L’ultima mossa di Donald Trump continua a tenere il Medio Oriente con il fiato sospeso e mette in ansia Papa Francesco: “Il mio pensiero va ora a Gerusalemme. Al riguardo, non posso tacere la mia profonda preoccupazione per la situazione che si è creata negli ultimi giorni e, nello stesso tempo, rivolgere un accorato appello affinché sia impegno di tutti rispettare lo status quo della città, in conformità con le pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite“, ha detto oggi il pontefice dopo la telefonata di ieri con il leader palestinese Abu Mazen sulla questione del riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele da parte degli Usa.

L’annuncio atteso per le 13 ora di Washington, le 19 in Italia, suscita da 24 ore le reazioni indignate dei Paesi arabi. “Dichiarare Gerusalemme capitale significa far piombare la regione e il mondo in un fuoco senza fine”, ha twittato il vice premier Bekir Bozdag. Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha ricevuto il re Abdullah II di Giordania e ha invitato i 57 Paesi membri dell’Organizzazione della cooperazione islamica a riunirsi il 13 dicembre a Istanbul per un summit straordinario. Erdogan ha avuto in queste ore contatti telefonici con il suo omologo palestinese Abu Mazen e i leader di Iran, Arabia Saudita, Qatar, Tunisia, Pakistan, Indonesia e Malesia. I ministri degli Esteri della Lega Araba si riuniranno invece sabato alle 14 ora italiana.

“Oggi i nemici (dell’Islam, ndr) hanno lanciato una nuova cospirazione contro i musulmani e hanno preso di mira il grande obiettivo della liberazione della sacra Gerusalemme”, ha affermato il presidente iraniano, Hassan Rohani. Gerusalemme “appartiene ai musulmani e ai palestinesi e non è un luogo in cui chiunque può opporsi ai pensieri e ai sentimenti della gente”. “Questa è una nuova avventura dell’arroganza globale nella regione” e l’Iran “non tollererà la profanazione dei luoghi santi islamici”, ha aggiunto il presidente iraniano. “La Palestina sarà liberata. La comunità palestinese e quella musulmana vinceranno”, ha dichiarato la Guida Suprema iraniana, Ali Khamenei, secondo cui il piano dell’amministrazione Trump è frutto della sua “incompetenza“.

Bergoglio: “Prevalga saggezza e prudenza”
Nell’Auletta dell’Aula Paolo VI, prima dell’udienza generale, Bergoglio ha ricevuto i partecipanti alla riunione del Comitato Permanente per il Dialogo con Personalità religiose della Palestina: “Gerusalemme – ha detto il pontefice – è una città unica, sacra per gli ebrei, i cristiani e i musulmani, che in essa venerano i Luoghi Santi delle rispettive religioni, ed ha una vocazione speciale alla pace. Prego il Signore – ha aggiunto Francesco – che tale identità sia preservata e rafforzata a beneficio della Terra Santa, del Medio Oriente e del mondo intero e che prevalgano saggezza e prudenza, per evitare di aggiungere nuovi elementi di tensione in un panorama mondiale già convulso e segnato da tanti e crudeli conflitti“. 

Il premier turco: “Riconoscimento illegale”
Il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele renderebbe “i problemi esistenti nella regione ancora più irrisolvibili” avvisa a Turchia attraverso il premier Binali Yildirim, in visita in Corea del Sud. Ieri Erdogan aveva già definito la città santa per le tre grandi religioni monoteiste come una “linea rossa per i musulmani“. Secondo Yildirim, il riconoscimento “illegale” da parte degli Usa rischierebbe di provocare scontri religiosi e distruggere il processo di pace tra Israele e Palestina.

Ancora più duro il commento su Twitter del vice premier Bekir Bozdag: “Dichiarare Gerusalemme capitale significa ignorare la storia e le verità nella regione, è una grande ingiustizia/crudeltà, miopia, stupidità/follia, significa far piombare la regione e il mondo in un fuoco senza fine in vista”, ha scritto Bozdag. Poi ha aggiunto: “Invito tutti ad agire in modo logico, a rispettare gli accordi che hanno firmato e a comportarsi in modo ragionevole”.

Migliaia in strada in Cisgiordania e a Gaza – Mentre Israele aumenta le misure di sicurezza a Gerusalemme, migliaia di palestinesi sono scesi in piazza stamane in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza Le manifestazioni, che hanno avuto per protagonisti soprattutto studenti, rappresentanti delle fazioni politiche palestinesi e della società civile, hanno avuto luogo a Ramallah, Jenin, Tubas, Hebron, Nablus, Rafah e Khan Younes. I dimostranti, secondo l’agenzia Wafa, hanno sventolato le bandiere palestinesi e lanciato slogan per Gerusalemme capitale dello Stato di Palestina. A Gaza City i manifestanti hanno bruciato foto di Donald Trump e bandiere degli Stati Uniti.

Cristiani: “Decisione aumenterà la violenza” – I leader cristiani di Gerusalemme sono “certi” che i passi che Donald Trump si accinge a intraprendere “aumenteranno l’odio, il conflitto, la violenza e le sofferenze a Gerusalemme e in Terra Santa”. Lo dicono in una lettera inviata al presidente Usa nove responsabili delle chiese cristiane, tra cui Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico del Patriarcato latino, e padre Francesco Patton, Custode di Terra Santa. “Il nostro consiglio – aggiungono – è di continuare a riconoscere lo status quo a Gerusalemme. Ogni cambiamento improvviso provocherebbe danni irreparabili”.

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