Forse duemila morti in Nigeria, ma nessuna manifestazione, semmai molto lavoro per le tante multinazionali che lì hanno paura di perdere materie prime, preziosi, denaro. Nessuna matita alzata ad Abuja, che nessuno sa neanche che è la capitale di un grande Paese africano minacciato da ben altro che due terroristi mitomani e dei loro padri ideologhi fondamentalisti, feccia del mondo, anche perché i responsabili del caos, i governanti occidentali e qualche altro accolito poveraccio per fare numero, erano tutti a catena umana a fare il corteo a Parigi, specie di sindacalisti dell’ordine mondiale col cappotto da quattromila euro.

La gente che manifesta per la pace è sempre bella, soprattutto nella patria rivoluzionaria della libertà e dell’uguaglianza, che oggi però è piena di sobborghi-ghetto per magrebini e varia umanità, che tanto uguale non è mai stata. Bella la levata popolare, belle le coreografie, bello il segnale di un’Europa che sa trovarsi qualche istante vicina. Brutta, brutta, brutta, invece, l’ipocrisia del manifestare in sé, catarsi dei morenti che a sera tornano a casa a fare la stessa vita di sempre, a consumare come ossessi senza tentare un’altra vita, creando la domanda, in quel modo, quella a cui politici spregiudicati, governanti a caccia di benessere da contrabbandare con voti, e dunque potere, cercheranno di far coincidere un’offerta “a qualunque costo”, in nome della realpolitik che da sempre fa da paravento alle peggiori nefandezze. Quei politici in testa al corteo, che nessuno ha fischiato, sono Charlie, ed ecco perché io non sono così sicuro di esserlo a mia volta.

Nessuno che il giorno dopo abbia voluto ricordare lo sfruttamento coloniale che per centinaia d’anni ha soggiogato e impoverito le patrie del moderno fondamentalismo, figlio solo della povertà e dell’ignoranza; nessuno che abbia fatto un passo per affrontare, almeno capire, le reali ragioni dell’odierno squilibrio politico, sociale, vestito poi da religione tanto per fare colore; nessuno che abbia programmato una Camp David per risolvere definitivamente la questione israelo-palestinese, per rivedere le regole dello sfruttamento del petrolio e delle risorse minerarie dei paesi sottosviluppati, per riprogettare la collaborazione internazionale che potrebbe davvero affrontare il problema dell’immigrazione.

Chiedono una condanna senza ambiguità del fondamentalismo ai leader religiosi islamici, giusto. Ma le ambiguità del traffico delle armi, del traffico dei rifiuti, del traffico di migranti, delle ingerenze politiche nei momenti chiave dello sviluppo dei popoli, del trattamento schiavizzante dei migranti fastidio-risorsa, di queste e di infinite altre zone d’ombra di cui governi ed elettori sono al corrente e su cui agiscono spregiudicatamente, nessuno si è candidato a occuparsi.

Ecco perché queste messinscena non mi convinceranno mai. Ecco perché all’ipocrisia politica e a chi ci crede prestando le sue mani plaudenti col figlio sulle spalle e la moglie per mano (che graziosi…) io preferisco provare a opporre scelte di vita concrete per quello che posso, una testa che ragiona da sola, e nessun cartello, nessuna matita. Piacerebbe molto anche a me alzare una matita e un cartello per difendere la libertà dellopinione e per onorare morti innocenti, ma non così. Non dentro a queste false manifestazioni da farisei. Un domani, non vorrei che qualcuno mi dicesse “c’eri anche tu. Anche tu eri Charlie”.

Articolo Precedente

Charlie Hebdo, il nuovo numero: “Il nostro Maometto ora è più simpatico”

next
Articolo Successivo

Charlie Hebdo, minacce al settimanale Le Canard Enchainé: “Adesso tocca a voi”

next