Atac sottolinea che la mancanza di continuità per ulteriori 2 anni creerebbe i presupposti per un pericolo imminente di interruzione di servizio tpl in tutto il comune di Roma, che potrebbe trovare concretezza già dal prossimo 26 gennaio 2018”. Questa volta non si tratta di “dichiarazioni mal interpretate”, ma di una frase contenuta nero su bianco nel testo della delibera approvata questa mattina in commissione capitolina Mobilità concernente la proroga fino al 2021 nel contratto di servizio in house fra il comune di Roma e Atac spa. Il provvedimento, piuttosto urgente, doveva essere approvato già questo pomeriggio dall’Assemblea Capitolina, ma la discussione è stata annullata – e rinviata a domani dalle 18 alle 23 – a causa di un grossolano errore degli uffici, che non hanno pubblicato la convocazione sul sito dell’albo pretorio almeno 24 ore prima dalla data di inizio dell’Assise.

L’ALLARME SUL SERVIZIO – Lanciare l’allarme, a quanto pare, sembra essere necessario a disinnescare il parere negativo dell’Antitrust, che il 3 ottobre scorso aveva dato parere negativo a un prolungamento del contratto in house che non prevedesse la messa a gara dei chilometri, secondo le normative europee, le quali non prevedono l’obbligatorietà per i grandi centri metropolitani. E, in effetti, tutta la delibera è tesa a replicare punto per punto a quanto affermato dall’Authority, da cui poi è generata anche la contrarietà di segretariato generale, ragioneria generale e avvocatura capitolina. “La continuità per ulteriori 2 anni – si legge nella delibera – consente di completare il piano di risanamento dell’azienda con il rinnovamento del parco bus e il miglioramento delle performance dell’azienda”, mentre “il rischio per la collettività non potrebbe essere superato con l’affidamento del servizio ad un diverso gestore in quanto le necessarie tempistiche, ai fini dell’organizzazione delle attività e del trasferimento degli asset, non risulterebbero coerenti con le esigenze di continuità del servizio”. E non è tutto.

I RISCHI PER IL CAMPIDOGLIO – Delicato il passaggio in cui si dice che “qualora fosse attivata la procedura fallimentare nei confronti di una sua società a totale capitale pubblico, comporterebbe per l’Ente locale perdite patrimoniali in contrasto con l’obbligo di un ottimale impiego delle risorse pubbliche”. Insomma “un atto dovuto sia per le scelte già effettuate sul modello di risanamento che per l’innesto della speciale normativa fallimentare rispetto alle ordinarie previsioni di legge sul tpl”, ribadito anche da un “parere pro-veritate del prof. Carlo Felice Giampaolino”, datato 28 dicembre 2017. Il costo della delibera è individuato in complessivi 1,12 miliardi di euro in 24 mesi. Possibili emendamenti potrebbero arrivare dal Partito democratico: “Vorremmo migliorarla e renderla più forte dai probabili attacchi che subirà a livello di ricorsi. Il parere del segretario generale esprime le perplessità e chiede che si facciano delle modifiche”.

ARRIVANO 600 NUOVI AUTOBUS – Intanto, nel corso della giornata la sindaca, Virginia Raggi, e l’assessore al Bilancio, Gianni Lemmetti, hanno annunciato l’approvazione in Giunta dello stanziamento di 160 milioni di euro per l’acquisto di 600 nuovi bus in 3 anni a parziale rinnovo della flotta Atac (composta da complessivi 2.000 mezzi) e dare maggiore forza al piano industriale da presentare nei prossimi giorni al Tribunale fallimentare, pena la bocciatura della richiesta di concordato preventivo. “Auspichiamo che il Mise sostenga questa azione di sviluppo del servizio pubblico, concedendo i fondi annunciati al Tavolo per Roma ma al momento non ancora stanziati”, ha dichiarato Lemmetti, facendo riferimento alla stessa cifra promessa dal ministro Carlo Calenda per l’acquisto di altrettanti mezzi su gomma. Nel frattempo il presidente della commissione Mobilità, Enrico Stefano, ha assicurato che verrà fissata al più presto la data del referendum richiesto dai Radicali Italiani  “i cui effetti, eventualmente, si vedranno dal 2021 in poi”.

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