Un fortissimo odore di ammoniaca e decine di pesci senza vita spiaggiati sull’arenile. Alle Spiagge Bianche di Rosignano, in provincia di Livorno, i “Caraibi” toscani dove si fa il bagno e si prende il sole vicino a un’industria chimica (la Solvay) c’è già chi si prepara all’ultimo bagno. Mentre i rilevamenti dell’Arpat e le analisi che dovranno stabilire con certezza le cause di morte degli animali sono ancora in corso, anche la Procura di Livorno indaga sulla vicenda. Impossibile al momento stabilire con certezza una correlazione tra l’incidente all’interno della fabbrica e la moria di pesci, ma si fa strada l’ipotesi di un divieto di balneazione che dallo scarico industriale sia esteso a tutta la spiaggia. Quella “Miami dei poveri” che a prima vista ha un aspetto tropicale, ma dove al posto delle palme ci sono le ciminiere e la sabbia è candida per il carbonato di calcio scaricato da un secolo dalla sodiera più grande d’Europa.

Ammoniaca Solvay finita in mare?
Tutto comincia la mattina del 29 agosto. Nello stabilimento Solvay a ridosso della spiaggia, si tenta di avviare due distillatori per il trattamento di acqua di scarto contenente anche ammoniaca. L’impianto dà problemi e lo scarico viene inviato a una vasca di emergenza. La vasca non è coperta, le abitazioni sono a un passo dalla fabbrica e così l’odore ci mette un attimo ad arrivare alle case. Partono le telefonate al Comune, che mobilita l’Arpat. I tecnici ambientali stanno facendo i controlli all’interno dello stabilimento quando al centralino del Comune arrivano nuove telefonate allarmate: le spiagge bianche sono piene di pesci morti. Decine di cefali e lecce stella adagiati sull’arenile senza vita la sera del 29, altri ancora il 30 anche nelle spiagge più a nord. I primi risultati dei campionamenti delle acque intorno allo stabilimento parlano chiaro: le concentrazioni di ammoniaca in mare sono  e “mostrano un andamento decrescente allontanandosi dallo scarico Solvay”. Dalla vasca di emergenza l’ammoniaca è finita in mare? Solvay, spiegano da Arpat, “è autorizzata a scaricare 15 microgramnmi per litro di questa sostanza”, ma è ipotizzabile che a causa del malfunzionamento le quantità scaricate siano state maggiori. In attesa dei risultati delle autopsie in corso all’Istituto Zooprofilattico di Pisa, c’è anche chi si avventura in ipotesi più creative, associandola a una bomba della seconda guerra mondiale fatta brillare al largo nella zona, ma è lo stesso sindaco di Rosignano Alessandro Franchi a dire ufficialmente che il collegamento con lo sversamento di ammoniaca “è una supposizione basata sulla logica del buon senso”. Mentre l’azienda, che secondo quanto riportato dai giornali locali avrebbe inizialmente negato lo sversamento, adesso assicura: “Mai smentito possibili correlazioni. Stiamo collaborando con Arpat per verificare la situazione e dare le spiegazioni necessarie”.

Pesci morti, ma nessuno stop alla balneazione
Che succederà ai caraibi chimici di Rosignano? Sulla spiaggia dove qualche anno fa era arrivata anche Bianca Balti per girare lo spot della Tim, al momento si continua a fare il bagno. Nonostante la moria di pesci e l’incidente nello stabilimento Solvay, per adesso non è scattato nessun divieto di balneazione precauzionale, ma in futuro potrebbe essere vietato. “È certo che, pure alla luce di quest’ultimo episodio, dovremmo cominciare a ragionare con gli enti del percorso di Autorizzazione integrata ambientale di allargare il limite del divieto di balneazione. Penso che dovremmo verificare l’esigenza di ampliare ulteriormente la fascia di rispetto intorno allo scarico Solvay”, ha detto al quotidiano locale Il Tirreno l’assessore all’Ambiente di Rosignano Daniele Donati. Il sindaco Franchi, che pure ha parlato di “misure necessarie per ridurre il rischio di episodi analoghi”, ha chiesto a Solvay “una spiegazione pubblica e dettagliata sull’incidente”, ma sullo stop alla balneazione, sentito da il fattoquotidiano.it per il momento frena: “E’ solo una delle numerose ipotesi. La mia amministrazione ha già raddoppiato nel 2011 l’area interdetta alla balneazione intorno allo scarico industriale, portandola da 100 a 200 metri complessivi”.

Alti livelli di inquinamento, non solo ammoniaca
L’ammoniaca è solo l’ultima faccia di un quadro di inquinamento della cittadina toscana, identificata nel 1999 dall’Organizzazione mondiale della sanità come “area ad alta priorità per l’inquinamento nel Mediterraneo”. Se infatti alle spiagge bianche l’acqua del mare è classificata in maniera un po’ paradossale come “eccellente” per la bassa concentrazione di batteri fecali, la situazione cambia se si prendono in considerazione gli inquinanti. Lo stato chimico di quel mare è considerato dalla stessa Arpat “non buono”, per via del “superamento (nelle acque) dei limiti previsti per il mercurio e il tributilstagno, nel punto di monitoraggio di Rosignano”, con il primo “sicuramente influenzato, in maniera determinante, dal contributo antropico dovuto alla presenza dello stabilimento Solvay”. Un altro studio dell’Agenzia per l’ambiente toscana parla di “ripetuti superamenti” nelle acque di scarico dei parametri di ferro, alluminio e manganese, mentre nella sabbia sono state trovate concentrazioni fuori norma di arsenico, cromo, cadmio, nichel e mercurio.

Salute a rischio
Un recente studio del cardiologo Claudio Marabotti ha evidenziato il forte impatto sulla salute delle attività industriali dell’area: vicino al centro abitato si trovano tre stabilimenti chimici, due impianti di produzione di energia da combustibili fossili, un impianto per lo smaltimento e il recupero dei rifiuti, più una discarica a dieci chilometri di distanza. “Da un lato, il largo uso di amianto nell’industria (…) è un ben noto forte fattore di rischio per mesotelioma”. Dall’altra parte, “l’inquinamento dovuto a metalli pesanti e di transizione (rilasciati in grandi quantità in mare dagli impianti chimici situati a Rosignano Marittimo, oggettivamente rilevati sia in acqua che nei sedimenti) potrebbe contribuire a spiegare l’incremento di mortalità sia per l’alzheimer che per le malattie cardiovascolari”, scrive l’esperto nel suo studio.

Soldi pubblici a Solvay
Nel 2013, dopo quattro anni di indagini, la Procura di Livorno ha accertato lo scarico illecito di fanghi da parte di Solvay nell’area delle spiagge bianche attraverso “un sistema di scarichi non mappati che permettevano all’azienda di diluire sostante come mercurio, piombo, selenio e fenoli vari affinché nel momento in cui questi arrivavano a valle risultavano in regola con i parametri previsti dalle normative di legge”. E proprio per la riduzione dell’impatto ambientale delle sue attività, la multinazionale chimica, che ha poi patteggiato, ha appena ricevuto un finanziamento pubblico da quasi 12 milioni di euro. Serviranno per il rinnovamento di una centrale di produzione di energia, ma anche per la costruzione di nuovi sistemi di trattamento delle acque contenenti ammoniaca e metalli pesanti. Promesse che per il Comune non sono abbastanza: il sindaco Franchi ha chiesto all’azienda di “fare gli opportuni investimenti per evitare rischi alla salute dei cittadini”. E ha aggiunto: “Siamo determinati a chiedere una modifica dell’Autorizzazione Integrata Ambientale al ministero perché renda obbligatori gli investimenti per aumentare i livelli di sicurezza”.

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