Roberto Giachetti, candidato sindaco del Pd a Roma, partecipa al convegno “I beni di Roma. Le energie sociali sul diritto alla città” organizzato dall’Arci alla Città dell’Altra Economia e incontra una platea polemica. Viene accolto dalle precarie dei nidi di Roma che lottano contro il loro licenziamento, previsto a giugno, dopo la privatizzazione delle scuole voluta dal prefetto Tronca. Poi dentro la sala c’è chi vorrebbe risposte sul Teatro Valle occupato, mentre Giachetti vanta il successo dell’ex dogana di San Lorenzo, immobile fatiscente recuperato da un gruppo di ragazzi. “La città che voglio – dice il candidato sindaco del Pd – è una città che recupera spazi e li mette a disposizione del territorio. Oggi è stato sgomberato il Baobab che si occupa di immigrazione, immagini che stridono con quelle che arrivano da Lesbo. Io vorrei dare gli strumenti per fare un servizio nella legalità”. Ma a margine del convegno Giachetti non risponde alle domande. E, neanche quando il Fatto Quotidiano prova a evidenziare le incoerenze del Pd che invita all’astensionismo sul referendum sulle trivelle, disattende il referendum sull’acqua, a Roma invoca la privatizzazione come soluzione a tutti i mali, per esempio come con l’Atac (la società dei trasporti pubblici, ndr). “Vi devo caricare sullo scooter come con Lucci delle Iene? Voi state male, candidatevi, sta facendo un comizio, sareste degli avversari temibili, io sono un extra-radicale e vado a votare”, chiosa fuggendo in moto

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