Se la United States Air Force avesse fatto il proprio dovere, oggi forse le 26 persone uccise da Devin Kelley nella First Baptist church a Sutherland Springs, in Texas, sarebbero ancora vive.  L’aeronautica militare degli Stati Uniti ha ammesso di non avere informato l’Fbi della condanna per violenze domestiche emessa da una corte marziale nei confronti del killer, il cui nome avrebbe dovuto essere inserito nel database del National Criminal Information Center, banca dati federale. Una registrazione che non è mai avvenuta e così l’uomo ha potuto così superare tranquillamente i controlli preventivi e acquistare armi da fuoco, tra cui quella utilizzata per la strage.

L’Air Force ha ammesso la mancanza a distanza di 24 ore dalla strage. Nel 2014 infatti l’aviere, che dal 2010 serviva in una base del New Mexico, fu condannato da una corte marziale per abusi sulla moglie e il figlio, condanna che portò al suo congedo con disonore. Dopo questa condanna, sarebbe dovuta scattare per Kelley l’interdizione federale “all’acquisto ed il possesso di armi”, ha dichiarato una portavoce dell’aeronautica Usa. Invece, l’autore della strage ha potuto acquistare senza problemi dal 2014 quattro armi in diversi stati americani, come hanno confermato le autorità federali competenti. Ora, insieme al Pentagono, l’Air Force ha avviato un’indagine per verificare eventuali altri casi in cui condanne per violenza non siano state correttamente segnalate.

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