Il 32esimo Festival Internazional du Film d’Environnement (Fife) si è chiuso il 10 febbraio e ha visto primeggiare il documentario Good Thing Await di Phie Am con un meritato Gran Prix della Giuria presieduta da Martin Provost (regista del pluripremiato Séraphine).

Epico-filosofico ritratto di 95minuti di uno dei migliori allevamenti europei che rispettano rigorosamente i dettami dell’agricoltura bio-dinamica con immagini e colonna sonora da sogno: mette in risalto l’assoluta inadeguatezza della legislazione attuale (persino quella danese) capace di imporre assurde multe per violazione del «animal welfare act» che paradossalmente hanno il merito di sottolineare l’aspetto estremamente redditizio del mercato bio-dinamico che in questo caso riesce a sopravvivere nonostante le sanzioni economiche.

Un altro importantissimo medio-metraggio ci racconta invece l’altra faccia della medaglia in campo alimentare, ovvero la spregiudicata attività lobbistica dell’industria della chimica all’interno del Parlamento Europeo. Dal 2012, ricercatori e Ong attendono una normativa che regolamenti l’utilizzo dei perturbatori endocrini: quelle sostanze chimiche onnipresenti (cibo, vestiti, cosmetici, farmaceutica, prodotti per la pulizia della casa) che compromettono indelebilmente il sistema ormonale di bambini e adulti, causando secondo diversi studi autismo, allergie, sterilità giovanile. L’intelligente titolo «Endoc(t)rinement» è un gioco di parole tra «indottrinamento» e «endocrino» e svela nei dettagli proprio le strategie dell’industria della Chimica per mandare in corto-circuito il regolamento che dovrebbe portare all’approvazione della legge tramite falsi dossier e studi poi sconfessati dagli stessi firmatari. Il regista Stéphane Horel dopo 18 mesi di inchiesta nei corridoi della democrazia di Bruxelles confeziona un capolavoro pungente (52’) che smaschera gli interessi colossali di Bayer e compagnia e la loro battaglia di influenza senza scrupoli, riuscendo a intervistare (quasi) tutti gli attori della battaglia. Cosa tutt’altro che scontata visto i precedenti.

Da una parte della barricata troviamo la grande industria, associazioni di categoria come Ceic e Ecpa e la compiacenza di istituzioni europee permeabili: in primis Madame Anne Glover (consigliere scientifico del Presidente della Commissione) e la Dg industria. La strategia pro-industria orchestrata passa per tre fasi:

1- discredito di ricercatori indipendenti,

2- strumentalizzazione della scienza tramite il concetto «Sound science» (in francese «Science sensée») contrapposto a quello della «Junk science» («Science pourri»),

3- spudorato conflitto di interesse con identiche strategie già utilizzate dalle lobby del tabacco.

Dall’altra parte della barricata, troviamo invece ricercatori indipendenti, Ong (tra cui HealL, Alliance Libre Européenne e Ceo) e le due bistrattate commissioni del Parlamento europeo: Dg SanCo (Santé Consommateur) e Dg Ambiente, quest’ultima presieduta dall’eroico e zen Bjorn Hansen, il quale potrebbe essere considerato il protagonista.

In ballo c’è la madre di tutte le battaglie, ovvero tutte le normative a tutela della salute dei consumatori europei ottenute negli ultimi 40 anni. E ovviamente il Ttip (su cui il Parlamento europeo pare non sarà nemmeno consultato secondo Horel), ovvero il trattato che mira ad abbassare gli standard normativi europei a quelli statunitensi, con grande gioia e profitto dei soliti noti.

Già si parla di azioni giudiziarie e cause miliardarie che le industrie della chimica potrebbero intentare contro la Commissione Europea in caso la normativa che vedrà la luce sia troppo restrittiva, per i loro ricavi. Il film di Stéphane Horel è sicuramente uno dei tanti documentari del Fife 2015 che dovrebbero essere mandati in prima serata da un servizio pubblico come la Rai.

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