“Cacciato con un sms”. E’ l’accusa mossa da Franco La Torre, figlio di Pio, nei confronti di don Luigi Ciotti, il presidente di Libera, l’associazione antimafia. “Nemmeno con una telefonata ma con un sms – dice all’Huffington Post La Torre – Perbacco, ho 60 anni e penso di meritare rispetto e buona educazione”. Il motivo della “espulsione” sta, secondo quanto ricostruisce il giornale, nell’intervento di La Torre all’assemblea di Libera, a inizio novembre, nella quale il figlio del politico del Pci ucciso dalla mafia a Palermo nel 1982 aveva toccato alcune questioni sulle quali, secondo lui, l’associazione era apparsa assente, come Mafia Capitale, ma soprattutto gli arresti a Palermo del presidente di Confindustria regionale e del magistrato che guidava l’organismo per i beni confiscati, Silvana Saguto. “Don Ciotti – dichiara La Torre all’HuffPost – è un personaggio paternalistico, a tratti autoritario, questa cacciata ha il sapore della rabbia di un padre contro il figlio ma io un padre ce l’ho e me lo tengo stretto”.
“Si è rotto il rapporto di fiducia” gli ha scritto don Ciotti. “Poiché non sono ancora riuscito a parlare direttamente con don Luigi – racconta La Torre – posso supporre che la ragione del mio brusco allontanamento sia dovuta proprio alle mie parole all’assemblea di Libera. Ma ho 60 anni e pretendo un minimo di educazione. Se don Luigi non la pensa come me, allora dobbiamo confrontarci, anche litigando se necessario, ma il confronto diretto è fondamentale per la democrazia”. Il figlio di La Torre ammette che forse a don Ciotti non è piaciuto “che lo dicessi così apertamente: gli riconosco grandi capacità e un enorme carisma ma è un personaggio paternalistico con tratti autoritari”. E se da una parte dentro l’associazione “qualcosa non va nella catena di montaggio” e don Ciotti, a suo dire, è costretto a gestire tutto, dall’altro l’antimafia deve “compiere un salto ulteriore per continuare a svolgere il suo compito importante. E’ una grande opportunità, spero che a Libera sappiano coglierla”.