Alla sua nascita, nell’agosto 2013, il Centro di Emergenza Sociale di via Lombroso doveva essere un luogo di accoglienza temporanea e restare aperto solo un anno. Ne sono passati tre, e la serie di container che trovano spazio poco lontano dall’Ortomercato, nel sud di Milano, non ha mai smesso di ospitare rom, migranti e italiani sotto sfratto. Tanti anche i minori. “L’acqua è fredda, i bagni e le docce sono pieni di feci”, racconta una madre in attesa di alloggio che vive nella struttura con i suoi tre bambini. I 130 ospiti del Ces non dovrebbero fermarsi più di 40 giorni. Invece c’è chi abita nel centro da più di cinque mesi. “Nessuno viene a controllare – denuncia un’altra ospite – se io ammazzassi una persona, non succederebbe niente qua”. Nonostante condizioni igieniche allarmanti, nel suo ambito il Ces è il progetto per cui il Comune di Milano ha stanziato il maggior numero di fondi: 400mila euro nel biennio 2015-2016. Soldi che avrebbero dovuto coprire anche “tutte le spese di ordinaria e straordinaria manutenzione”. Cosa ha portato il centro a questa deriva? Secondo il nuovo assessore alla Sicurezza Carmela Rozza “i soggetti gestori e quelli che ci abitano hanno le stesse responsabilità”. Per i medici di strada della onlus Naga, invece, “la responsabilità maggiore è del Comune che non vuole parlarci e continua ad andare avanti su un progetto per noi del tutto fallimentare”. E mentre l’attuale gestore del Ces, il Progetto Arca, non ha voluto rilasciare dichiarazioni, l’assessore alla Sicurezza dice di avere le mani legate: “Il Centro doveva essere smantellato un anno fa – precisa Rozza – invece faremo una nuova proroga almeno fino a settembre perché nell’immediato non saprei offrire un’alternativa”
Sostieni ilfattoquotidiano.it: mai come in questo momento abbiamo bisogno di te.
In queste settimane di pandemia noi giornalisti, se facciamo con coscienza il nostro lavoro,
svolgiamo un servizio pubblico. Anche per questo ogni giorno qui a ilfattoquotidiano.it siamo orgogliosi
di offrire gratuitamente a tutti i cittadini centinaia di nuovi contenuti: notizie, approfondimenti esclusivi,
interviste agli esperti, inchieste, video e tanto altro. Tutto questo lavoro però ha un grande costo economico.
La pubblicità, in un periodo in cui l'economia è ferma, offre dei ricavi limitati.
Non in linea con il boom di accessi. Per questo chiedo a chi legge queste righe di sostenerci.
Di darci un contributo minimo, pari al prezzo di un cappuccino alla settimana,
fondamentale per il nostro lavoro.
Diventate utenti sostenitori cliccando qui.
Grazie
Peter Gomez
GRAZIE PER AVER GIÀ LETTO XX ARTICOLI QUESTO MESE.
Ora però siamo noi ad aver bisogno di te.
Perché il nostro lavoro ha un costo.
Noi siamo orgogliosi di poter offrire gratuitamente a tutti i cittadini centinaia di nuovi contenuti ogni giorno.
Ma la pubblicità, in un periodo in cui l'economia è ferma, offre ricavi limitati.
Non in linea con il boom accessi a ilfattoquotidiano.it.
Per questo ti chiedo di sostenerci, con un contributo minimo, pari al prezzo di un cappuccino alla settimana.
Una piccola somma ma fondamentale per il nostro lavoro. Dacci una mano!
Diventa utente sostenitore!
Con riconoscenza
Peter Gomez