La salma di Ismail Mostefaï, morto a 29 anni lo scorso 13 novembre, uno dei tre terroristi-kamikaze che attaccò il Bataclan, si trova ancora all’Istituto medico-legale di Parigi. Le autorità stanno affrontando il seguente problema: dove seppellirlo? Hanno sondato il terreno preso il comune di Chartres, placida città di 40mila abitanti, a 90 chilometri a sud-ovest della capitale, l’ultima residenza conosciuta di Mostefaï. Ma Jean-Pierre Gorges, sindaco di Chartres, appoggiato dalla maggioranza dei suoi abitanti, rifiuta di accogliere la salma nel suo cimitero, perché proprio lì è stata sepolta una sua concittadina uccisa al Bataclan la notte della strage.

Sta diventando un caso nazionale: episodio marginale, ma che si carica di una simbologia tutta sua, in una fase post attentati ancora difficile da vivere in Francia. Gorges, eletto nella lista dei Repubblicani, il partito di destra, presieduto da Nicolas Sarkozy, giustifica il suo rifiuto sottolineando che “ormai, negli ultimi anni, Mostefaï viveva qui a casa di amici, senza residenza fissa”. Ricorda, invece, un’altra concittadina, Marion Jouanneau, morta a 24 anni quella terribile sera al Bataclan. Fan del rock, era lì con il fidanzato Loïc, che è sopravvissuto. Proprio lui ha raccontato che la giovane donna è stata colpita quasi subito da una raffica di kalashnikov ed è caduta per terra, incosciente. Non si è più svegliata da quel sonno.

Mostefaï era di passaggio in questa città – sottolinea il sindaco –, mentre Marion, la nostra concittadina, chiedeva solo una cosa: vivere”. “A questo punto bisogna pensare a chi è ancora in vita – precisa Frédéric Potier, zio della giovane -. I familiari di Marion pretendono rispetto, e anche il suo fidanzato, che vive ancora qui”. Non vogliono che lo stesso cimitero condivida le inumazioni dei due giovani, l’assassino e la vittima. “Si parla dei diritti che avrebbero i terroristi – aggiunge Potier -, ma loro a mia nipote i suoi diritti non li hanno riconosciuti”. Forte è l’opposizione in loco ad accogliere la salma di Mostefaï, anche per il timore che la tomba diventi meta di pellegrinaggi di fanatici e giovani jihadisti.

Al sindaco non è arrivata ancora una domanda ufficiale di inumazione. Da Parigi hanno solo sondato il terreno: “Ma se me lo chiederanno davvero – ammette Gorges -, mi batterò in ogni modo. Giuridicamente, per imporci la sua salma, devono provare che viveva qui nel 2015. E questo per loro sarà difficile”. Mostefaï era arrivato adolescente a Chartres, con i genitori. Vivevano nel quartiere periferico di La Madeleine. La famiglia, di origini algerine, se ne è andata via nel 2012. Ma lui era rimasto, vivendo di fatto a casa di conoscenti. Nell’agosto 2013 aveva dichiarato la nascita del secondo figlio al comune di Chartres. Sarebbe andato in Siria, a combattere la jihad, fra il 2013 e il 2014. Dopo, non se ne è più saputo nulla, anche se non si esclude assolutamente che sia ritornato in seguito in città. Già dal 2010 i servizi segreti francesi lo tenevano d’occhio, a causa della sua radicalizzazione islamica. Dal 2004 al 2010, molto giovane, era stato condannato otto volte per furti e reati vari.

In realtà anche le salme di altri terroristi, all’azione lo scorso 13 novembre, sono ancora all’Istituto medico-legale parigino in attesa di trovare una collocazione. Solo per Samy Amimour, un altro assalitore del Bataclan, si è svolto un funerale in forma strettamente privata al cimitero di Drancy, la cittadina della periferia della capitale, di cui era originario. Quanto al corpo di Bilal Hadfi, pure lui morto kamikaze, nei pressi dello Stade de France, dovrebbe essere spedito in Marocco e sepolto a Berkane, il villaggio di origine della sua famiglia. Per gli altri, si attende ancora un cimitero che li accolga. Mentre cresce l’imbarazzo delle autorità francesi.

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