di Enzo Marzo
Riprendiamo con un apologo.
C’era una volta un movimento, l’unico che bene o male sapesse dare voce alla protesta montante dei cittadini italiani contro la classe dirigente sempre più corrotta, contro un ceto politico e amministrativo sempre più chiuso nella difesa dei suoi privilegi, contro forze politiche sempre più lontane dalle proprie tradizioni e dai propri valori e sempre più indistinguibili tra di loro. Aveva un capo molto discusso e un po’ pasticcione ma che nell’Italia sempre più scassata aveva saputo tenere in mano la bandiera di una certa “pulizia”.
Era l’unico. Non era un granché, ma il mercato politico non offriva a destra che criminalità organizzata e a sinistra che cinici complici di Berlusconi e nostalgici antidiluviani. Pur essendosi circondato da notabili chiacchieratissimi, tra cui spiccavano Razzi e Scilipoti, Di Pietro seppe convincere molti italiani d’essere il continuatore di quella linea di contestazione e di denuncia delle malefatte del potere che tempo addietro era stata dei radicali (prima che si vendessero al Berlusca).
I risultati non mancarono. Alle elezioni europee del 2009 piovvero due milioni e mezzo di voti. Il trend da allora fu in continuo aumento. I sondaggi arrivarono a ipotizzare un dodici per cento. Poi, una sera Di Pietro va a “Report”, dove si fa del giornalismo serio. Milena Gabanelli si cucina l’emblema della “pulizia “ e della “correttezza politica”. Ne emerge un leader troppo contraddittorio tra quello che dice e quello che fa, con troppa polvere sotto il tappeto. Chi assiste alla trasmissione lo trova persino patetico.
Il crollo è verticale e soprattutto immediato, in pochissimi giorni l’Italia dei valori si sgretola come un edificio pubblico di Amatrice. I passi successivi sono penosi. Allo sbando, l’abbraccio con Ingroia sancisce la fine.
Perché abbiamo riesumato un personaggio e un partito che giacciono giustamente nel dimenticatoio?
Non ve lo diciamo. Per aiutarvi vi diciamo solo che gli elettori sono diventati sempre meno affezionati al proprio voto precedente, e tra questi soprattutto coloro che vedono il loro entusiasmo fatto a pezzi da comportamenti incoerenti, da piccole menzogne infantili, dalle abusatissime denunce dei soliti complotti dell’informazione, da un abisso che divide gli slogan dalle azioni politiche, la retorica della partecipazione dalle due telefonate personali per acquisire un assessore dalla palude berlusconiana. Già abbiamo Renzi professionista della menzogna compulsiva, ora se ci si mette anche l’opposizione…
Se non si provvederà con radicalità entro quarantotto ore quello del Centro Italia non sarà il solo terremoto di quest’estate. E si sa che dopo i sismi c’è tutto un accorrere di sciacalli e speculatori.
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