Con una mano il Tar Lazio dà il via libera all’abbattimento di migliaia di ulivi di trentuno proprietari, con l’altra blocca i tagli sulle piante sane di un olivicoltore. È il cortocircuito che arriva da Roma e che arricchisce l’emergenza Xylella in Puglia di un capitolo destinato a far molto discutere, proprio nel momento in cui nuove sperimentazioni condotte sul campo dall’Università di Foggia dimostrano che “Xylella e ulivi e Xylella e territorio possono convivere”.

LE ORDINANZE CONTRARIE DEL TAR
In mattinata, sono state pubblicate le tanto attese ordinanze relative alla richiesta di sospensiva delle misure di eradicazione degli alberi. Sono di tenore uguale e contrario e, nei fatti, la conseguenza è quella di trattare in modo diverso situazioni simili. In giudizio sono stati trascinati il Ministero delle Politiche Agricole, la Presidenza del Consiglio dei ministri e la Regione Puglia. Con due provvedimenti gemelli, il Tar capitolino ha respinto la domanda cautelare avanzata da 31 ricorrenti leccesi e brindisini, difesi dagli avvocati Mariano Alterio e Mario Tagliaferro: giù i loro ulivi, infetti e non, su cui i tagli erano stati finora bloccati. Non sono stati ritenuti “sufficienti i profili di fumus boni iuris, nemmeno con riguardo alle misure di eradicazione disposte nei confronti delle piante ospiti dell’organismo patogeno della Xylella fastidiosa, per le quali il danno lamentato è più rilevante, trattandosi di piante non malate”. È stato ritenuto, in sostanza, che il diritto vantato a conservare gli alberi possa non esistere in concreto.

Con una terza ordinanza, invece, lo stesso Tar ha accolto in parte la richiesta di sospensiva avanzata da un altro proprietario di Torchiarolo, per il tramite dell’avvocato Francesca Conte, risparmiando per il momento gli ulivi sani ricadenti nel raggio di cento metri da quelli malati, ma non questi ultimi. E questo perché è stato ritenuto “prevalente e irreversibile il pregiudizio dedotto dal ricorrente, in ordine alla disposta immediata eradicazione di tutte le piante ospiti e che presentano sintomi indicativi della possibile infezione o sospettate di essere infette comprese nel raggio di 100 metri intorno alla pianta infetta”. Eppure, i due orientamenti diversi sono frutto di decisioni adottate dalla stessa I sezione del Tar Lazio, sempre nella riunione della Camera di consiglio del 4 novembre presieduta dallo stesso magistrato, Giulia Ferrari. Differenti sono solo i giudici estensori, Rosa Perna nel primo caso e Ivo Correale nel secondo. La discussione nel merito è fissata per il 16 dicembre. Ma per fermare le ruspe, ora, si valuterà la possibilità di impugnare le ordinanze di fronte al Consiglio di Stato o di presentare questione pregiudiziale alla Corte di Giustizia Europea.

LE SPERIMENTAZIONI “RESUSCITANO” GLI ULIVI
Mentre continuano a cadere i freni all’abbattimento degli ulivi nel nord Salento, sul territorio si tenta di tutto per salvare gli alberi. Risultati insperati, presentati questa mattina, hanno dato le sperimentazioni portate avanti dall’Università di Foggia su 120 piante date per morte, nella zona culla della malattia, quella intorno a Gallipoli. Su richiesta di Copagri Lecce, due ricercatori, Antonia Carlucci e Francesco Lops, hanno provato a dimostrare che il batterio Xylella può diminuire la sua aggressività negli ulivi, quando questi sono aiutati a reagire. Dopo otto mesi, cos’è successo? Piante completamente secche, su cui l’Istituto agronomico mediterraneo di Bari ha rilevato la presenza del patogeno, hanno ripreso a vegetare. Di più, hanno prodotto frutti. Si va con i piedi di piombo. Si attenderà aprile per validare scientificamente i dati, perché sintomi di disseccamento potrebbero comunque comparire. “Ma il fatto che sia stata possibile quest’anno addirittura la raccolta delle olive ci fa essere ottimisti”, dice Carlucci. Oggetto di sperimentazione sono state cultivar di Ogliarola salentina, in dodici aziende diverse, piante per la gran parte trascurate da tempo e non irrigate. Dopo una prima aratura e una drastica potatura, per via radicale o fogliare sono stati somministrati prodotti a basso impatto ambientale, dodici diversi, forniti gratuitamente dalle aziende produttrici. Si tratta di concimi, fertilizzanti o biostimolanti. “In ogni caso, possiamo affermare che tutti i trattamenti hanno dato alla pianta la giusta spinta per rivegetare”, rimarcano i ricercatori. La conclusione a cui si è giunti è chiara e la sottolineano Carlucci e Lops: “Gli ulivi sono riusciti a superare la presenza del batterio Xylella fastidiosa, ritornando ad essere quelli che erano”.

Articolo Precedente

Rifiuti: produrre meno imballaggi si può. Il ‘Negozio Leggero’

next
Articolo Successivo

Bergamo, i rifiuti tossici interrati sotto il centro di recupero per ragazzi

next