“Amo la Svizzera, la considero la mia seconda patria. Il futuro? È qui”. Mariangela Mortato, 34enne di Bologna, da due anni vive a Basilea. Dopo una laurea triennale, una specialistica, un Phd in Nanotecnologie presso il Cnr e un postdoc a Nimega (in Olanda) e poi a Friburgo, (in Svizzera), ha deciso di fermarsi e fare un’esperienza fuori dal mondo accademico. Oggi, infatti, lavora come ingegnere di sviluppo presso un’azienda che produce biochemicals da biomassa rinnovabile. “In Italia la situazione del lavoro è complessa e le opportunità concrete sono poche”, racconta.

Mariangela si è laureata in Ingegneria quando era il 2005. Nel 2008 è arrivata la specialistica (con il massimo dei voti), e l’anno successivo ha vinto una borsa di studio per un dottorato al Cnr di Lecce. “All’epoca il mio obiettivo era rimanere in Italia e acquisire esperienza e competenze in un ambito di ricerca innovativo”, ricorda. Poi, però, è arrivata la chiamata dall’estero: prima l’Olanda, poi la Svizzera. Fin quando Mariangela ha deciso di passare al mondo dell’industria: “Circa due anni fa mi sono trasferita a Basilea, dove lavoro come ingegnere di sviluppo”.

La carriera accademica è estremamente competitiva ma c’è la soddisfazione di dare il proprio contributo al progredire della conoscenza dell’umanità

Le differenze tra università e azienda sono sostanziali. In ambito accademico, ad esempio, la selezione per l’assegnazione dei fondi è molto competitiva e per avere maggior successo è necessario pubblicare tanto, sviluppando una rete di contatti e collaborazioni. Ricercare fondi è compito dei team leader e dei professori. “La carriera accademica è estremamente competitiva ma c’è la soddisfazione di dare il proprio contributo al progredire della conoscenza dell’umanità”, spiega Mariangela. Nel settore industriale, invece, la ricerca diventa soprattutto sviluppo, e ha come obiettivo quello di realizzare nuovi processi, prodotti o tecnologie, migliorando quelli esistenti. I costi, qui, devono essere limitati, o legati solo agli scopi prefissati. “I risultati, così, raramente vengono pubblicati,  ma si ha la soddisfazione di vedere la realizzazione delle proprie idee nel mondo reale e di migliorare la vita degli altri”.

Basilea è una città viva, interculturale, moderna. “Ho l’opportunità di stare in un settore che rappresenta il futuro dell’industria chimica e di mettere a frutto e sviluppare le competenze e le conoscenze acquisite durante i miei studi”, aggiunge l’ingegnere bolognese. Il lavoro, anche se complesso, è avvincente e stimolante. “Faccio parte di un team di colleghi di diverse nazionalità e questo mi dà la possibilità di confrontarmi con diverse culture e differenti approcci professionali e di cogliere gli aspetti migliori da ognuna”. Con i suoi 170mila abitanti, Basilea, in più, è un centro nevralgico per la chimica, la farmaceutica e le biotecnologie.

In Italia raramente ci si confronta in ambienti multiculturali e questo rappresenta un impoverimento per la crescita professionale

E le differenze rispetto all’Italia? “Nel nostro Paese non è facile emergere per le piccole e medie imprese che lavorano in settori innovativi e fanno ricerca e sviluppo per questioni economiche e burocratiche. Pertanto c’è poco lavoro, e se c’è, spesso non è adeguatamente retribuito – risponde Mariangela –. Ancora più difficile è attrarre talenti dall’estero con opportunità competitive con gli altri Paesi. Raramente ci si confronta in ambienti multiculturali e questo rappresenta un impoverimento per la crescita professionale”.

La preparazione universitaria italiana è ottima. “Il problema – secondo Mariangela – è che le aziende cercano figure altamente qualificate, e spesso non hanno tempo o risorse da dedicare alla formazione”. Senza dimenticare l’orientamento al lavoro: “Oggi la situazione è complessa. I ragazzi che escono dalle superiori non possono scegliere il loro percorso universitario solo sui propri interessi, ma anche sulle opportunità concrete che il mondo del lavoro offre”. Un consiglio ai giovani? Mettersi in discussione, ma anche imparare le lingue quanto prima e conseguire gli obiettivi prefissati nel minor tempo possibile. Perché “la laurea è un punto di partenza, non di arrivo”.

Anche se Mariangela è molto legata al suo Paese d’origine, non tornerebbe mai senza delle condizioni lavorative e professionali adeguate. “In Svizzera mi trovo molto bene e la sento ogni giorno sempre di più come la mia seconda patria”. Ma ora, dopo Italia, Olanda e Svizzera cerca di tirare le somme. “L’Italia è la mia origine, il mio dna. L’Olanda il mio passato. La Svizzera il mio presente”. E, forse, il futuro. “Sì, a volte mi manca la cucina di casa – conclude –. Ma mi consolo con il formaggio e il cioccolato”.

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