Ha scelto il sottopasso della stazione dei bus vicino a Manhattan per farsi esplodere, ma l’ordigno, un tubo-bomba attaccato al corpo che si è costruito da solo durante l’ora di lavoro, era difettoso. L’attacco terroristico è avvenuto poco dopo le 7.30 a New York, a Port Authority, vicino a Times Square, in piena ora di punta. Quattro persone sono rimaste lievemente ferite, mentre l’attentatore, fermato poco dopo, è rimasto gravemente ustionato su tutto il corpo. L’uomo arrestato è Akayed Ullah, 27enne originario del Bangladesh. Come prima cosa ha detto agli investigatori di avere agito “per vendetta” contro i raid di Israele a Gazza”. E quindi avrebbe voluto reagire alle proteste per lo spostamento dell’ambasciata Usa da Tel-Aviv a Gerusalemme. “L’obiettivo degli Usa è distruggere le ideologie del male”, ha commentato la portavoce della Casa Bianca Sarah Sanders in serata. “Dobbiamo proteggere le nostre frontiere”. Ha aggiunto, specificando anche che l’episodio ripropone l’urgenza di una riforma dell’immigrazione: “Dobbiamo passare ad un sistema di immigrazione basato sul merito“.

In un primo momento, i media avevano riportato che l’attentatore avrebbe detto: “Hanno bombardato il mio Paese e volevo fare del male qui”. Una versione poi in parte rivista e ricondotta invece agli scontri avvenuti in questi giorni in Israele. Ullah, secondo le prime ricostruzioni, è originario del Bangladesh e da sette anni risiede negli Usa, dove ha fatto l’autista di taxi a noleggio prima di trovare lavoro presso un’azienda elettrica. E’ proprio nei locali di questa impresa che – probabilmente ispirandosi all’Isis – avrebbe assemblato l’ordigno artigianale che poi si è legato attorno al corpo con nastro adesivo e fascette. Ma qualcosa è andato storto, visto che il dispositivo è esploso prima del tempo e per fortuna solo parzialmente. Le immagini riprese da una telecamera di sorveglianza, come ricostruisce l’agenzia Ansa, lo mostrano mentre avanza tra la folla: poi un’improvvisa fiammata e il boato, seguiti dal fuggi fuggi generale delle persone terrorizzate. Una corsa disperata in una fitta nuvola di fumo bianco. Si vede quindi l’uomo, vestito con una giacca scura e dei pantaloni da lavoro, a terra ferito.

Immediati sono scattati i soccorsi e sono entrati in azione polizia e agenti dell’antiterrorismo. Port Authority Bus Terminal è la più grande stazione di pullman degli Stati Uniti. Ogni giorno vi transitano 230.000 persone. All’inizio si è temuto ci fossero complici o altri ordigni. Così sia la stazione dei bus di Port Authority che i treni delle principali linee della metro che passano per Times Square sono stati evacuati. Per qualche ora gran parte della West Side di Manhattan è rimasta isolata dal resto della città, col traffico paralizzato e milioni di pendolari bloccati. Poi l’annuncio del governatore Andrew Cuomo e il sindaco Bill de Blasio: “E’ stato il tentativo di un attacco terroristico ma non c’è più alcuna minaccia”. Almeno per ora. “Questa è New York, siamo un simbolo e un obiettivo internazionale, e dobbiamo convivere con questa realtà”, hanno dichiarato Cuomo e de Blasio, ben sapendo che solo un mese fa con un furgone furono investite e uccise otto persone sulla pista ciclabile a Chelsea, sulle rive dell’Hudson. E nel settembre del 2016, sempre a Chelsea, l’esplosione di un ordigno artigianale scatenò il terrore in uno dei quartieri della movida newyorchese.

Cuomo e de Blasio hanno quindi ammesso come vigilare ogni giorno su milioni di pendolari sia davvero una sfida quasi impossibile. Per il momento, invece, tace Donald Trump, che dopo essere stato informato dei fatti ha preferito fare l’ennesima polemica con i media, scatenando polemiche sui social perché mentre New York era in piena emergenza il presidente twittava dal suo account contro la notizia diffusa dal New York Times sulle sue abitudini: molta tv e tante diet coke. Certo è che si tratta del primo attentato dopo la sua decisione su Gerusalemme che ha fatto infuriare la comunità internazionale e soprattutto gran parte del mondo arabo e musulmano. Con tanti siti jihadisti che da giorni incitano alla rappresaglia contro Israele e contro gli Stati Uniti.

 

 

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