Tra accelerazioni improvvise, blocchi e ripartenze, l’incorporazione dell’Anas nelle Fs resta sulle montagne russe. Sabato 23 dicembre i ministri del Tesoro e dei Trasporti, Pier Carlo Padoan e Graziano Delrio, hanno firmato il decreto presentato come decisivo per l’avvio delle operazioni finali. “Il dado è tratto“, ha commentato con enfasi Delrio dopo mesi di incertezze. Con quel decreto i due ministri prendono atto che sono state rispettate le tre condizioni ritenute indispensabili dal governo con un decreto del 24 aprile e poi dal Parlamento con la legge 96 del 2017. Le tre condizioni sono queste: il perfezionamento del Contratto di programma Anas 2016/2020; l’assenza di effetti negativi sui saldi di finanza pubblica, cioè che l’operazione sia a saldo zero per lo Stato; e infine l’acquisizione di una perizia giurata di stima “sull’adeguatezza dei fondi stanziati nel bilancio Anas rispetto al valore del contenzioso giudiziale in essere”.

Al fattoquotidiano.it risulta che in particolare quest’ultima e decisiva condizione al momento non è stata rispettata: mancano all’appello 500 dei 700 milioni di euro ritenuti necessari per legge dal governo e dal Parlamento per la copertura del gigantesco contenzioso di circa 9 miliardi di euro accumulato dall’Anas nel corso degli anni con decine e decine di ditte. La vistosa differenza emerge dall’esito della seduta del 22 dicembre del Cipe, il Comitato interministeriale per la programmazione economica. A pagina 2 del documento finale si parla di Anas e si dice che il Cipe ha individuato le risorse eccedenti il fabbisogno dei lavori assegnati ad Anas dallo stesso Cipe “effettivamente disponibili per il piano di deflazione del contenzioso Anas”. Nelle righe seguenti si elencano quali sono e a quanto ammontano queste risorse: 63 milioni e 200 mila per l’annualità 2014, 63 milioni e 200 mila per il 2015, 38 milioni e 700 mila per il 2016 e 38 milioni e 700 mila per il 2017. In totale circa 204 milioni di euro. Rispetto ai 700 milioni previsti dalla legge per la copertura del contenzioso manca appunto mezzo miliardo di euro circa.

Sentiti dal fattoquotidiano.it i responsabili dell’Anas non negano l’esistenza della differenza vistosa tra risorse disponibili e risorse necessarie, ma rimangono ugualmente ottimisti e fiduciosi che “il mezzo miliardo di euro mancante possa venir fuori prima della conclusione dell’operazione”. Dopo il decreto dei ministri del Tersoro e dei Trasporti l’atto successivo dell’iter per l’incorporazione dell’Anas nelle Fs dovrebbe essere la registrazione del decreto stesso da parte della Corte dei conti. Ma c’è una contraddizione evidente tra il contenuto del decreto ministeriale che dichiara come rispettate le condizioni fissate dal legislatore e la realtà accertata dalla riunione del Cipe. Come potrà la Corte dei conti comporre questo contrasto con un decreto di registrazione fino a ieri considerato come un semplice passaggio burocratico privo di incognite, ma che a questo punto diventa molto complicato?

Al di là di ciò che è previsto dalle leggi, anche dal punto di vista sostanziale è enorme lo scarto tra le risorse disponibili e l’entità del contenzioso. Già i 700 milioni indicati dal legislatore erano pochi e si basavano su previsioni eccessivamente ottimistiche per l’Anas sull’evoluzione delle liti che oppongono la stessa Anas alle aziende fornitrici di lavori, beni e servizi. I 204 milioni disponibili accertati dal Cipe sono inoltre appena il 3 per cento circa del totale. Prima di Natale il senatore di Forza Italia, Lucio Malan, aveva presentato due esposti alla procura della Repubblica e alla corte dei conti proprio su questo aspetto dell’inadeguatezza delle risorse per la copertura del contenzioso. Il 27 dicembre ha presentato un altro esposto alla Corte dei conti sulla mancata svalutazione nel bilancio Anas di 2 miliardi di euro di patrimonio. Nell’esposto Malan scrive che il “bilancio Anas è in perdita sia per il 2015 sia per il 2016, con la conseguenza della impossibilità di conferma degli amministratori”. Dall’Anas ribattono che “non ci sono anomalie nel bilancio”. Al fattoquotidiano.it il senatore forzista dichiara che “le acrobazie in corso sui conti si scaricheranno inevitabilmente sul futuro governo e in fin dei conti sui cittadini chiamati a pagare per il contenzioso Anas cifre molto più consistenti di quelle finora rese disponibili“.

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