Solo 700mila famiglie italiane, cioè circa un terzo di quelle che si trovano in condizione di disagio abitativo, ha accesso a una casa popolare. Il dato emerge da un’indagine della società di ricerche Nomisma in collaborazione con Federcasa. “Al di fuori dell’edilizia residenziale pubblica esiste un disagio economico che ha coinvolto nel 2014 1,7 milioni di nuclei familiari in affitto“, spiega il rapporto. “Si tratta di famiglie che, versando oggi in una condizione di disagio abitativo (incidenza del canone sul reddito familiare superiore al 30%), corrono un concreto rischio di scivolamento verso forme di morosità e di possibile marginalizzazione sociale. A fronte della portata del problema le risposte pubbliche, evidenziano gli analisti di Nomisma e Federcasa, “sono state fino qui complessivamente inadeguate“.

“Una risposta seria, convincente e necessariamente pubblica al tema del disagio abitativo dovrebbe rappresentare un obiettivo ineludibile di un’azione di governo effettivamente riformatrice”, sostiene Luca Dondi, direttore generale di Nomisma. “A conti fatti”, osserva Dondi, “le ricadute in termini di attivazione economica di un ipotetico piano casa potrebbero rivelarsi meno deboli e labili di quelle destinate a scaturire dagli sgravi fiscali sull’abitazione principale, di cui beneficeranno i proprietari. Ma se l’eventuale gap in fatto di crescita può essere tema di discussione, la differenza in termini di equità delle due opzioni è di tutta evidenza”.

Le famiglie in condizione di disagio risultano essere soprattutto italiane (circa il 65%), formate da persone sole o da due componenti, e sono distribuite sul territorio nazionale in maniera omogenea. L’età della persona di riferimento è tendenzialmente alta (il 28,3% supera i 75 anni, il 19,6% è compreso tra 65 e 75 anni) e il reddito molto basso (il 44,4% guadagna in un anno meno di 10mila euro). Tuttavia se si confrontano gli utenti dell’edilizia popolare e le domande inevase risulta che queste ultime riguardano per il 37,3% i nuclei stranieri e per il 34,5% famiglie con più di un componente e per il 31,6% nuclei non anziani. I tempi di permanenza nelle case popolari sono abbastanza alti: il 49% vive lì da oltre 20 anni, il 28% da oltre 30 anni.

“Se non vi sono dubbi che il fenomeno risulti più accentuato nei grandi centri, dall’analisi non sembrano emergere zone franche, con una diffusione che interessa anche capoluoghi di medie dimensioni e centri minori”, scrivono gli analisti della società bolognese. In questo quadro, evidenzia l’indagine, la dotazione di edilizia pubblica si conferma del tutto insufficiente perché ne beneficiano solo poco più di 700.000 nuclei familiari. Rispetto al totale degli alloggi gestiti in locazione, circa 758mila, nel 2013 risulta regolarmente assegnato l’86% degli alloggi su tutto il territorio nazionale: circa 652mila alloggi. Il 14% risulta non assegnato perché sfitto o occupato abusivamente.

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