposte, oltre ai 218 milioni per le banche e gli altri enti azionisti (da Intesa, Unicredit e Generali a Inps e Inail), i senatori pentastellati sono tornati all’attacco: “Bisognerebbe a questo punto riflettere su ristori più robusti a beneficio delle centinaia di migliaia di risparmiatori che sono rimasti vittima delle crisi bancarie degli ultimi anni”. E ancora: “Il governo uscente stanzia, per esempio, appena 25 milioni, una miseria, nel fondo di ristoro degli investitori colpiti dal crac delle banche venete. Ricordiamo che alle banche private azioniste è arrivato un tesoretto di 4 miliardi in tre anni sia in termini patrimoniali che di conto economico”.

Fratelli d’Italia si accoda alla proposta, lanciata da La Verità: il coordinatore nazionale Guido Crosetto ha detto al quotidiano diretto da Maurizio Belpietro che si tratterebbe di un “atto dovuto da parte di chi, come la Banca d’Italia, doveva vigilare e non l’ha fatto”.

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