di Benedetto 

Ho letto l’articolo di Silvia Bia su ilfattoquotidiano.it dello scorso 28 dicembre sui centri d’ascolto per uomini violenti. Condivisibile nel contenuto, faceva seguito a tutta una serie di articoli e notizie apparsi su questo giornale e su altri, sulle tv, a proposito delle prevaricazioni compiute da uomini a scapito, ovviamente, delle donne.

Così, essendo in vacanza ed avendo tempo, ho scritto un commento nel quale dicevo che oltre a quelli, ci sono anche uomini che, come me, partecipano molto attivamente alla vita di casa, spartendo anche incombenze tipo lavare piatti, spesa, pannolini, bagnetti, dividendo le spese, consentendo anche a lei di uscire con le amiche; insomma persone che credono in una vita condivisa e paritaria nella quale, dicevo, ci stavano anche le baruffe, a volte pure pesanti, ma sempre “ad armi pari”. E che siamo in parecchi, così.

Salvati patria: si è scatenata una bagarre da non credere. Penso che se un qualche sociologo andasse a leggere i commenti, ne potrebbe trarre spunti interessanti!  Certo è che a me questo battibecco ha dato assai da pensare.

Uno mi ha subito scritto: “Se ti senti colpevole di essere uomo sono affari tuoi. Non coinvolgere chi è in pace con se stesso” e che non dovevo permettermi di scrivere che siamo in tanti a fare questo, ma dovevo dire che io faccio questo senza tirare in ballo nessuno. Poi ho letto che ho scritto quel che ho scritto perché sono uno “zerbino”, un “lacchè delle donne”, e che se proprio lo desideravo mi avrebbero camminato sulla schiena con i tacchi a spillo! Il tutto perché ho detto che lavo i piatti?

Sì, lo confermo: lavo i piatti e se c’è bisogno pure stiro, e con questo? So anche fare un ottimo strudel. E per questo devo ritenermi (o essere ritenuto) mezzo-uomo lacchè represso e mettici anche un poco masochista? Per fortuna non ho scritto che ho sempre adorato fare il bagnetto a miei figli e da piccoli me li tenevo a letto. Mi sarei sentito dare del pedofilo incestuoso, quantomeno.

Seriamente: trovo veramente preoccupanti queste reazioni, perché non sono di maître à penser ma sono di persone come me, dell'”uomo qualunque”, di miei “vicini di casa”, che ancora ritengono che un UOMO perda in dignità a passare l’aspirapolvere. Confesso: entro prima di lei nei ristoranti e la faccio uscire per prima; quando passeggiamo la tengo alla mia sinistra e tendo pure a cederle il posto a sedere. Poi, tenetevi forte perché la depravazione non ha limiti, le regalo pure di fiori. Ma mai l’8 marzo: glieli porto quando mi viene di portarglieli.

No, non mi faccio né ammanettare e neppure frustare, mi dispiace! Non sono un “ista” di nessun genere: non animalista, non maschilista, non femminista. Ritengo la donna molto diversa da me, grazie a Dio (e non è per modo di dire), e ritengo che siamo complementari sia mentalmente che fisicamente senza superiorità assoluta di nessuno dei due. E trovo che questa diversità sia eccezionale.

Senz’altro a me riescono meglio alcune cose ed a lei altre, ma lo complementarietà è esattamente questo: svolgere un qualcosa (la vita) assieme dove ciascuno mette la sua “specialità” per raggiungere assieme il miglior risultato possibile. Fino ad ora pensavo che le “quote rosa” fossero una forzatura politica, addirittura un proclamare l’incapacità delle donne di farsi valere.

Ma a questo punto, letti questi commenti oscurantisti e medievali, penso che sia l’unico mezzo per poter ristabilire un minimo di civile parità.

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