I dati resi noti in questi giorni da più fonti autorevoli confermano in pieno tutte le osservazioni scientifiche e l’impegno civile messo in campo dai medici dell’Ambiente della Campania e di Napoli in particolare nel corso dell’ultimo decennio, in particolare nella Terra dei Fuochi:

1) Il rapporto Osservasalute 2016 (scaricabile QUI) dedica il capitolo Ambiente alla quota dei rifiuti, ormai divenuta preponderante e quindi assolutamente prioritaria nella definizione di danno alla salute pubblica in caso di cattiva gestione. I rifiuti speciali, industriali e tossici (81% del totale) rispetto ai soli rifiuti urbani (non più del 19% complessivo di tutti i rifiuti da gestire in Italia). Appare assolutamente tragica ormai la “foglia di fico” del report non determinato (nd) quando nei report Ispra viene ammesso che, come ormai da decenni, la Regione Campania dichiara un tragico zero assoluto e non dispone, non dichiara, né s’impegna a fare discariche e impianti a norma per smaltire correttamente i rifiuti speciali, industriali e tossici, compresi i radioattivi e gli ospedalieri.

La quantità prodotta (sottostimata) non è inferiore a oltre 18mila tonnellate al giorno. Considerato che la Direzione distrettuale antimafia (Dda) attesta al 47% la percentuale di attività manifatturiere “a nero”, dobbiamo stimare a non meno di 6mila tonnellate al giorno i rifiuti speciali prodotti in regime di evasione fiscale da smaltire obbligatoriamente in modo illegale con danno certo alla salute pubblica.

2) Osservasalute 2016 dichiara un eccesso di cancro al polmone per la Campania che detiene la percentuale maggiore di fumatori d’Italia, ma la differenza percentuale tra la quota di fumatori campani registrata (22,2 %) rispetto alla media nazionale (19,6 %), mostra una forbice ben più ristretta di quella del cancro al polmone (21 vs 10 , nella tabella 1 dedicata alle stime di prevalenza per il tumore del polmone) lasciando ampiamente intendere, a una corretta lettura dei dati, la presenza di cofattori persino più importanti della prevalenza dei fumatori individuali rispetto alla media italiana. Infatti la Campania presenta ben il 60,5 % di non fumatori rispetto al 53,6 della Lombardia, ma accusa un incremento di incidenza significativo non spiegabile solo sulla base del fumo individuale (77 nuovi casi/100mila vs 68 della inquinatissima Lombardia).

Dagli sversamenti scorretti dei casalesi negli anni novanta, nulla è migliorato in termini di impianti e corretta tracciabilità e smaltimento, per i rifiuti speciali nel loro complesso, (compresi gli ospedalieri ed i radioattivi) , aumentati però di almeno quattro volte rispetto a quel periodo.

3) Il registro tumori pediatrico che comincia a operare e a diffondere dati per un periodo limitato di tempo (cinque anni), di fatto conferma quello che già da tempo (almeno tre anni) aveva già denunciato la società di Pediatria sui tumori infantili in Italia e in Campania. Posto che l’Italia è la peggiore nazione europea in termini di tumori infantili  (con un tasso persino doppio rispetto a quello degli Usa in questo stesso ambito) e analizzando i dati su un arco temporale superiore al quinquennio (1993 – 2012), appare chiaro che la Campania non mostra nessun picco maggiore di cancro infantile rispetto al resto della Penisola (17,3 casi ogni 100mila vs  il 18,9 del resto del Paese). 

Eppure, la crescita dei tumori pediatrici in Campania, rispetto all’Italia nel lungo periodo considerato ha mostrato una velocità decisamente più elevata rispetto a quella nazionale, confermando in pieno “le sensazioni” dei sacerdoti e delle madri campane. Nel 1993 la Campania mostrava infatti 3,1 casi su 100mila abitanti in meno rispetto all’Italia (13,9 vs 10,8). Nel 2012 soltanto 1,6 in meno (18,9 vs 17,3).

4) RiscriproSentieri dell’Istituto superiore di sanità, pubblicato nel 2015, ma reso noto in questi giorni in trasparenza solo grazie ad Arpa Toscana e mai Campania (che pure dispone di un bilancio doppio rispetto a Arpa Toscana) pubblica ulteriori dati interessanti sulle malformazioni neonatali.

Si evidenzia in questo report la distribuzione delle malformazioni “a macchia di leopardo”, disomogenea nei territori sedi dei Siti di interesse nazionale (Sin – in realtà declassati a Siti d’interesse regionale, Sir) presi in considerazione (esattamente come per i terreni scoperti inquinati e le sedi di discariche tossiche occulte), sottolineando la necessità di studi ancora più geolocalizzati. Come non notare che compare, inaspettato, insieme al comune di Villa di Briano (sede accertata di sversamenti tossici dei casalesi) il comune di Grazzanise, sede dell’unico altro aeroporto nelle nostre province?

Come non pensare alle ditte locali coinvolte (come a Villa di Briano) nella preparazione delle piste, degli svincoli autostradali, dell’asse mediano e della manutenzione delle strade di servizio a tale importantissima struttura militare? Perché non verificare l’avvenuto controllo ambientale nella costruzione e manutenzione delle infrastrutture locali prima di pensare ai cattivi stili di vita individuali o a difetti genetici ereditari nella popolazione dei comuni di Villa di Briano e Grazzanise?

In sintesi, possiamo dire che il “peso” del mancato controllo degli “stili di vita collettivi” e di lavoro risulta ben maggiore di quanto si vuole fare credere innanzitutto per sottrarre responsabilità alla politica e consentire di mantenere posizioni di ignavia gestionale nella mancata soluzione dei problemi in questi settori (tracciabilità dei rifiuti speciali, lotta al lavoro nero) che continuano a determinare un consistente danno alla salute pubblica in Campania.

Articolo Precedente

Pasqua: sgozzare un agnellino è molto difficile, mangiare carne arrosto è troppo facile

next
Articolo Successivo

Agricoltura e allevamenti intensivi, il libro sulle specie animali in estinzione a causa del sistema industriale

next