Prima de Il Giovane Holden, prima dell’esperienza al fronte, del trauma, della scoperta dei lager nazisti e del bisogno di scappare via da tutti, dal frastuono e dalla gente, prima ancora di conoscere a Parigi il proprio idolo – Ernst Hemingway – fra sigari, macerie e champagne, Jerome David Salinger era un ragazzo come tanti. O quasi. Nel 1941 era un giovane spilungone che si aggirava cercando il proprio posto nel mondo. L’incontro con Oona O’Neill – figlia del drammaturgo premio Nobel Eugene O’Neill – avrebbe dato il via ad una serie di eventi che avrebbero cambiato la sua vita. E la storia della letteratura. Certo, Jerome era già ambizioso, l’aveva nel sangue l’irrequietezza ma l’amore per questa sedicenne, questa party girl che illuminava i locali alla moda di New York con il suo candore, lo dominava. Lo sconvolgeva. Cosa sarebbe successo se la loro storia d’amore fosse stata a lieto fine? Niente I Giovani, niente Un giorno ideale per i pescibanana, niente Giovane Holden? Forse, chissà.

Invece le cose andarono come sappiamo. Dopo una breve e disastrosa relazione, Jerome partì per il fronte nel 1942 e con il 12º reggimento di fanteria degli Stati Uniti, partecipò ad alcune delle più dure battaglie della seconda guerra mondiale, tra cui lo sbarco ad Utah Beach nel D-Day e la battaglia delle Ardenne. Dal fronte, mentre i commilitoni morivano, saltavano in aria, dormivano nel fango, urlavano sotto choc o si mutilavano per rientrare a casa, scrisse lettere ora arrabbiate, ora struggenti al suo amore perduto. Lei, intanto, lo aveva dimenticato. Nel 1943, appena diciottenne, divenne la quarta moglie di Charlie Chaplin, che all’epoca aveva 54 anni. E non era certo la prima volta che il Monello, frequentava minorenni. Dalla loro unione, felice e lussuosa, nacquero ben otto figli (la primogenita, Geraldine, avrebbe in futuro dato alla luce Oona Chaplin, che interpreta Talisa Maegyr nella serie televisiva Il Trono di Spade).
Oona si era innamorata di Jerome quando aveva quindici anni. Poi la vita era andata avanti, lui era partito per il fronte ed era arrivato Chaplin, fondatore della United Artist, star mondiale grazie a Il grande dittatore, bisognoso di una donna che non lo amasse solo per i suoi soldi. Ma non c’è alcun lieto fine, non per J.D.

Un amore di Salinger (Mondadori, pp. 264 €19) è un libro di “faction”, un romanzo-non romanzo che mescola verità e finzione, in cui l’autore, il talentuoso scrittore francese Frédéric Beigbeder cambia passo, mette da parte l’ironia graffiante (suo il pungente “L’amore dura tre anni”, Feltrinelli, 1997), racconta i fatti e immagina quello che sarebbe potuto succedere, partendo dalle lettere che Salinger scriveva ad Oona dal fronte. Ma il destino era già segnato. Dopo essere entrato, fra i primi, incredulo, nel lager nazista di Kaufering, “un’appendice di Dachau riservata ai malati ma in realtà un campo di sterminio vero e proprio”, Salinger venne travolto dallo stress post-traumatico, dal senso di colpa. Si rende conto che gli alleati avrebbero potuto fare di più. I tempi morti fra il D-Day e la liberazione dei lager significano migliaia e migliaia di ebrei trucidati dalla furia nazista. “Salinger è romantico nel 1940, spia nel 1943, bipolare nel 1945, poi agorafobico e gerontofobo fino alla morte”, chiosa Beigbeder. Ma il vero choc fu rendersi conto che in quegli anni la vita a New York e a Hollywood, era andata avanti tranquilla. Ma non per Oona e Chaplin che venne tacciato di comunismo. Mentre J.D. si rifugia a Cornish, lontano dalla città e dedica la sua vita alla scrittura, la coppia ripara in Svizzera, ripudia l’America e vive felice. Il resto è storia.

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