“Siamo tenuti a denunciare le violazioni contro la dignità umana e contro i diritti umani, a portare alla luce i tentativi di giustificare ogni forma di odio in nome della religione e a condannarli come falsificazione idolatrica di Dio”. È un invito all’unità nella lotta al terrorismo islamico, ma contiene al suo interno anche una denuncia contro le violazioni dei diritti umani. E forse non è un caso. L’attesa nei confronti del primo discorso tenuto da Papa Francesco in Egitto, infatti, era legata soprattutto al caso di Giulio Regeni, il ricercatore torturato e assassinato nel paese Nordafricano un anno fa. Secondo il quotidiano egiziano Al-Ahram – che cita una fonte diplomatica europea – il pontefice avrebbe sollevato la questione nel colloquio con il presidente egiziano Abdel Fattah al -Sisi. “Noi siamo sicuri che il Papa non potrà in questo viaggio non ricordarsi di Giulio“, era stato l’appello lanciato il 3 aprile scorso da Paola Regeni, madre del giovane ucciso.

Non è noto se Francesco abbia davvero affrontato il caso Regeni con Al-Sisi, di sicuro il pontefice non ha citato il nome del ricercatore nei suoi discorsi pubblici. Bergoglio, però, ha affrontato la questione delle violazione dei diritti umani in due occasioni: prima nel discorso ad Al Azhar, la più alta istituzione teologica e di istruzione religiosa dell’Islam sunnita nel mondo, e poi incontrando le autorità egiziane al Cairo. “Lo sviluppo, la prosperità e la pace – ha detto il papa – sono beni irrinunciabili che meritano ogni sacrificio. Sono anche obiettivi che richiedono lavoro serio, impegno convinto, metodologia adeguata e, soprattutto, rispetto incondizionato dei diritti inalienabili dell’uomo, quali l’uguaglianza tra tutti i cittadini, la libertà religiosa e di espressione, senza distinzione alcuna. Obiettivi che esigono una speciale attenzione al ruolo della donna, dei giovani dei più poveri e dei malati”.

Arrivato al Cairo poco dopo le 14 su un aereo Alitalia il Papa è stato accolto dal premier egiziano Sherif Ismail, dal patriarca di Alessandria dei copti cattolici Ibrahim Isaac Sedrak, dal nunzio apostolico monsignor Bruno Musarò, dal vescovo di Luxor monsignor Emmanuel Bishay e dal segretario della Nunziatura apostolica Jan Thomas Limchua. “Questo viaggio ha un’aspettativa speciale perché è stato fatto per l’invito del presidente della Repubblica, del Papa Tawadros II, patriarca di Alessandria dei Copti, e del Grande Imam di Al Azhar“, ha ricordato Bergoglio, prima di dirigersi – a bordo di una normale automobile visto che il pontefice non ha voluto utilizzare un’auto blindata – in direzione del palazzo presidenziale di Ittihadiya al Cairo. È lì che il Papa e Al-Sisi hanno tenuto il loro colloquio privato.

Uscito dal palazzo presidenziale il pontefice si è diretto ad Al Azhar, dove ha invece incontrato il grande imam Shaykh Al Tayeb, dopo averlo abbracciato in Vaticano lo scorso anno. In apertura della conferenza internazionale di pace il grande imam ha invitato i presenti ad osservare un minuto di silenzio per le vittime del terrorismo.

Ed è proprio contro il terrorismo che ha dedicato il suo discorso il pontefice. “La violenza è la negazione di ogni autentica religiosità. Solo la pace è santa e nessuna violenza può essere perpetrata in nome di Dio, perché profanerebbe il suo Nome. Ripetiamo un No forte e chiaro ad ogni forma di violenza, vendetta e odio commessi in nome della religione o in nome di Dio. Insieme affermiamo l’incompatibilità tra violenza e fede, tra credere e odiare. Insieme dichiariamo la sacralità di ogni vita umana contro qualsiasi forma di violenza fisica, sociale, educativa o psicologica”, ha detto Bergoglio, che poi ha attaccato i “provocatori di conflitti“.

“Si assiste con sconcerto al fatto che, mentre da una parte ci si allontana dalla realtà dei popoli, in nome di obiettivi che non guardano in faccia a nessuno, dall’altra, per reazione, insorgono populismi demagogici, che certo non aiutano a consolidare la pace e la stabilità. Nessun incitamento violento garantirà la pace ed ogni azione unilaterale che non avii processi costruttivi e condivisi è in realtà un regalo ai fautori dei radicalismi e della violenza”. Il pontefice ha anche lanciato un appello per “arrestare la proliferazione delle armi: se vengono prodotte, prima o poi verranno utilizzate”.

La visita di Francesco in Egitto arriva meno di quindici giorni dopo gli attacchi della domenica delle Palme rivendicati dall’Isis: una bomba esplosa nella chiesa copta di Tanta, a nord del Cairo. e una esplosione all’esterno di una basilica cristiana ad Alessandria. In Egitto vive la più grande minoranza cristiana del Medioriente, ovvero circa il 10% dell’intera popolazione a maggioranza musulmana composta da 92 milioni di persone. Il numero maggiore di cristiani in Egitto segue la Chiesa copta ortodossa. La maggior parte dei cristiani egiziani vive al Cairo e nel sud del Paese.  A guidare la Chiesa copta ortodossa è, dal novembre del 2012, Papa Tawadros II, che ha invitato il pontefice nel Paese nordafricano. La Chiesa copta ortodossa non è in comunione con la Chiesa cattolica romana. Le celebrazioni, così come lo sono i testi religiosi, avvengono in copto antico, lingua che si ritiene fosse utilizzata nell’Egitto dei faraoni.

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