Non solo gli “accordi occulti”, ma anche una dirigente comunale trasferita in un ufficio periferico perché aveva sollevato dubbi sul progetto del People mover. La vicenda giudiziaria della monorotaia che dovrebbe unire stazione e aeroporto a Bologna, rivela un episodio finora mai raccontato. Mentre il processo va avanti e vede tra gli imputati anche l’ex sindaco Pd Flavio Delbono, il giudice per le indagini preliminari di Bologna Rita Zaccariello, su richiesta della Procura, ha scagionato dall’accusa di abuso d’ufficio gli ex vertici della Provincia: Beatrice Draghetti, Maria Bernardetta Chiusoli, Giacomo Venturi (morto lo scorso anno) e il funzionario Moreno Tommasini. Proprio nel decreto di archiviazione, in un breve passaggio, si riporta la storia di Sonia Bellini: la dirigente comunale, al momento delle trattative per la creazione della società Marconi Express che dovrebbe costruire e gestire l’opera in project financing, aveva sollevato le sue perplessità sulla partecipazione nell’affare di Atc, l’azienda pubblica dei trasporti in mano al 60% al Comune di Bologna. Il project financing è il sistema di appalto che, per evitare di usare soldi pubblici, prevede la concessione di un’opera pubblica per un certo numero di anni al privato. Quest’ultimo la costruisce e la gestisce per il tempo previsto, in modo da ripagarsi le spese coi biglietti. Ma nel caso People mover l’ingresso di Atc faceva rientrare i soldi pubblici dalla finestra. “In estrema sintesi – scrive il gip Zaccariello – le osservazioni critiche della dottoressa Bellini (…) vengono completamente ignorate e anzi questo funzionario, dopo l’invio di varie missive in cui esponeva le proprie motivate riserve sulla operazione in corso, viene trasferita ad altro incarico e completamente esautorata. In seguito al trasferimento come dirigente di quartiere non avrà ovviamente più titolo alcuno per occuparsi della vicenda”.
Ad aprile 2009 il Ccc, Consorzio cooperative costruzioni, colosso bolognese della cooperazione ‘rossa’, si è aggiudicato l’appalto in project financing indetto dal Comune di Bologna, allora guidato dal sindaco Pd Sergio Cofferati. Secondo quanto ricostruito dai pm Antonella Scandellari e Giuseppe Di Giorgio, l’allora numero uno di Ccc Piero Collina aveva già stipulato nell’ottobre 2008 degli “accordi occulti” con Francesco Sutti, allora a capo di Atc. L’accordo occulto – scrivono i pm – sarebbe stato fatto per “partecipare con un progetto comune e in maniera congiunta al bando, facendo figurare solo il primo (Ccc, ndr) e mantenendo Atc nell’ombra”.
Non solo: secondo gli stessi patti parasociali a cui si opponeva proprio Sonia Bellini, Atc dopo essere entrata nella società si sarebbe dovuta accollare tutto l’azionariato di Marconi Express: in pratica, una volta costruita l’opera, Ccc sarebbe uscita dall’affare lasciando ad Atc tutti i rischi della gestione. Proprio con in tasca quegli “accordi occulti” Ccc partecipa e vince la gara. Dopo sei mesi, nel gennaio 2010, con l’ok della giunta comunale Pd di Flavio Delbono, Atc entra effettivamente in Marconi Express. L’assenso della giunta della Provincia di Bologna, socio di minoranza di Atc, sarà invece molto critico. Secondo i pm, al contrario di quanto avrebbe fatto il Comune che aveva “esautorato” Sonia Bellini, i dirigenti della Provincia (oggi scagionati) ascoltarono le critiche e ottennero, per quanto loro possibile, delle parziali modifiche ai patti con il Ccc.
Oggi, dopo sei anni e molte proteste, la clausola che prevedeva l’uscita totale del Ccc dall’azionariato è stata abolita. Tper (questo il nuovo nome di Atc, oggi in maggioranza in mano alla Regione) è comunque dentro l’affare. I cantieri dell’opera tuttavia non sono ancora partiti. Il processo al tribunale di Bologna invece sì: alla sbarra, con l’accusa di abuso d’ufficio ci sono anche l’ex sindaco Pd Flavio Delbono e il suo assessore Villiam Rossi. Francesco Sutti di Atc e Piero Collina di Ccc rispondono invece delle accuse di turbativa d’asta e abuso d’ufficio.