Una passerella per dichiarare la fine della guerra e rivendicare i meriti della sconfitta inflitta allo Stato islamico. Vladimir Putin ha visitato questa mattina la base aerea russa di Hmeimim, in Siria, dove ha incontrato il presidente siriano Bashar al Assad e il ministro della Difesa russo Serghiei Shoigu. Quello avvenuto tra i presidenti russo e siriano è il secondo faccia a faccia nel giro di poche settimane. Assad, infatti, ha visto il presidente della Federazione russa lo scorso 21 novembre nel corso di un viaggio a Sochi per quella che era la seconda visita del leader siriano in Russia dall’inizio del conflitto, scoppiato nel marzo 2011. In quell’occasione, secondo la Tass, i due leader si erano detti d’accordo sul fatto che “le operazioni militari stanno arrivando a conclusione“.

Oggi a Hmeimim il leader del Cremlino ha ordinato l’inizio del ritiro delle truppe russe dal Paese, riporta la tv filo-governativa Russia Today. “Ordino al ministero della Difesa e al capo di Stato maggiore di iniziare il ritiro del contingente militare russo verso le basi permanenti”, ha detto Putin agli ufficiali. “Negli ultimi due anni – ha dichiarato il leader del Cremlino – le forze armate russe e l’esercito siriano hanno sconfitto il gruppo più combattivo dei terroristi internazionali. A questo proposito – ha proseguito Putin – ho preso una decisione: una parte considerevole del contingente russo schierato nella repubblica araba siriana tornerà a casa, in Russia”.

“I profughi stanno tornando alle loro case – ha proseguito – sono state create le condizioni per una soluzione politica” della crisi siriana “sotto l’egida dell’Onu“. “Se i terroristi rialzeranno la testa, condurremo contro di loro dei raid tali come non ne hanno mai visti”, ha detto ancora Putin che poi è volato al Cairo, dove ha in programma un incontro con il presidente egiziano Abdel Fatah al-Sisi. Gli osservatori ritengono che dal vertice emergerà un’intesa sull’inizio della costruzione della centrale nucleare di El Dabaa, dopo che le parti avevano firmato nel 2015 un accordo con cui la russa Rosatom si era impegnata a fornire all’Egitto un prestito che avrebbe coperto l’80% del costo di realizzazione.

Tra gli altri argomenti in agenda, vi è anche la ripresa dei voli regolari tra i due Paesi, sospesi dopo l’incidente del 31 ottobre 2015, quando un aereo russo cadde sul Sinai causando la morte di 224 passeggeri. Anche le questioni regionali saranno discusse dai due leader, in primis quella palestinese, alla luce della decisione del presidente Usa Donald Trump di riconoscere Gerusalemme capitale d’Israele e di trasferire in quella città l’ambasciata statunitense.

Il portavoce della presidenza egiziana, Bassam Radi, aveva dichiarato che la visita di Putin si inscrive nel quadro di un “rafforzamento delle relazioni storiche e strategiche” tra i due Paesi e mira a “dare una spinta alla cooperazione bilaterale in tutti i settori, soprattutto a livello politico, commerciale, economico ed energetico”. Questo pomeriggio, poi, il presidente russo sarà in visita ad Ankara per incontrare il suo omologo turco Recep Tayyip Erdogan. Al centro dei colloqui “gli sviluppi relativi a Gerusalemme e alla Siria”, anche in vista della nuova tornata di trattative a tre con l’Iran la prossima settimana ad Astana. In agenda anche i rapporti bilaterali sempre più intensi – si tratta del terzo faccia a faccia tra i due leader nell’ultimo mese – e la cooperazione in campo energetico. La visita si concluderà con una conferenza stampa congiunta nella serata turca.

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