Igor il Russo, che poi era serbo. Un ex militare capace di seminare morte e terrore in Emilia Romagna prima di sparire nel nulla, nonostante una caccia all’uomo senza precedenti. Dopo otto mesi il fantasma è ricomparso. In Spagna, dove è stato catturato non prima di aver lasciato sulla sua strada altri tre morti. Una storia criminale, quella di Norbert Feher, iniziata ad aprile, in un bar di Budrio. Rapina finita male: Davide Fabbri, 52 anni, il titolare dell’esercizio commerciale, è stato la sua prima vittima. O forse la seconda, visto che a carico di Igor ci sarebbe anche l’omicidio di un metronotte nel Ravennate avvenuto nel 2015. Saranno le inchieste a stabilirlo.

LA FIRMA DI IGOR – Ciò che è certo è che la sera del primo aprile un rapinatore dal volto coperto entra in un bar di Budrio (Bologna) con un fucile. Davide Fabbri, lo disarma, lo colpisce, ma il bandito estrae una pistola, lo uccide e fugge. L’8 aprile la guardia volontaria Valerio Verri e l’agente di polizia provinciale Marco Ravaglia sono di pattuglia nel Mezzano, in provincia di Ferrara: notano un Fiorino sospetto e lo seguono per un tratto. Ma il conducente si ferma e spara, uccide Verri e ferisce gravemente Ravaglia. La firma è sempre quella di Igor il Russo. Che da allora svanisce.

LA FUGA – Otto mesi fa l’omicida si era dato alla fuga con un Fiorino, poi abbandonato, dopo aver speronato tre pattuglie dei carabinieri armate di mitra tra Consandolo e Molinella, prima di scomparire nelle campagne tra Campotto e Marmorta, in provincia di Ferrara, in un perimetro di circa 40 chilometri.

IL FIORINO – Dopo il ritrovamento della vettura erano stati repertati gli oggetti ritrovati all’interno tra cui garze, cerotti e una maglietta sporca di sangue, oltre a un giubbotto verde mimetico, alcuni viveri e una bicicletta.

LA PISTOLA – Arma sottratta pochi giorni prima dell’omicidio di Budrio. Nella notte tra il 29 e il 30 marzo, infatti, una guardia giurata è stata aggredita a Consandolo: alle 2:30 circa, un uomo armato di fucile ha disarmato un dipendente della Securpol accorso per un allarme scattato in una piadineria. L’arma sottratta era una Smith&Wesson argentata calibro 9×21: la stessa che il primo aprile ha ucciso Fabbri e, una settimana dopo, Verri.

ALTRE VITTIME – E altre tre vittime si aggiungono, purtroppo, al numero delle persone che hanno perso la vita durante la caccia al killer di Budrio: durante le fasi del suo arresto in Spagna, infatti – come riporta la Guardia Civil su Twitter – viene indicato come autore dell’omicidio di due poliziotti e di una terza persona.

LA ZONA ROSSA – Il killer veniva descritto come profondo conoscitore delle zone del Mezzano, dove trovava rifugio da più di 10 anni: quella stessa zona tra il Bolognese e il Ferrarese che è stata identificata come ‘zona rossa’ e setacciata per giorni alla ricerca del latitante serbo. Ma capace di confondere le autorità, attraverso altre identità.

L’IDENTIKIT – In un primo momento, infatti, per quanto riguarda l’identikit di Norbert Feher, si credeva fosse di origini russe per poi rivelarsi un ex militare serbo, già arrestato in due occasioni per furti e rapine nel Polesine e nell’Argentano, rispettivamente nel 2007 e nel 2010, e ricercato anche per tre rapine compiute nel 2015 e per una rapina con violenza sessuale in Serbia.

IL RICONOSCIMENTO – Il killer è stato riconosciuto in modo inequivocabile da Ravaglia, la guardia ecologica ferita durante l’aggressione subita assieme a Verri. Dal suo letto del reparto di terapia intensiva dell’ospedale Bufalini di Cesena ha ricostruito quanto accaduto: dopo aver fermato Igor nelle campagne del Mezzano per un controllo anti-bracconaggio, il fuggitivo ha sparato quattro colpi contro Ravaglia e uno contro Verri, uccidendolo con la stessa pistola che aveva ucciso il barista.

LE ACCUSE – Prima dell’arresto in Spagna, quindi, a ‘Igor’ sono contestati i due omicidi e le lesioni. Ma nel fascicolo della Procura di Bologna c’è anche l’aggressione del 30 marzo alla guardia di Consandolo (rapinata della pistola utilizzata poi per uccidere) e un secondo episodio ai danni di un pachistano, avvicinato e minacciato nella zona, tra i due delitti. Da aggiungere, inoltre, il furto del furgone poi abbandonato l’8 aprile ai bordi di via Spina di Molinella. Su di lui, del resto, pendeva già un mandato d’arresto per rapine commesse nel ferrarese nei mesi precedenti, per cui è a processo a Ferrara.

IL TERZO OMICIDIO ‘ITALIANO’ DI IGOR – A Ravenna, inoltre, Feher è indagato per un terzo assassinio, un caso irrisolto e risalente al 30 novembre 2015: a Fosso Ghiaia la vittima fu un metronotte, Salvatore Chianese, e gli inquirenti sospettano di Igor, per analogie nelle modalità di azione: un fucile da caccia caricato a pallettoni e colpi ‘di avvertimento’ sparati contro l’auto prima di quelli fatali. Ai fatti commessi in Italia si aggiungono i crimini in Spagna: il 5 dicembre in un’azienda agricola ha ferito due persone. Ieri l’ultimo capitolo: nella sparatoria che poi ha portato alla cattura ci sono stati altri tre morti, tra cui due uomini della Guardia Civil.

 

 

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