Quello che Maria Elena Boschi omette di dire è che tutti questi contatti ormai certificati, aventi la Banca Etruria come oggetto, avrebbero potuto procurarle anche guadagni materiali. Nel conteggio delle azioni familiari detenute dalla sua famiglia, nel caso i suoi contatti fossero andati a buon fine, la famiglia Boschi avrebbe potuto trarre vantaggio economico dalla fusione o dall’acquisto della banca: magari il fratello non si sarebbe licenziato ed avrebbe fatto una brillante carriera, il padre avrebbe avuto più elasticità nel manovrare asset finanziari del territorio.

Noi non possiamo sapere cosa sarebbe successo se, con “i fatti esposti” dalla ministra a presidenti di gruppi bancari ed allo stesso Vegas (che nega possibili interventi della Consob, per palese mancanza di competenze sul tema aggregazioni bancarie), le sorti di Banca Etruria fossero state modificate. Anzi dalle dichiarazioni di Vegas, capiamo che la ministra anticipa a Vegas l’imminente nomina di suo padre a vicepresidente della banca aretina. Anche in questo caso la cronologia è sostanziale.

Nel suo intervento del dicembre del 2015 in occasione del voto sulla mozione di sfiducia, la ministra afferma che non vi è stato vantaggio per la sua famiglia. Oggi, dopo le rivelazioni di De Bortoli e Vegas e dell’incontro a casa Boschi con Consoli di Veneto Banca, appare chiara una intensa attività di interessamento alle sorti della banca aretina da parte della famiglia Boschi. Che poi questa intensa attività non abbia sortito effetti, non ha alcuna importanza. Quel che conta è l’interessamento non il risultato. E’ quello il conflitto di interessi sul quale ha mentito al Parlamento.

L’influenza non può misurarsi solo sui benefici ottenuti, ma anche sugli insuccessi dovuti alla tenuta di sistema, che spesso impedisce il perpetuarsi di disegni anomali o strategie corruttive. Ma la politica ha il dovere dell’opportunità e della distanza dalle “cose nostre” di famiglia: i massimi rappresentanti della Repubblica solo ad essa giurano fedeltà incondizionata. Non giurano fedeltà alla maggiore industria dell’oro di Arezzo. L’interessamento, in quanto effettuato da una posizione ministeriale, implica di per sé una pressione, la cui misura se atta a configurare reati verrà stabilita in altre sedi, ma nella sostanza politica tale è.

Nelle consuetudini che ci hanno mostrato, ahinoi, altre numerose vicende italiane, un ministro quando esercita pressioni, usa la ritualità tipica della politica attraverso la formula “dell’interessamento”. Ricordate  le frasi “ho notiziato della cosa”, ne ho parlato con… ho interessato… Sono questi gli atteggiamenti utilizzabili certo, ma mai nel caso in cui si tratti di questioni riconducibili alla propria famiglia o amici. Anzi, proprio i legami familiari, anche solo quello del fratello impiegato, dovevano spingere la ministra a ignorare il dossier banche. Cioè l’argomento Banca Etruria per la Boschi doveva essere argomento del quale non parlare mai, neanche sgranocchiando una tartina ad un ricevimento, proprio per il coinvolgimento personale.

Da ciò che apprendiamo in questi giorni, invece, è stato argomento sul quale, inutilmente, la ministra ha tentato di notiziare diversi player del settore bancario, peraltro senza risultati. E’ evidente, che le richieste di dimissioni oggi appaiono più che scontate perché le cose fin qui emerse sono politicamente gravi ed indifendibili.

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