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Stasera Casa Mika: la seconda stagione parte in una serata “scomoda”. Ma Mika conferma tutto il suo talento

Il potenziale di intrattenere con gusto e semplicità, facendo correre a mille la fantasia, è infinito. Bisognerebbe addirittura lasciargli briglia sciolta come al Celentano dei tempi d’oro, come una rinfrescata di Mistero Buffo di Dario Fo. Alto e basso, palco e strada, Mika fluttua dentro la società

di Davide Turrini

Mika è tornato. Ed è una meraviglia. Unico vero, autentico, solare, totale showman televisivo. Canta, balla, anzi saltella, si sveste (nudo) e si riveste (in pigiama). Fa le pause lunghe come Adriano Celentano, abita gli spazi scenografici come fosse davvero a casa sua, storpia limpido plurali e singolari (le tosse, la raffreddora) come un consumato americano a Roma. Stasera Casa Mika è ripartito. Seconda stagione per lo show ideato dal cantautore libanese/britannico assieme a Ivan Cotroneo e Tiziana Martinengo. Collocazione temporale del debutto alquanto infausta però per la prima puntata, una sera di Halloween piena di dolcetti e scherzetti in strada e tra i locali per molti, partita Roma-Chelsea per tanti altri, e diretta concorrenza della fiction più seguita attualmente in tv, Il Paradiso delle signore. Eppure Casa Mika stagione numero due ha raccolto un lusinghiero 9% di share con 1.843.000 spettatori per tre orette buone di programma, anche se l’anno scorso nel giorno della prima – 15 novembre 2016 – erano i numeri stati ben altri (3.312.000 con 14.4% di share).

Nuova stagione e nuovo cast, anzi cast ridotto. Dalla doppia regalia Virginia Raffaele-Sarah Felberbaum si passa al tassa di “casa Caschetto”, Luciana Littizzetto. Un vero pesante scivolone nell’understatement mikiano che amiamo, quello fatto di gridolini e bizzarrie, di camerette e pupazzoni, di non detti ammiccanti e battute sagaci. La Littizzetto è davvero l’elefante nella cristalleria. Distrugge ogni poesia, ogni numero vecchia maniera, modello Fantastico o Studio Uno; ma anche il contrappunto spiritoso di qualche comica comparsa di Francamente me ne infischio. Insomma la Littizzetto ce la dovremo far piacere per chissà quanti altri anni e in chissà quante altre mille trasmissioni con i suoi tristi monologhi da signora ironicamente aggressiva e finto sporcacciona. Scontato il bollo obbligatorio Littizzetto si passa al dire-fare-baciare-lettera-testamento di Mika. Un giochino delizioso e colorato, dove la gioiosità del divertirsi, del disincanto e del disimpegno sfiorano livelli addirittura astratti, come il momento/sketch con l’amico Gregory, un enorme animalone peloso uscito da Nel paese delle creature selvagge di Spike Jonze o delle sue cagnette che commentano lo spettacolo come i vecchietti Statler and Waldorf dei Muppets.

Il potenziale di Mika di intrattenere con gusto e semplicità, facendo correre a mille la fantasia, è infinito. Bisognerebbe addirittura lasciargli briglia sciolta, proprio come al Celentano dei tempi d’oro, come una rinfrescata di Mistero Buffo di Dario Fo. Alto e basso, palco e strada, Mika fluttua dentro la società, dentro la cultura contemporanea, componendo pacchetti regalo di bonaria attitudine a parlare con le persone comuni (la candid camera del taxi per Milano, pur nel suo artifizio, è di una romanticheria unica) e con le grandi star italiane di cinema e tv (Scamarcio e Argentero davanti ai fornelli o sul divano). C’è poi la componente nostalgico pop, quell’essenzialità da uomo per tutte le stagioni e per tutte le età, che ricorda più un dinoccolato Hugh Grant di Quattro matrimoni e un funerale che un qualsiasi cantante contemporaneo da showbiz. Mika è capace di palleggiare con il passato, vedi con gli episodi di fiction de Il Ragazzo venuto dal futuro, il duetto con Rita Pavone sdraiato prima per terra su un enorme planisfero, poi in un medley alla casinò di Las Vegas; come nell’atteggiarsi da consumato e smaliziato essere globalizzato del presente tenendo testa all’arte di una vedette del burlesque che mostra seni e gambe al vento come Dita Von Teese senza moralismi e faccine imbarazzate alla Fabio Fazio o Carlo Conti.

Stasera casa Mika, insomma, tra numeri musicali e monologhi interlocutori, scivola via liscio per almeno due ore. La terza ora, forse, con i pastori sardi e una Elisa oramai diventata una “sciura” dedita alla performance da insegnante di canto, è un po’ ridondante e rallentata, vista anche l’ora, e la tipologia di ospiti andrebbe forse rimodulata meglio per mantenere alta la barra della navigazione di uno show vecchio stile, alla sabato sera, ma che potrebbe stare in diretta su qualunque piattaforma web in streaming o negli stadi di un live.

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