“Gerusalemme è sempre stata la capitale di Israele. Trump ha solo messo in chiaro i fatti. Il raggiungimento della pace si basa sul riconoscimento della verità e riconoscere Gerusalemme come capitale dello Stato di Israele è la verità. Non è un ostacolo alla pace, ma è un modo per arrivare ad essa”. Così il premier israeliano Benjamin Netanyahu nella conferenza stampa congiunta a Bruxelles insieme all’Alta rappresentante Ue per gli Affari esteri Federica Mogherini prima dell’incontro con i ministri degli Esteri dell’Ue riuniti in un vertice a 28, visita confermata prima dell’annuncio della Casa Bianca. “Credo che in futuro tutti i Paesi europei sposteranno le proprie ambasciate e Gerusalemme e ci appoggeranno per portare in auge la pace e la sicurezza”, ha aggiunto il primo ministro, che domenica ha incontrato a Parigi il presidente francese Emmanuel Macron.

Condanno nel modo più forte possibile tutti gli attacchi agli ebrei – ha detto da parte sua Federica Mogherini – in qualsiasi parte del mondo, incluso in Europa, e in Israele e verso i cittadini israeliani. Un aumento della violenza incendierebbe la regione e sarebbe un regalo agli estremisti e a quanti sono contrari a pace, sicurezza e vivere insieme”.

In Medio Oriente continuano i colloqui tra i governi dei Paesi arabi, dopo la decisione di Washington di riconoscere la Città Santa come capitale dello Stato di Israele. Abu Mazen , che dovrebbe partecipare al Consiglio degli Esteri dell’Ue all’inizio dell’anno prossimo, è arrivato domenica sera in Egitto per una visita ufficiale di due giorni tutta incentrata sulla decisione dell’amministrazione Trump. Il tema, riporta il sito del quotidiano Al Ahram, sarà al centro di un colloquio tra il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese e il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi, il cui governo ha condannato ufficialmente la decisione.

Al Cairo è atteso anche Vladimir Putin. Il presidente russo  ha visitato questa mattina la base aerea russa di Hmeimim, in Siria, dove ha incontrato il presidente siriano Bashar al Assad e il ministro della Difesa russo Serghiei Shoigu. Ora Egitto e Turchia saranno le tappe di un tour diplomatico che vedrà protagonista nelle prossime ore il capo del Cremlino, da tempo all’opera per espandere la propria influenza nella regione mediorientale. Tanti i temi sul tavolo: dalla questione di Gerusalemme ai rapporti bilaterali, al conflitto in Siria e alle altre crisi regionali, con un focus sulle relazioni economiche: in particolare secondo Bloomberg, Putin e Al Sisi potrebbero firmare un accordo per la costruzione di impianti nucleari in Egitto del valore di 30 miliardi di dollari. Il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, nel corso di un’intervista al sito governativo russo Russia Today, ha anticipato che i due presidenti parleranno anche della ripresa dei voli russi verso l’Egitto (sospesi a novembre 2015 dopo un attentato su un aereo russo che si schiantò nel Sinai con 224 persone a bordo).

Il presidente russo sarà anche in Turchia nelle prossime ore. Nei suoi colloqui con Recep Tayyp Erdogan, con cui ha parlato nei giorni scorsi al telefono, “affronterà questioni di cooperazione bilaterale e in particolar modo la realizzazione di importanti progetti congiunti nel settore dell’energia”, ha precisato il Cremlino aggiungendo, che Putin ed Erdogan “scambieranno opinioni anche su importanti questioni globali, inclusa la situazione in Medio Oriente e la crisi in Siria”.

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