Abdelbaki Es Satty, l’imam di Ripoll che si ritiene essere stata la mente della cellula jihadista responsabile dell’attentato di Barcellona, è stato un informatore del Centro Nacional de Inteligencia, i servizi segreti spagnoli. A rivelarlo è stato El Pais, e la notizia è stata confermata a Efe da fonti degli 007, che non hanno precisato fino a quando si è prolungata la collaborazione. I servizi avevano avvicinato Es Satty mentre era in carcere nel 2014 per traffico di droga. L’imam è morto il 16 agosto nell’esplosione del covo della cellula terrorista. Con mezzo governo catalano in carcere e l’altra metà in esilio, scoppia così una nuova polemica fra Madrid e Barcellona attorno a uno dei punti ancora oscuri dietro le stragi dei baby-terroristi di Ripoll. Le rivelazioni di El Pais che il governo di Rajoy non ha voluto commentare (“le indagini sono coperte dal segreto”, si è limitato a dire il portavoce) hanno provocato la reazione del presidente Carles Puigdemont, in esilio a Bruxelles. “Conferma i nostri sospetti – ha scritto su twitter – è un fatto estremamente grave, che sicuramente non comporterà nello stato spagnolo dimissioni, o denunce o detenzioni”.

L’ammissione giunge dagli stessi servizi segreti di Madrid, che hanno riferito, secondo quanto scrive El Pais, di avere “mantenuto dei contatti” con l’imam mentre si trovava nel carcere di Castellón tra il 2010 e il 2014 per un reato di droga. Il Cni non ha però chiarito la periodicità di questi contatti, né la loro durata, né se Es Satty, morto nell’esplosione della casa di Alcanar mentre preparava un attentato, sia stato remunerato. I contatti con l’imam Es Satty sarebbero avvenuti nell’ambito del “protocollo stabilito con i condannati” che hanno avuto rapporti con ambienti jihadisti. Le fonti citate dal Pais insistono che “la cosa normale per ottenere informazioni nella lotta contro il terrorismo è contattare coloro che possono averne”.

Lo scontro politicoAl momento degli attentati c’erano state scintille fra Madrid e Barcellona sulla mancata informazione da parte delle autorità spagnole sui precedenti dell’imam di Ripoll alla polizia catalana. Il governo Puigdemont aveva accusato Madrid di voler dare una immagine di inefficienza dei Mossos d’Esquadra in vista dell’imminente scontro politico sull’indipendenza.

A Ripoll Es Satty, che apparentemente nessuno sorvegliava, era riuscito in un anno a indottrinare un gruppo di giovanissimi nella piccola comunità islamica locale senza che scattassero allarmi. L’imam, in contatto con l’Isis, voleva mettere a segno un grande attentato a Barcellona contro la Sagrada Familia. La cellula aveva preparato 100 chili di esplosivo Tapt, la ‘madre del diavolo’ dell’Isis, nel covo di Alcanar. Ma qualcosa andò storto. Il covo venne distrutto da una enorme esplosione che uccise Es Satty. Rimasti senza capo e senza esplosivi i giovani jihadisti attaccarono ‘alla disperata’ sulla Rambla e sul lungomare di Cambrils, facendo 16 morti e 100 feriti.

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